Referendum consultivo e analfabetismo funzionale: due facce della stessa medaglia

Articolo di C. Alessandro Mauceri

A poche ore dal referendum consultivo che chiederà agli italiani di esprimere il proprio parere sulla modifica della Costituzione Italiana, è stato presentato un rapporto che contiene dati che pochi hanno letto. E di cui quasi nessuno ha parlato.

Prendendo spunto dai dati contenuti nell’indagine Ocse-Piaac, The European House – Ambrosetti ha presentato un rapporto dal quale emergono dati preoccupanti: “l’Italia è quarta tra i Paesi Ocse per la maggiore incidenza di adulti con problemi di corretta comprensione delle informazioni”. Solo Indonesia, Turchia e Cile fanno peggio.

Cosa vuol dire “comprendere le informazioni”?  Significa non essere capaci di usare in modo efficace le abilità di lettura, scrittura e calcolo nella vita quotidiana. Un’incapacità che viene solitamente definita “analfabetismo funzionale”.

“Analfabeta” è colui il quale non dispone di abilità cognitive. “Analfabeta funzionale”, invece, secondo la definizione introdotta dall’UNESCO nel 1984 è “la condizione di una persona incapace di comprendere, valutare, usare e farsi coinvolgere da testi scritti per intervenire attivamente nella società, per raggiungere i propri obiettivi e per sviluppare le proprie conoscenze e potenzialità”. Definizione introdotta al termine di un’indagine sui nuclei familiari svolta dalle Nazioni Unite nel 1984, dalla quale emerse la questione delle campagne di alfabetizzazione di massa, che non permettevano ai beneficiari finali di raggiungere standard di alfabetizzazione più elevati del semplice saper leggere e scrivere.

Analfabeta funzionale è colui che: è incapace di comprendere adeguatamente i testi pensati per una persona comune, come gli articoli di giornale, ma anche delle semplici bollette; ha difficoltà nel fare calcoli matematici semplici, come gli sconti in un negozio o la tenuta della contabilità casalinga; ha difficoltà nell’utilizzo degli strumenti informatici; conosce superficialmente gli eventi storici, politici, scientifici, sociali ed economici.

“Per analfabetismo funzionale intendiamo l’incapacità di usare in modo efficace le abilità di lettura, scrittura e calcolo nelle situazioni della vita quotidiana. Si traduce, in pratica, nell’incapacità di comprendere, valutare e usare le informazioni che riguardano l’attuale società”, hanno dichiarato i ricercatori dell’Ambrosetti.

Il punto è che in Italia il numero di analfabeti funzionali è incredibilmente alto: in media, 1 giovane italiano su 5 abbandona la scuola secondaria di primo grado senza concluderla! E molti di quelli che portano a termine gli studi dell’obbligo, spesso non sono capaci di comprendere a fondo i contenuti di un testo o di fare dei calcoli matematici solo un pochino più complessi di una semplice addizione. L’Italia è il penultimo Paese europeo per percentuale di laureati; meno di 1 adulto su 10 partecipa ad attività di apprendimento permanente. Ma il problema principale  dell’analfabetismo funzionale non stata tanto nel titolo di studio, quanto nell’incapacità districarsi nella complessità quotidiana della vita.

Impietoso il confronto con gli altri paesi europei: tra i 16 e i 65 anni  la percentuale di analfabeti funzionali italiani è tra le più alte in Europa, eguagliata solo dalla Spagna. In altre parole sette italiani su dieci sono analfabeti funzionali o hanno capacità cognitive e di elaborazione minime. Secondo l’indagine Piaac da cui sono stati elaborati i dati dell’Ambrosetti, nessun adulto italiano “studiato” si colloca al livello 5 (tra i Paesi Ocse si arriva allo 0,7%), il 3,3% è al livello 4 (11,3% nei Paesi Ocse), e il 26,5% è al livello 3 (a fronte del 38,7% Ocse).  “L’assenza di “capitale culturale” è il primo e più grave fattore che rallenta il processo di cambiamento di cui l’Italia ha bisogno”, hanno dichiarato i ricercatori dell’Ambrosetti.

Il punto è che un analfabeta funzionale è pericolosamente esposto al rischio di condizionamenti dall’esterno o di credere alle cosiddette fake news. Un aspetto che dovrebbe far riflettere. Specie in vista della consultazione referendaria che chiederà agli italiani, anche a quel 28% di “analfabeti funzionali”, se modificare o meno la Costituzione…

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