Tra diritto, politica e virtù. Alla ri-scoperta di un maestro: Norberto Bobbio

Articolo di Pietro Salvatore Reina

Il 18 ottobre 1909 nasce a Torino Norberto Bobbio, uno fra i maggiori intellettuali del Novecento. Fin da giovane conosce, frequenta e collabora personalità come Leone Ginzburg, Cesare Pavese, Natalia Ginzburg. Si laurea in Legge e in Filosofia e insegna Filosofia del Diritto dapprima nelle università di Camerino, Siena, Padova e dal dopoguerra in poi Filosofia del Diritto e Filosofia della Politica nell’università di Torino. Antifascista, collaboratore e membro del gruppo torinese di Giustizia e Libertà, nel 1942 aderisce al Partito d’Azione e collabora con la Resistenza. Nel 1943 viene arrestato.

Norberto Bobbio è dotato di una viva e acuta sensibilità morale, con un forte senso della democrazia (concetto che non ha semplicemente studiato per tutta la vita ma che soprattutto lo ha attraversato). Un maestro teso al dialogo e alla ricerca della giustizia che per certi aspetti sintetizza in una conferenza-discorso tenuta a Milano, l’8 marzo 1983, nell’ambito del ciclo «Piccolo dizionario delle virtù» organizzato da Ernesto Treccani per iniziativa della Fondazione Corrente.

Uomo d’una fortissima istanza morale ed ideale scelse di non essere protagonista attivo nella vita politica ma fu, soprattutto, un punto di riferimento nel dibattito politico ed intellettuale degli e negli ultimi quarant’anni del Novecento. Sulla figura e sull’essere un «intellettuale», celebre è la sua frase: «Mi ritengo un uomo del dubbio e del dialogo. Del dubbio, perché ogni mio ragionamento su una delle grandi domande termina quasi sempre […] ponendo ancora un’altra domanda. Del dialogo, perché non presumo di sapere quello che non so e quello che so metto la prova continuamente con coloro che presumo ne sappiano più di me» (cfr. Elogio della mitezza, Edizioni Linea d’ombra, 1994, pag. 8). Nominato senatore a vita nel 1984 dall’allora Presidente della Repubblica italiana Sandro Pertini, ha ottenuto laurea ad honorem nelle università di Parigi, di Buenos Aires, di Bologna, ecc… Muore il 9 gennaio del 2004.

La sua acuta sensibilità, il suo acume, la sua passione intellettuale e morale caratterizzano il suo studio volto a riflettere ed analizzare il tema della «virtù» nella sua dimensione storica e sociale, i temi della tolleranza e della libertà, il ruolo della religione, la presenza del male nella storia («[…] Giobbe è più inspiegabile di Caino. Nella storia che è male [inflitto o patito, anche senza colpa] si può solo cercare il male minore»).

Il filosofo Norberto Bobbio è stato soprattutto un assiduo pensatore della pace. La pace come un processo /percorso che nell’assetto politico-istituzionale riteneva troppo difficile e lento da realizzare. La ricerca della via della pace non riguarda solo i vertici, i governi e le classi politiche, ma deve coinvolgere tutti.

Infine, sulla ricerca della «religiosità/religione» amava dire e ripetere, facendole proprie, le parole del cardinale Carlo Maria Martini: «la grande differenza non è tra credenti e non credenti ma tra chi pensa e chi non pensa sui grandi problemi della vita» (cfr. Bobbio, Religione e religiosità, Micromega 2/2000) e «[…] religiosità significa per me […] avere il senso dei propri limiti …. la mia è una religiosità del dubbio, anziché delle risposte certe» (N. Bobbio, Perché non riesco a credere in la Repubblica, 30 aprile 2000).

Foto: repubblica.it

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