E’ uscito “Gigaton” dei Pearl Jam, un album dalla forte critica sociale

Articolo di Alberto Maccagno

Il 27 marzo 2020, per Monkeywrench e Republic Records, è uscito l’undicesimo album in studio dei Pearl Jam, intitolato Gigaton.

Ci troviamo di fronte a un album molto ricco, pieno di sfaccettature e sperimentazioni che riescono a far crescere l’opera, dalla prima alla dodicesima traccia, in modo esponenziale.

I due elementi principali della ricetta dei Pearl Jam sono, sicuramente, il rock and roll e il blues, ma i ragazzi di Seattle non hanno certo paura di arricchire il tutto con elementi folk, psichedelic, funk e hard rock.

L’album si apre con il rock and roll puro, con i brani Who Ever Said? e Superblood Wolfmoon, che cominciano a dettare la “retta via” per un album estremamente live-friendly, se così si può dire.

A questi, vengono spesso aggiunti assoli di chitarra di stile hard rock, andando così a rendere più “martellante” il suono di un rock piuttosto classico.

La vena blues del disco è particolarmente apprezzabile in brani come Retrograde e River Cross, tracce conclusive del disco, oltre che in Comes Then Goes, uno dei brani migliori del progetto che mostra anche venature country, ricordando un po’ lo stile di Johnny Cash.

Sono molto interessanti anche le scelte musicali effettuate in pezzi come Take That Long Way, il quale presenta una ritmica irregolare e terzinata che smuove l’andamento generale di Gigaton, in Buckle Up, brano con sfumature folk e con un’intro che riporta alla mente le sonorità dei Jethro Tull, e in Seven O’Clock, altra canzone fortemente emotional e blues che offre, inoltre, la piacevole aggiunta di suoni psichedelici ad accompagnare, soprattutto nell’introduzione.

Dal punto di vista vocale, Eddie Vedder dà il meglio di sé, sia nelle interpretazioni più corpose e trascinanti, sia in quelle più delicate e commoventi.

L’approccio vocale ai brani blues ricorda un po’ quello di Bruce Springsteen, con melodie profonde e “interiori”, che danno l’idea di uscire “così come sono” dal cuore del cantante, che inoltre è autore della maggior parte dei brani.

Le parti vocali vengono arricchite spesso da cori e abbellimenti estetici che rendono ancora più coinvolgente l’ascolto del progetto, essendo questi dosati alla perfezione.

Uno dei punti più alti ed esplicativi di quanto detto, si riscontra nel finale di Retrograde, dove la voce soffusa di Vedder avvolge la canzone in un’atmosfera estremamente cinematografica.

Per coronare definitivamente il lavoro della band a questo capitolo della propria fortunata carriera, non si può non parlare dei testi.

Anche questi sono molto curati e non lasciano nulla al caso: trattano, infatti, una serie di tematiche, a volte distanti tra loro, di grande impegno.

Si passa da parole e versi più introspettivi, dove l’autore sembra confrontarsi “faccia a faccia” con (e anche contro) sé stesso, tra bisogni, colpe, paure e speranze, ad altri dove, a farla da padrone, è la società, tra contatti e controversie.

La speranza è il sentimento che lega tra loro le canzoni di Gigaton, con veri e propri inviti della band a non cedere, a non lasciarsi andare e, soprattutto, a non accontentarsi di fronte alle intemperie o ai dubbi della vita.

E’ presente in queste liriche anche una forte critica sociale e, a tratti, politica a tutto il sistema americano e non solo, con tanto di affronto diretto a Donald Trump, presidente degli U.S.A. che di certo non è mai entrato nelle grazie di Vedder e soci, nel brano Quick Escape, dove vengono anche tributati Freddie Mercury e i Queen.

Se dovessi scegliere il miglior testo di Gigaton, sceglierei quello di Never Destination, un brano che racconta in modo eccelso il senso di prigionia e di frustrazione in una corsa senza destinazione, priva di una meta e di una fuga.

Altro ottimo lavoro, quindi, per i Pearl Jam, con un album che si fa piacevolmente ascoltare più e più volte e che saremo curiosi di vedere come (e soprattutto tra quanto) verrà trasposto live.

TRACKLIST:

01. Who Ever Said

02. Superblood Wolfmoon

03. Dance Of The Clairvoyants

04. Quick Escape

05. Alright

06. Seven O’Clock

07. Never Destination

08. Take That Long Way

09. Buckle Up

10. Comes Then Goes

11. Retrograde

12. River Cross

FORMAZIONE:

Jeff Ament – basso, tastiere e chitarra in Dance of the Clairvoyants e Quick Escape, batteria elettronica in Quick Escape, tastiere in Alright e Seven O’Clock, mbira in Alright e River Cross, produzione musicale in Seven O’Clock, pianoforte in Buckle Up.

Matt Cameron – batteria, batteria elettronica in Dance of the Clairvoyants, chitarra in Alright e Take the Long Way, voce e produzione in Take the Long Way.

Stone Gossard – chitarra, basso in Dance of the Clairvoyants, percussioni e voce in Buckle Up, tastiere in Retrograde.

Mike McCready – chitarra, percussioni in Dance of the Clairvoyants, tastiere in Retrograde.

Eddie Vedder – voce principale, tastiere in Seven O’Clock, organo a pompa in River Cross.

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