Vanessa, la copertina e l’esibizione del corpo

Articolo di Francesco Pira

Negli ultimi giorni non si fa altro che parlare di Vanessa Incontrada e della copertina di Vanity Fair che la ritrae senza veli. L’attrice e conduttrice spagnola racconta il rapporto con il proprio corpo sostenendo che: “Dobbiamo tutti affrontare, capire e celebrare una nuova bellezza”. Vanessa Incontrada compare nuda sulla copertina di Vanity Fair e in questo caso la bellezza non è solo quella estetica e oggettiva dell’attrice e conduttrice di Barcellona, ma anche quella morale di un discorso che vale per tutte le donne (e non solo). “Questa cover è il punto d’arrivo di un percorso che vede il mio corpo diventare un messaggio: dobbiamo tutti affrontare, capire e celebrare una nuova bellezza”. Appunto, la bellezza.

Sono tempi in cui si parla diffusamente di body positivity e sui social si moltiplicano anche le influencer, o le cantanti come Arisa, che intendono trasmettere messaggi intelligenti a favore di un rapporto più rilassato con il proprio fisico, contro un’idea di perfezione astratta e irreale che può danneggiare seriamente la mente e il corpo di chi segue – magari non del tutto consapevolmente – modelli negativi e diseducativi. Va in questa direzione la copertina, intitolata “Nessuno mi può giudicare (nemmeno tu)”, accompagnata sui canali social di Vanity Fair da un video-monologo dell’attrice e da una serie di incontri, dibattiti e interviste. “Nel 2008 ho avuto mio figlio Isal. La maternità trasforma il tuo corpo, succede a tutte le donne. E il mio si trasformò molto. Partirono le critiche. Critiche feroci. Critiche crudeli. Si dice sempre che i peggiori attacchi arrivino da chi conosci. Io non la penso così: le parole che mi ferirono di più arrivarono da chi non conoscevo. Ero delusa, ferita e disorientata: ma perché essere così cattivi?”.

Vanessa Incontrada ha raccontato di aver fatto pace con il suo aspetto fisico poco tempo fa, quando in occasione di Sanremo andò in diretta televisiva e fece un lungo monologo sulla bellezza e sull’accettazione. “Lì ho capito che la battaglia del corpo non riguardava più me, ma tutte le donne. E che se potevo mettere a disposizione di altre la mia esperienza, ed era arrivato il momento di farlo”. A preoccupare l’attrice e conduttrice però non è tanto lo sguardo degli uomini, bensì quello critico delle donne. “Non vedo un problema nello sguardo degli uomini. Diciamo che la cosa che mi fa pensare è la cattiveria di certe donne, piuttosto. Invece di essere complici e solidali, a volte ti giudicano in una maniera così spietata da farti riflettere”.

Solare, brillante, autoironica, l’attrice racconta senza pesantezza il rapporto quotidiano tra una donna e il proprio corpo: “A volte prendi peso, altre lo perdi. Un mese sei a dieta e vuoi perdere quei tre chili, un altro ti senti a posto con te stessa. Siamo donne, funziona così. È naturale, va accettato e va soprattutto rispettato. Nessuno ti può né ti deve giudicare”

I risultati delle pesanti critiche mosse sul web possono essere pericolosi e devastanti, poiché generano il cyberbullismo, sconvolgendo la stabilità emotiva della persona che finisce in questa terribile trappola.

Il corpo, chiaramente, è in certo modo (ancora da determinare) il dominio della sessualità. E, come la sessualità l’io, oggi appare fortemente carico di riflessività. Il corpo è stato sempre adornato, coccolato e talvolta, all’insegna di ideali più elevati, mutilato costretto al digiuno. Come si spiegano tuttavia, le nostre attuali preoccupazioni circa l’aspetto e il controllo del nostro corpo, così nettamente diverse dagli atteggiamenti tradizionali? Foucault ha una risposta che rimette in campo la sessualità. Le società moderne, ci dice, in aperto contrasto con il mondo premoderno, dipendono dalla generazione di biopotere. Questa è nel migliore dei casi una mezza verità. Il corpo diventa, certo, un centro di potere amministrativo, ma, ancor di più, esso diventa un portatore visibile di identità di sé, e viene progressivamente integrato nelle decisioni prese dall’individuo circa il proprio stile di vita.

Nell’era della società digitale, che ha dato vita allo sviluppo di nuovi modelli relazionali, si apre però un nuovo scenario in costante divenire, che è quello rappresentato dall’universo social.

In questo nuovo ambiente relazionale le classiche teorie basate sulle differenze di genere vengono superate dall’emergere di un iper-individualismo che ingloba anche il genere ma che viene sovrastato dall’esibizione dell’immagine di sé.

Questo ha naturalmente un forte impatto sulla costruzione delle dinamiche relazionali e sulle vite delle persone.

Siamo di fronte a relazioni social che sono spesso caratterizzate da un’estremizzazione delle emozioni e la ricerca continua di forti emozioni, come se i contenuti digitali fossero un filtro che ammortizza le emozioni o rendesse le stesse altro da sé.

Questa rappresenta una dimensione di particolare criticità soprattutto in relazione ai percorsi di costruzione identitaria degli adolescenti, ormai completamente digitalizzate, le cui vite si svolgono senza soluzione di continuità tra off e online.

Bisogna dare un segnale molto forte alle nuove generazioni, o a chiunque nutra un complesso di inferiorità a causa del suo aspetto fisico, per riuscire a osservare, al di là delle proprie imperfezioni e i “difetti”, quanta bellezza sia presente nel corpo di una donna, indistintamente dalle forme o dalle proporzioni.

Oggi, sui social, perdiamo ogni freno inibitorio e diventiamo feroci leoni da tastiera e non ci accorgiamo che nella continua ricerca della perfezione si nasconde il dramma di tanti giovani adolescenti. Ci lamentiamo della “mercificazione” del corpo, ma allo stesso tempo non siamo in grado di combattere questa assurda battaglia.

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