Le challenge sui social come rischiare la vita e non rendersene conto

Articolo di Francesco Pira

“Ama la vita più della sua logica, solo allora ne capirai il senso”. Questa una condivisibile annotazione sulla nostra esistenza dello scrittore russo Fëdor Dostoevskij. E’ illogico soprattutto come la voglia di vincere una sfida, oggi, possa diventare fatale per la nostra sopravvivenza.

Durante il periodo del lockdown, dovuto all’emergenza Covid 19, per fronteggiare tutti insieme il terribile momento, i social network hanno dimostrato la loro vera identità: hanno messo in connessione tantissime persone, anche le più diverse: hanno azzerato le distanze; sono diventati fogli bianchi su cui scrivere pensieri e parole; e, infine, hanno dispensato energia positiva nelle vite delle persone.

Grazie a videochiamate, aperitivi virtuali, challenge su Instagram, Snapchat e Tik Tok, la socialità, a distanza, è stata più viva che mai. L’emergenza ha risvegliato gli animi, ha fatto scoprire il piacere dello stare nella propria “comfort zone” tra le mura domestiche, di provare ritmi più lenti. Ha dato un nuovo senso al tempo e ha reso meno banali gli automatismi della vita quotidiana.

Abbiamo riscoperto valori che avevamo dimenticato e questa percezione è arrivata attraverso i tanti post degli utenti. Sui social si è sviluppata anche molta creatività. Da quella più ironica con i meme per raccontare i disagi e la routine strappando un po’ di risate, alle challenge per tenersi compagnia. Purtroppo, però, non tutte le challenge si sono dimostrate sensate e intelligenti.

Già da circa due anni circolano in rete challenge davvero pericolose per la salute dei giovani, purtroppo riproposte all’inizio della crisi pandemica. La prima si chiama “Tide Pods Challenge”: consiste nel masticare una capsula di detersivo per lavatrice fino alla fuoriuscita del sapone. La sfida, inoltre, viene ripresa e successivamente condivisa sui social, spingendo altri giovani all’emulazione. La Consumer Product Safety Commission, come ha affermato la Cbs, ha lanciato un appello ricordando che l’ingestione del detersivo contenuto nelle capsule per lavatrice può essere fatale, soprattutto per i giovanissimi.

Bisogna ribadire che l’ingerire detersivo può essere non solo pericoloso, ma addirittura fatale. Gli effetti provocati dalla masticazione delle capsule vanno dal vomito, alle difficoltà respiratorie, alla perdita di coscienza fino anche alla morte. Per questo motivo e per rendere le capsule meno attrattive ai bambini, alcune associazioni di consumatori hanno richiesto alle aziende produttrici di cambiare l’aspetto delle loro capsule.

Come se non bastasse si è diffusa la “Shell on challenge” che consiste nel mangiare gli alimenti con gli involucri di plastica, rilanciata da Snapchat. «Mangiare plastica può essere pericoloso. Il Bisfenolo A è stato indicato come capace di influenzare gli ormoni. I prodotti chimici in Pvc come il cloruro di vinile sono stati collegati ai tumori», ha spiegato al New York Post il medico Max Plitt.

Lo scorso 21 agosto scorso Chloe Phillips, 15 anni, è morta perché avrebbe partecipato alla Benadryl Challenge, una delle tante e pericolosissime sfide che girano su TikTok. Consiste nell’imobottirsi di Benadryl che è un farmaco antistaminico. Ci si filma dopo aver preso il farmaco che provoca allucinazioni ma non solo, se preso ad alto dosaggio altera e danneggia anche il sistema cardiocircolatorio.

Da numerose ricerche, che ho condotto in questi anni, mi sono reso conto di come queste sfide assurde siano nate negli Stati Uniti per poi diffondersi a macchia d’olio.

Mi sono domandato cosa spinga i giovani a provare queste insensate challenge. Forse la voglia di dimostrare il loro enorme coraggio o ancor peggio avere qualche minuto di visibilità, attraverso numerosi like e tante condivisioni.

Un processo che spinge a riflettere ancora una volta sui rischi dell’apparire di cui ha sempre scritto e parlato il sociologo Zygmunt Bauman “oggi non siamo felici ma siamo più alienati, isolati, spesso vessati, prosciugati da vite frenetiche e vuote, costretti a prendere parte a una competizione grottesca per la visibilità e lo status”.

Comprendere il disagio delle nuove generazioni è fondamentale per evitare che i nostri figli, i nostri giovani, rovinino la loro vita o addirittura la perdano per una stupida sfida frutto della fragilità del nostro tempo.

Come ci ha insegnato Carl Gustav Jung, psichiatra e padre della psicologia analitica: “la vita siete voi stessi, e se la vita è difficile da sopportare è perchè è molto difficile sopportare se stessi”.

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