La democrazia è la prima vittima del Covid 19 ?

Articolo di Massimo Rossi

Il nostro Paese, sta soffrendo una involuzione democratica. La nostra architrave è la Carta Costituzionale che, però, è stata usata a fini specifici ed è stata “piegata” a ragioni che configgono con i diritti fondamentali. La distorta applicazione dei precetti costituzionali è molto pericolosa perché genera una patologia costituzionale. La Carta Costituzionale è il tessuto normativo a baluardo delle libertà, dei diritti e dei doveri dei cittadini e dello Stato. Procediamo con ordine, perché i temi sono molti e diversi tra loro (diversità apparente).

1) La pandemia ed il diritto alla salute. La salute è un diritto fondamentale di ogni cittadino riconosciuto dall’art. 32 Cost. Tale diritto è stato inteso come il diritto per eccellenza ed in nome di questo diritto costituzionale, senza fare alcun tipo di bilanciamento, si sono “piegati” gli altri diritti. Questo è inaccettabile ed illogico. La pandemia (anche grazie ai mezzi di informazione di massa) è diventata l’unico argomento e la salute (di conseguenza) l’unico bene degno di tutela. Questa visione è divenuta il tema dominante della informazione e ha generato uno stato di panico (la paura è sempre uno stato che governa gli animi e gli uomini): da un lato comprensibile, ma dall’altro (forse) indotto. Si può indurre una paura, si può ingigantire una paura, si può creare una paura collettiva in nome della quale la popolazione può essere portata a sacrificare la vita (sociale e non) stessa.

La paura della malattia (che è reale) sostituisce la paura di un Inferno dell’anima tipico dei periodi medievali. Ormai, una società tecnologica e scientifica ha come limite possibile solo lo smarrimento della scienza. La salute, la malattia e la scienza (nuova fede) che non salva più. Tutto questo fa entrare in tilt il sistema. Sulla base di un attacco alla salute si sopportano le più gravi privazioni: libertà di movimento, libertà di riunione, libertà di sciopero, libertà di voto, libertà di parola, libertà fondamentali ed inalienabili. La pandemia “giustifica” misure “eccezionali”. Misure che, non sono solo eccezionali, ma misure che, in qualche modo, non hanno un tempo definito (altro aspetto anomalo). L’operazione è semplice per un verso e complicata per un altro. La chiave è fare credere che la pandemia uccide tante persone (cosa vera, peraltro, ma non è l’unica causa di morte) e, quindi, ogni provvedimento restrittivo è giustificato. Attenzione, questa è una soglia fondamentale: deve esserci la paura della malattia perché mortale. L’elemento che fa virare la privazione della libertà da inaccettabile ad accettabile è proprio la paura, non la malattia. Come è noto, in medicina la malattia è uno stato previsto in natura a cui si risponde con le cure. Cure che, talvolta, vincono la malattia, ma che talvolta non riescono a farlo. Quello che, però, viene veicolato alla gente non è: attenzione, occorre essere più responsabili, ma il terrore dell’ammalarsi, come evento inevitabile ed infausto. Non si indica un modo per controllare e contenere i contagi, ma si impone il divieto di muoversi. I cittadini che sono soggetti con diritti e doveri riconosciuti e riconoscibili nella Carta Costituzionale, in realtà, diventano “sudditi” di un sovrano paternalistico e non responsabile, ma solo terrorizzante.

La gente comune ha paura per la salute ed accetta, anzi quasi incoraggia, certi provvedimenti di limitazione dei diritti, visti come “virtuosi”. La paura della malattia è il vero “cavallo di troia”, attraverso il quale si fanno accettare atteggiamenti inaccettabili. La malattia e, quindi, la morte, vista come segno ineludibile del destino. Nella pandemia poi ci sono altri fattori importanti: 1) la diffusione attraverso i contatti; 2) la “criminalizzazione” di comportamenti naturali (il virus si trasmette come quello della comune influenza). Si è criminalizzato il muoversi sia con i mezzi pubblici o privati sia a piedi. Si sono criminalizzate tutte quelle attività sociali e socializzanti tra le persone. Ci si è dimenticati che l’essere umano è un “animale sociale”. Ci si è dimenticati che così facendo si criminalizzano comportamenti umani leciti come andare a lavoro, andare dai genitori, andare dal/la proprio/a compagno/a e via dicendo. Si sono così “criminalizzati” i soggetti che non si attengono alle “regole”: si muovono (es. chi faceva la corsetta) e, quindi, sono stati additati come soggetti potenzialmente “untori”. Si sono creati motivi di scontro e di astio sociale; e ciò è inaccettabile. Si sono riaperti “fronti” culturali, come la caccia all’untore che non c’era dalla “Storia della colonna infame” di A. Manzoni. Si è creato un clima, nel quale il cittadino si è trovato privato di diritti fondamentali e di libertà individuali e collettive essenziali e, nonostante ciò, si è “giustificato” il tutto, sulla scorta di una tutela dell’individuo. La tutela dell’individuo, secondo questo “nuovo criterio gerarchico delle fonti”, sarebbe essenziale e possono essere messe alla berlina e sotto naftalina, tutte le libertà e tutti i diritti contenuti nella Carta Costituzionale e nelle leggi internazionali ratificate nel nostro Paese. Questo è giuridicamente inaccettabile e politicamente è un vero e proprio “colpo di Stato” silente e mellifluo. Quindi: si è utilizzata una situazione sicuramente grave e pericolosa, appunto la pandemia, per schiacciare e distorcere i diritti e le libertà dei cittadini.

