“Marquee Moon”, la svolta culturale dei Television

Articolo di Andrea Musumeci

Il “simbolismo” è un movimento culturale sviluppatosi in Francia nel XIX secolo che si manifestò nel mondo dell’arte in ogni sua espressione attraverso le forme di linguaggio semantiche, l’essenza dei simboli, la soggettiva percezione della realtà per mezzo dell’intuizione poetica (profonda e misteriosa), una timida sensualità ed una intensa emotività.
Dopo la prima metà degli anni Settanta, l’arte simbolica francese trovò terreno fertile in campo musicale, andando ad affascinare ed influenzare una determinata schiera di musicisti ed un pubblico, colto, sensibile ed amante delle biblioteche, probabilmente per via dei suoi contenuti molto complessi da decifrare.

Era il 1977: eravamo in pieno clima punk: l’anno di Never Mind The Bollocks, per capirci, e nel bel mezzo dell’ideologia “No Future”. Le radio libere erano state legalizzate un anno prima, l’aria notturna di Berlino stava catalizzando le intuizioni sperimentali a avanguardiste di artisti famosi, moriva la leggenda del rock & roll Elvis Presley, l’inflazione raggiungeva uno dei suoi massimi storici ed il proletariato aveva perso definitivamente la sua centralità.

In questo scenario “work in progress” uscì, per Elektra Records, Marquee Moon, il debut album dei newyorkesi Television. Facendo da spalla a Patti Smith, i Television sono cresciuti in locali come il Max e il CBGB’s a New York, dove hanno accolto le prime recensioni.

I tempi del cambiamento erano ormai fecondi, come i fianchi della Venere di Milo, nei quali affondava le sue mani il rock stralunato dei Television, tra le smagliature acid rock dei Byrds (ma nella sua versione imbastardita), la nobile decadenza dei Velvet Underground e la psichedelia tribale dei Morgen, con linee e colori in chiaroscuro jazz e la freschezza inquietante delle visionarie Telecaster di Tom Verlaine (all’anagrafe Tom Miller) e Richard Lloyd, dalle quali emergeva un sound scarno, aspro ed essenziale.
La poetica maledetta dei Television si era “elevata” a rappresentazione musicale spirituale (da non confondere con la musica soul), votata ad una condotta disordinata e romanticamente fuori dagli schemi del conformismo. Le otto tracce di Marquee Moon trasmettevano un messaggio intriso di vari significati, combinando tra loro emozioni quali depressione, malinconia e flussi di coscienza, attraverso l’impassibilità apatica di quegli sguardi allucinati (come mostra l’artwork dell’album realizzato dal famoso fotografo Robert Mapplethorpe) e quei quattro volti scavati, pallidi e dagli zigomi pronunciati.

Marquee Moon si apriva ad una svolta culturale, per comprendere contemporaneità e futuro, in uno stato di frizione derivante da riff e suoni epidermici, spigolosi, taglienti, sofferti e sferraglianti, atmosfere cupe, notturne, elettriche e surreali, ed immagini distorte e fortemente evocative della bellezza soggettiva senza tempo. E poco importava se quella bellezza si fosse mostrata in tutte le sue curve imperfette e marmoree.
Nel 1977 eravamo finiti sotto il magico tendone art rock della Luna, nella scena proto punk di New York, quella dei Television, dei Ramones, dei Talking Heads, dei Blondie e di Patti Smith, che fu presto offuscata dall’oltraggiosa ondata di punk britannico.

Eppure i Television avevano strappato quel vecchio sipario ed erano già proiettati nel periodo post punk ma per nulla omologati a quella mescolanza di stili. La band newyorkese era ancora troppo legata ad una concezione di rock retrò, con i piedi incollati al grigio asfalto di quei marciapiedi fatiscenti.

Marquee Moon è considerato, ancora oggi, un album fondamentale per l’evoluzione del genere rock: pur acclamato dalla critica, e nonostante fosse stato un punto di riferimento per la genesi della scena “No Wave” newyorkese, non vendette molto in patria, mentre trovò un riscontro positivo oltreoceano, ponendosi come luce guida nel cammino dei gruppi post punk albionici e per la scena new wave italiana di inizio anni Ottanta.
I Television sono stati il dispositivo in grado di ricevere impulsi elettrici e modificarli in un caleidoscopio ipnotico di immagini e suoni anticonformisti in movimento. Marquee Moon ci ha trasportato nell’alienante desolazione metropolitana, ripercorrendo visceralmente la sensibilità e l’estetica noir dei poeti maledetti e trasversalmente l’esistenzialismo Camusiano.
https://youtu.be/7KvgP8MlEEE

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