La corte di giustizia della comunità Ecowas ha condannato la Guinea per reati gravissimi

Articolo di C. Alessandro Mauceri

La corte di giustizia della comunità Ecowas ha condannato la Guinea per l’omicidio di sei abitanti del villaggio e per gli arresti illegali, i pestaggi, il ferimento e le torture di altri 15. Secondo i giudici il governo avrebbe violato i diritti umani degli abitanti di Zogota: “La  Guinea ha violato il diritto alla vita, il diritto a non essere sottoposto a tortura o a trattamenti inumani o degradanti, il diritto a non essere arrestato o detenuto arbitrariamente”, ha dichiarato il giudice Gberi-Bé Ouattaraleggendo la la decisione del tribunale.

I fatti risalgono all’agosto 2012. Per denunciare le pratiche “abusive” della ditta brasiliana Vale e BSG Resources del miliardario israeliano Beny Steinmetz, gli abitanti del villaggio di Zogota organizzano un sit-in vicino alla miniera di ferro. Chiamate sul posto, le forze dell’ordine guineane invitano ad abbandonare la zona e a cessare le manifestazioni. Poi, però, il 4 di agosto, alle prime luci dell’alba, la polizia apre il fuoco sui manifestanti: sei i morti dell’attacco. E i sopravvissuti arrestati e torturati senza alcun processo.

Inutili le accuse della ONG guineana Les Mêmes Droits pour Tous che deposita una denuncia contro cinque presunti responsabili delle forze di sicurezza: L’azione legale non va oltre perché le persone citate in giudizio si rifiutano di comparire davanti al giudice incaricato e i responsabili della compagnia mineraria non vengono nemmeno indagati, “malgrado indicazioni evidenti della loro partecipazione alla pianificazione e all’esecuzione dell’attacco”, come riporta MDT.

Per questo, nel 2018, stanche dell’inerzia del sistema giudiziario guineano, le famiglie delle vittime, grazie anche all’aiuto di Les Mêmes Droits pour Tous e di Advocates for Community Alternatives (ACA), altra associazione con sede in Ghana, chiedono l’intervento dall’Ecowas. La sentenza del tribunale è stata depositata pochi giorni fa: secondo la corte, le forze di sicurezza guineane hanno violato i diritti dei manifestanti. “Dopo otto lunghi anni, gli autori di questo atto atroce vengono giudicati colpevoli dei loro crimini”, ha dichiarato Frédéric Loua, presidente dell’MDT.

Il ministro delle miniere della Guinea non ha rilasciato commenti sulla sentenza. Ma in un documento inviato alla Corte suprema dell’Ecowas nel 2018 il governo di Conakry si difende affermando che nessuno avrebbe ordinato alle forze di sicurezza di uccidere o torturare i manifestanti e che lo stato non avrebbe avuto alcuna responsabilità diretta sull’accaduto. Dal canto suo la BSGR si è trincerata dietro un diplomatico no comment  e sul fatto che all’epoca, era la Vale a gestire il sito. Vale è il più grande produttore mondiale di minerale di ferro. I suoi legali  hanno fermamente negato ogni responsabilità e hanno dichiarato di “non aver mai sostenuto alcuna forma di violenza a Zogota”. Secondo l’azienda siderurgica, nel 2012, l’accampamento VBG sarebbe stato invaso dai manifestanti che avrebbero danneggiato gli impianti: “Per motivi di sicurezza, i dipendenti sono stati allontanati in modo ordinato, salvaguardando l’integrità fisica dell’intero team. Successivamente, VBG ha rispettato il suo dovere di informare le autorità locali”. Dopo il massacro, la VBG ha sospeso le operazioni a Zogota e successivamente ha abbandonato completamente gli impianti dopo aver perso la concessione mineraria a causa di uno scandalo di corruzione.

Ora l’attenzione si sposta sui tribunali nazionali della Guinea, dove gli abitanti di Zogota hanno rinnovato la loro denuncia nei confronti delle forze di sicurezza e hanno chiesto un’indagine sul ruolo svolto dalla VBG nel massacro. Secondo Jonathan Kaufman, direttore esecutivo di ACA “Le istituzioni guineane devono portare a termine quel che la Corte di giustizia dell’Ecowas ha iniziato e incriminare e punire i comandanti delle forze di sicurezza e gli agenti della compagnia che hanno eseguito il massacro di Zogota”.

Alle spalle di tutta questa vicenda potrebbe esserci un landgrabbing dei peggiori. UN sistema ben architettato e che non ammette fallimenti o sconfitte. Il movente di questi delitti sarebbero i diritti di sfruttamento dell’enorme giacimento di ferro (produce circa 2 milioni di tonnellate di minerale di ferro all’anno) che viene estratto e trasportato su rotaia ed esportato fino ad un porto in Liberia. Ebbene, la condanna potrebbe essere solo un escamotage per permettere alle stesse persone che avevano sfruttato questi giacimenti di continuare a farlo come se niente fosse avvenuto.

Nel 2019, i diritti sul giacimento di Zogota sono stati comparati dalla Niron Metals, controllata dall’ex capo di Xstrata, Mick Davis e legata al fondatore e proprietario di BSGR, il miliardario israeliano Benny Steinmetz.  L’asset di Zogota fa parte delle licenze che BSRG ha ceduto in Guinea come parte di un accordo tra il magnate e il contestatissimo presidente guineano Alpha Conde. Ma gli abitanti di Zogota avevano avvertito il governo guineano che non avrebbero permesso l’estrazione mineraria nel loro territorio fino a quando non fosse stata fatta giustizia sul massacro. La sentenza dei giorni scorsi potrebbe risolvere la questione con un costo tutto sommato ridicolo (per le multinazionali della siderurgia) visto il giro d’affari in ballo: i 4,56 miliardi di franchi guineani (463.000 dollari) che il tribunale ha incluso nella sentenza come risarcimento ai querelanti sono briciole se confrontate con i 23 miliardi di dollari per le infrastrutture richieste per lo sfruttamento delle miniere e gli appetiti che questi giacimenti scatenano. A febbraio dello scorso anno, il Financial Times ha riportato una dichiarazione nella quale si parlava di “un nuovo gruppo di investitori (che comprende anche Steinmetz, ndr) per lo sfruttamento del giacimento Zogata, per esportare minerale di ferro, secondo un calendario accelerato”. Davis, soprannominato Mick the Miner, è uno degli operatori di maggior successo dell’industria mineraria (grazie anche al boom dell’industria cinese). Ma nell’ultimo periodo non tutti i suoi progetti sono stati così redditizi. Per questo la Guinea appare una possibile carta vincente per la ripresa.

Le autorità guineane hanno dichiarato di essere pronte a concedere una nuova concessione a Niron Metals, società legata a Beny Steinmetz, uno dei proprietari e beneficiari di VBG. Ma come ha detto Kolié, “Abbiamo informato il governo che l’estrazione di minerali non è consentita a Zogota fino a quando non vedremo giustizia per il massacro. La sentenza della Corte di giustizia rafforzerà la nostra determinazione, poiché sappiamo che questo bel giorno si avvicina”.

Dopo la sentenza, quindi, potrebbero non esserci più ostacoli per la ripresa dei lavori a Zogota.

Foto: static.dw.com

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