Per farlo – paradossalmente – con l’aiuto della cittadinanza totalmente annichilita dalla paura del virus. Virus che, ribadiamo, c’è ed è pericoloso, ma che non può essere la ragione per la quale si annientano o si limitano i diritti e le libertà (Carta Costituzionale). Un ruolo fondamentale in tutto ciò lo ha giocato, spiace dirlo, l’informazione. L’informazione sia pubblica sia privata ha svolto un ruolo di intelligence. Ha creato, nel soggetto rimasto a casa senza la possibilità di muoversi, l’unica “finestra” sul mondo. Una finestra monotematica sul mondo che riportava solo e soltanto il male, la malattia, i morti, la diffusione, gli “untori” che sono quelli che non si conformano.

2) La pandemia e l’informazione. Non si rappresenta come ci si deve difendere dal virus, ma piuttosto ci si preoccupa di terrorizzare facendo vedere quelle immagini orribili dei camion militari che portano via le bare di persone morte che avrebbero avuto diritto ad una dignitosa sepoltura con il conforto dei parenti. Anche in questo caso, si è proibito violando l’intimità della morte di una persona cara, piuttosto che valutare un sistema di controllo effettivo nel rispetto di chi non ha più riabbracciato il congiunto e non sa dove è. Non mi convince che non si potesse fare diversamente. Non mi convince che si indichi una causa di morte senza le autopsie e poi si disponga la cremazione dei corpi. Non si fanno differenze e chi dissente è un “eretico”. Si fa avanti, così, l’altro elemento della “fine” di una democrazia: il pensiero unico. La libertà di pensiero e di manifestazione del pensiero (anche quello contrario, per non dire soprattutto) sono le più alte manifestazioni di democrazia. Oggi si sta assistendo alla ostracizzazione e demonizzazione di chi la pensa diversamente.

L’apice di questa manifestazione è rappresentata dall’ondata di vera e propria “criminalizzazione” di chi pensa in modo autonomo e ritiene che quanto “diffuso” dal Governo sia non il Vangelo, ma qualcosa su cui poter/voler riflettere e, del caso, porre serie critiche. Ma vi è di più! Vi è una norma del decreto c.d. ristori (Conte bis) che prevede a radio e TV che si impegnino a diffondere il “verbo” degli “strani” per non dire illegali sostegni economici anche di svariate centinaia di migliaia euro e milioni di euro. Dipende dalla emittente e dall’impegno. Tutto questo è molto preoccupante. Il Governo, non solo impedisce i controlli (vedi la cremazione di migliaia di morti senza avere effettuato una autopsia), ma crea un vero e proprio apparato di diffusione del messaggio governativo a spese dei contribuenti. Questo è pazzesco, ma è sconosciuto ai più. Tra i compiti evidenti dell’informazione c’è la diffusione (a reti unificate e ripetute) del verbo governativo. Verbo, si badi bene, che ha la sua autorevolezza, ma che non ritiene – evidentemente – di doversi sottoporre ad alcuna critica. La logica del non volere considerare degno il pensiero critico è la tomba della democrazia e la fonte della violenza psicologica e fisica nei confronti dei dissenzienti. Questo – come è noto nella storia – porta a conseguenze sociali gravissime, di cui si vedono già gli albori: contrapposizioni di schieramento su temi di cui, invece, si dovrebbe avere l’umiltà di ascoltare l’altro. Adesso il tema dominante è il vaccino, chi non è a favore del vaccino è un “no vax” , un negazionista. Tutto questo non solo non è vero, ma è pura propaganda di regime. Chi ha un pensiero critico sul vaccino è semplicemente un soggetto che vuole capire di più. Vi è un dato che è reale: il vaccino non è testato e non si conoscono gli effetti.

