La la Land: analisi e approfondimento di un capolavoro cinematografico

Articolo di Alessio Lucignoli

Tra le consuete uscite cinematografiche nel 2016, una pellicola, tra le molte, ha ricevuto il consenso universale di critica e pubblico venendo considerato uno dei “film più belli del secolo. Si tratta di La la Land, diretto da Damien Chazelle. Perché questo film è unico nel suo genere? Realizzato e pensato come un musical contemporaneo e omaggiando durante l’arco del film musicali usciti dagli anni 50 agli anni 60, narra la storia d’amore tra un musicista jazz e un’aspirante attrice.

Il canovaccio è quanto più semplice si possa pensare se consideriamo le strutture odierne dei kolossal di oggi, ma ciò che è palese durante la visione di La la Land è osservare quanto in realtà è tutto l’opposto: la scenografia, i balli, le canzoni, e le interpretazioni attoriali/canore sono quanto di più difficile si sia visto in un film, che ha il piacere di rendere semplice agli occhi degli spettatori.

L’inizio del film, per chiarire il concetto, si apre con una coreografia di danza spettacolare che si svolge sull’autostrada che conduce a Los Angel, che mette in scena centinaia di ballerini e cantanti che regalano un numero di apertura bellissimo e straordinario, interamente girato con un piano sequenza ( la ripresa è sempre la stessa e non stacca mai) che coinvolge tutti i protagonisti e l’autostrada stessa! La scena poi è stata ripresa per l’apertura dei Golden Globe dello stesso anno… e anche in una puntata dei Simpsons!. Questo per specificare la sua influenza sulla cultura di massa.

La la Land, infatti, nasconde più significati. Si rivolge sia a Los Angeles (Los Angeles e Land, definita cosi dai suoi abitanti) sia al significato più letterale che viene usato per dire di essere “fuori dal mondo” o “fuori dalla realtà”, stato d’animo spesso presentato dai protagonisti in quanto vivono per il realizzarsi dei loro progetti, sognando il risultato finale. Ma sono infiniti i riferimenti meta-cinematografici all’interno della pellicola, dall’inizio alla fine, ed è per questo che ogni cinefilo che si rispetti si è lanciato, a suo tempo, nella divertente esperienza di trovarli tutti affinché il film potessero aggiungersi nuovi significati.

La trama del film si svolge in un anno, seguendo il ciclo delle stagioni, dove viene raccontata la storia d’amore di Sebastian (Ryan Rosling) e Mia (Emma Stone che si confrontano e si mettono in gioco, entrambi sognano di realizzarsi nei loro ambiti, fino ad arrivare all’inaspettata fine del loro rapporto: seguiranno la loro strada affinché l’uno possa diventare proprietario di un innovativo bar dove si suona il jazz, e l’altra di andare a Parigi per girare una serie televisiva, destinandola a prestigio e fama.

Entrambi, come è evidente dai colori cromatici usati e dalla sapiente sceneggiatura, riescono a realizzarsi solamente grazie all’altro. Questo loro rapporto viene costruito in una Los Angeles che vive fuori dal tempo, dove è perennemente bel tempo, in quanto nonostante il tutto venga vissuto ai nostri giorni la trama viene indirizzata sui binari del romanticismo del film di altri tempi, dove la tecnologia non esisteva e gli incontri degli innamorati erano costruiti dal destino. Si arriva al finale, ambientato cinque anni dopo l’ultimo incontro tra i due innamorati prima che ognuno decida che cosa fare del loro rapporto, e infatti la regia giocando con le inquadrature, fa intendere che i due stiano ancora insieme ma in realtà Mia è sposata con un altro uomo e insieme hanno una bambina, mentre Sebastian è riuscito ad aprire il suo locale.

Il destino ancora una volta fa incontrare i due ex fidanzati, portando Mia e il marito nel locale di Sebastian, quest’ultimo proprio nel vederla inizierà a suonare al pianoforte la loro canzone, facendo cosi partire negli ultimi meravigliosi venti minuti del film, un immenso what if ovvero come sarebbe andata la loro storia d’amore se avessero continuato a stare insieme.

Noi spettatori siamo inondati da colori, scenografie e pezzi canori che ci hanno accompagnato durante il film mentre con stupore ci rendiamo conto che nessuno canta: il regista con una geniale mossa di regia ha destrutturato l’archetipo del film, partendo dall’apertura del film sul numero musicale sull’autostrada (vero numero musical) per arrivare al finale dove cinema e musica si fondono: realizzando quindi l’impossibile desiderio dei Sebastian e Mia di vivere una non-storia. Terminato il pezzo e cosi facendo il film si avvia alla sua conclusione, Sebastian e Mia si sorridono, consapevoli di amarsi ancora, mentre escono per l’ennesima volta dalla vita dell’altro.

Ci sarebbero ancora mille cose da dire, ma riassumo dicendo che La la Land è un capolavoro straordinario della cinematografia mondiale, premiato con Oscar e Golden Globe, che merita tante visioni tanto quanto è alto il nostro amore per il medium cinematografico.

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