Franco e Ciccio: uno è poco, due sono troppi

Articolo di Franco Cascio

Il grande Marcello Marchesi scriveva di loro: «Uno è poco, due sono troppi». Probabilmente aveva ragione, ma è pur vero che senza l’uno non poteva esistere l’altro. Dici Franco Franchi e Ciccio Ingrassia e subito pensi al cinema trash, ai b-movie, ai filmetti anni Settanta che andavano in onda in orari utili solo per coprire i palinsesti. Qualcuno ha provato – come accaduto con altri personaggi della commedia italiana di quegli anni – a rivalutare la loro produzione artistica e soprattutto a ricordare che Franchi e Ingrassia lavorarono anche con registi del calibro di Pasolini, De Sica, Comencini e recitato accanto a mostri sacri come Totò. L’unico vero grande omaggio a Franchi e Ingrassia fu il film documentario sulla loro vita “Come inguaiammo il cinema italiano” di Ciprì e Maresco, presentato fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia.
Poco se si pensa che Franco e Ciccio dovrebbero essere collocati di diritto nel firmamento dei miti della comicità mondiale, come Stanlio e Ollio (a cui spesso sono stati paragonati), i Fratelli Marx, Buster Keaton (una delle ultime apparizioni di Keaton fu proprio un cameo nel loro film “Due marines e un generale”), Mel Brooks. Paragonarli a quei geni della risata non è affatto una bestemmia.
Basta averli guardati e riguardati i film di Stanlio e Ollio, dei Marx, di Keaton o di Mel Brooks per accorgersi delle tante caratteristiche comuni con quelli del duo siciliano. Appunto, siciliano. Il limite forse più evidente: la (troppa) sicilianità in cui sono stati circoscritti i due comici e le loro opere, soffocando di fatto l’aspirazione a essere riconosciuti – loro e la loro comicità – a livello internazionale.
Anche se, va ricordato, particolare forse poco noto ai più, Franco e Ciccio fecero anche una tournée in Francia. Ma il pubblico transalpino non capiva le battute in italiano e così affidarono tutto alla mimica. Un giornale francese titolò “Abbiamo riso, ma non abbiamo capito niente”.
Il nonsense, le situazioni grottesche, le gag basate sugli equivoci, la mimica facciale. E soprattutto la parodia. C’è chi scommette di avere visto almeno dieci volte “Frankenstein Junior”, forse la parodia più famosa della storia del cinema. Ma difficilmente ammetterebbe mai di avere apprezzato “L’Esorciccio”, “Le spie vengono dal semifreddo” (con Vincent Price), “Farfallon” o “Satiricosissimo”. Eppure nonsense, situazioni grottesche, gag basate sugli equivoci e mimica facciale (gli occhi strabuzzati del servo Igor come quelli di Franco Franchi) presenti nel capolavoro di Mel Brooks si possono trovare in tutti i film di Franchi e Ingrassia.
Ma vuoi mettere Mel Brooks con Franco e Ciccio? Bestemmia! E invece siamo lì, il leitmotiv comico è lo stesso, i ritmi sono abbastanza simili. La differenza sta tutta nel percorso artistico scelto dai due comici siciliani, che se forse avessero puntato un po’ più sulla qualità piuttosto che sulla quantità delle loro produzioni (più di 110 film) magari il loro destino sarebbe stato diverso.

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