L’egoismo al tempo del Coronavirus

Articolo di Merelinda Staita

La società del consumismo ci ha resi ancora più aridi e vuoti: questo è lo scenario che stiamo osservando e i mezzi di comunicazione ci dimostrano, ogni giorno, che non esiste nessun senso morale, civico ed etico. Gli italiani al tempo del Covid – 19 non sono, certamente, gli italiani che hanno vissuto sulla loro pelle una epidemia come la spagnola o un eventi di ampia portata come le guerre mondiali.

Per anni ci siamo raccontati, con retorica, di essere un popolo unito e forte. La retorica non serve a nessuno ma serve un popolo che rispetta le regole, pensando al bene di tutti. La nostra Nazione ha bisogno di uomini e donne che rispettino le normative, imposte dal Governo, evitando di agire con incoscienza, abbandonando il terrore e l’impulsività del momento.

Una guerra si vince avendo un esercito di persone decise a combattere il nemico senza alcuna paura. Non ci può salvare la legge del più forte che vince sul più debole, di darwiniana memoria, non esistono “escamotage” e non esistono altre soluzioni. Ecco, il vero dramma del Covid – 19 un popolo che si crede furbo e astuto e che, in realtà, non conosce alcun senso di appartenenza e nessun senso del rispetto per il prossimo.

Abbiamo assistito ad un vero e proprio esodo di persone che si è riversato nelle stazioni, partendo dal Nord per raggiungere il Sud, eludendo ogni tipo raccomandazione, di controllo e ogni regola. Un Sud Italia che, a causa dei tagli fatti alla sanità, non dispone di necessari posti in terapia intensiva e che ha rischiato, e rischia tutt’oggi, il collasso totale per l’irresponsabilità di molti. Abbiamo assistito, ed assistiamo, ad un continuo bypassare delle autocertificazioni e i numeri dei multati sono, ormai, incalcolabili. Abbiamo dimostrato di non riuscire a comportarci correttamente per il bene di chi ci circonda.

Una pandemia non può essere sconfitta senza la collaborazione di tutti. Serve calma, sensibilità e la disponibilità di ognuno a sacrificare le proprie personali esigenze, in nome della collettività. Serve porre fine al singolo interesse in nome di qualcosa di più prezioso: la vita degli altri e il bene degli altri. Non stiamo combattendo una guerra intesa come un conflitto armato, ma stiamo combattendo un nemico invisibile, subdolo e silenzioso, il quale può essere sconfitto solamente con razionalità, equilibrio e pieno impegno. Non ci stanno chiedendo di arruolarci e di partire per il fronte come fecero i nostri amati nonni, ma di restare a casa.

Possibile che buona parte degli italiani non riesca a restare a casa? Possibile che non si riesca a rinunciare a qualcosa? Davvero disarmante! Non riesco a non pensare alla locuzione latina di origine medievale: “Mors tua e vita mea”! Ebbene, il tono drammatico dell’espressione, in senso letterale, ha raggiunto il suo culmine, durante questi ultimi mesi. Purtroppo il benessere, e una vita fatta di agi e comfort di ogni sorta, ci ha fatti scoprire deboli, fragili, impotenti, indifesi e soprattutto egoisti.

Anche la politica, che si è preoccupata di ottenere consensi, ha peccato di irresponsabilità non è riuscita a trasmettere quella linea dura che un cittadino comune si aspetterebbe da chi lo governa. Per non parlare poi dell’Europa? Ma dov’è finita l’Europa? L’Italia non fa parte dell’Europa? Tutti ci siamo chiesti, almeno una volta, se per caso fossimo usciti dall’Europa senza saperlo.

Un senso di abbandono assoluto! Una lotta continua per accaparrarsi il materiale sanitario, una lotta infida e una speculazione mai vista prima. Infatti. se pensiamo che tutto questo è stato fatto sulla vita, e sulla pelle, delle persone direi che di umano è rimasto ben poco in questa storia.

Tutto è frutto dell’egoismo, perché pur di stare bene noi stessi saremo disposti a passare su qualunque cadavere. In fondo fino a quando non veniamo toccati, nulla ci appartiene. Tutto molto triste, amaro, direi vergognoso. Possiamo dirci felici della società del Nuovo Millennio dove ognuno sa essere solo isola e mai arcipelago? Serve cambiare direzione, ma serve farlo subito!

Mi piace ricordare G. Leopardi che nello Zibaldone, una sorta di diario personale che raccoglie una grande quantità di appunti, riflessioni e aforismi, esprime il suo pensiero sull’egoismo dell’uomo – “L’egoismo è la peste della Società (…) L’egoismo è inseparabile dall’uomo, cioè l’amor proprio, ma per egoismo, s’intende più propriamente un amor proprio mal diretto, male impiegato, rivolto ai propri vantaggi reali, e non a quelli che derivano dall’eroismo, dai sacrifizi, dalle virtù, dall’onore, dall’amicizia ec. (…)” Mai parole furono più vere.

Adesso, però, è arrivato il momento di cambiare rotta. Questa società deve trasformarsi e l’egoismo deve essere sconfitto al più presto o rischieremo di essere travolti, e distrutti, da un virus peggiore del Covid -19. Il Governo prepara la cosiddetta “seconda fase” che servirà all’Italia per ripartire, ma si corre il rischio di dimenticare i più poveri e i più bisognosi.

Papa Francesco, durante la seconda domenica di Pasqua o della Divina Misericordia, ha parlato di “egoismo indifferente” – “Quel che sta accadendo ci scuota dentro: è tempo di rimuovere le disuguaglianze, di risanare l’ingiustizia che mina alla radice la salute dell’intera umanità. Dio con la sua misericordia non abbandona chi rimane indietro.

Invece mentre pensiamo a una lenta e faticosa ripresa dalla pandemia, si insinua fra noi proprio questo pericolo, questo nuovo virus: dimenticare chi è rimasto indietro, con l’idea che la vita migliora se va meglio a me, che tutto andrà bene se andrà bene per me.” “Non si può continuare a seguire la strada dell’egoismo,” ci dice Papa Francesco, “ma questa prova va interpretata come un’opportunità per preparare il domani di tutti.”

La nostra Nazione deve trovare una nuova dimensione civica che sia ricca di umanità. La nostra Nazione deve ricucire le sue ferite, mettendo in campo quei valori che sono andati perduti come: l’altruismo, la solidarietà e l’amore verso gli altri. Lev Tolstoj scriveva che: “per essere felice, occorre una cosa sola: amare, e amare con sacrificio di sé, amare tutti e tutto, stendere in tutte le direzioni la tela di ragno dell’amore: chi ci capita dentro, quello va preso.” L’amore muove tutto ed è l’unica direzione che dobbiamo seguire.

Gli Italiani devono uscire da questo terribile momento della storia meno opportunisti, meno egoisti e meno individualisti e per farlo questi giorni non vanno dimenticati, ma vanno custoditi come un insegnamento che duri per tutta la vita. Abbiamo bisogno di riscattarci per dimostrare a noi stessi, e al mondo intero, che sappiamo rialzarci così come abbiamo fatto dopo la fine del secondo conflitto mondiale. Basterebbe riappropriarsi di quella resilienza che, forse, abbiamo perduto.

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