Il vaccino non ha subìto quei passaggi fondamentali per ritenerlo sicuro. Questo è un dato di fatto che non può essere sottovalutato. Come è un dato di fatto che non si comprende cosa copra, se copra immediatamente o dopo e per quanto copra. Ma le incertezze non sono del regime. Ci dobbiamo vaccinare, punto e basta. Tutto ciò, nonostante che si siano affacciate delle varianti del virus che rendono inutili (o quasi) gli attuali vaccini (varianti inglese, brasiliana e sudafricana) Se qualcuno avanza delle idee diverse, allora va colpito ed annientato. In primo luogo, in ogni caso , questo non è un metodo democratico. In secondo luogo, le certezze scientifiche su questo tema appaiono molto labili e discutibili. Questo dovrebbe condurre chi guida il Paese ad una riflessione di opportunità ed umiltà. Il 2020 ci ha insegnato che molte delle nostre c.d. certezze sono come neve al sole. Quindi, ritenere che il vaccino non testato e di cui non si conoscono gli effetti sia una soluzione scientifica sulla quale non si possa discutere, è un vero e proprio atto di arroganza tipico di un governo che non intende confrontarsi. Ma vi è di più! L’attacco ai medici che hanno posto dei dubbi sulla efficacia e validità del vaccino è degno di un Paese illiberale e non democratico. Addirittura, chi dissente ed è medico deve essere radiato? Tutto questo passerà come una vera e propria “pulizia” del pensiero. Tutto ciò è illiberale, tutto ciò è inaccettabile. Tutto ciò, però, è esattamente quello che accade. Non è liberale e non è democratico attaccare sulla professione o sul piano personale soggetti che dissentono, soprattutto, se sono soggetti che per competenza possono dissentire fondatamente. Si ha paura di medici che non la pensano come il Governo perché potrebbero portare valide ed importanti riflessioni? Non si comprende il motivo. Credo che meglio sarebbe accogliere le critiche e farne tesoro; respingerle se infondate con metodi scientifici o accoglierle se inutili. Per fare tutto questo, però, occorre: umiltà, serietà, onestà, senso della misura e mancanza di autoritarismo. Non si è autorevoli se si vieta senza motivo; si è solo autoritari.

3) Il controllo economico mascherato da lotta alla evasione fiscale. Oltre al pensiero unico questo Governo si occupa del controllo economico che può avere un senso in un Paese in cui l’evasione è vasta, ma a ben vedere, non vi è questo contrasto, ma solo un continuo e profondo arricchimento del sistema burocratico. Il Governo incentiva, per combattere la criminalità, i pagamenti con carta. In realtà, come ci illustrano le relazioni della Direzione Distrettuale Nazionale Antimafia, le mafie riescono a riciclare i soldi con sistemi di lavaggio fuori dal nostro Paese. Metodi perlopiù irrintracciabili che fanno poi rientrare il denaro per canali “apparentemente” leciti. Detto questo e detto che né l’evasione né la criminalità si combattono con l’uso della carta di credito vediamo cosa può portare la carta di credito. La carta di credito favorisce le banche che sulla stessa hanno un provvigione e danneggia i commercianti e gli utenti. Li danneggia perché toglie loro un introito che il cliente paga, ma che non va a chi produce, ma a chi specula sul lavoro altrui. La banca non fa nulla se non mettere a disposizione un sistema ed una tessera di plastica. Non fa altro. Il commerciante, invece, perde una parte del suo possibile guadagno o fa pesare tutto sul cliente.

4) La concentrazione del potere ed i colossi dell’economia mondiale (non tassati). L’acquisto su carta di credito (o modalità similari) ha sviluppato un altro fenomeno non esattamente positivo per il tessuto economico nazionale: l’acquisto on line dei prodotti. L’acquisto on line via internet ha un sempre più vasto pubblico che si è incrementato in tempo di pandemia e di blocco (quasi) legale a casa. Le persone hanno sempre più incrementato i loro acquisti e tale fenomeno esporrà, anche in seguito, le attività commerciali al dettaglio, a chiudere, non essendo concorrenziali. Infatti, come è molto probabile, la questione di acquistare prodotti on line si diffonderà a prescindere dalla pandemia (quella è stata una “prova generale”). Tutto ciò, andrà a favore di colossi come Amazon (non tassati) che possono, non essendo tassati, e sfruttando il lavoro di manodopera a basso costo, produrre beni ad un costo non concorrenziale per altri soggetti. Tale questione aprirebbe un versante del lavoro e dello sfruttamento del lavoro che non vogliamo toccare, vista la vastità dell’argomento, ma una cosa la vogliamo dire: un Paese che favorisce colossi dell’economia e del commercio non tutelando i piccoli e medi operatori del settore, vuol dire che ha venduto il suo patrimonio umano e culturale al Diavolo. Il Diavolo esiste e si chiama concentrazione del potere politico, informativo ed economico in mano a pochi soggetti. Questi pochi potranno così determinare la vita di tutti.

5) Conclusioni. Oggi il vaccino rassicura, ma qualcuno deve spiegare all’Occidente come mai la Cina è ripartita prima del vaccino ed attualmente è il Paese messo meglio sotto il profilo economico. La Cina è anche il Paese, in cui (sembra) che tutto sia nato. La Cina è il Paese che avrebbe (sembra) taciuto al mondo del virus e della sua grande pericolosità e diffusività. La Cina è il Paese, nel quale il virus (forse) è stato creato in laboratorio. Sul punto l’ONU, con una apposita commissione, sta indagando, speriamo che si approdi alla verità. La Cina è, attualmente, il Paese economicamente più solido e forte del Pianeta. La Cina è il Paese nel quale il mondo del lavoro è meno tutelato e la democrazia è assente. La domanda è: per debellare il virus ci vogliono paesi meno democratici? O il virus è stato l’opportunità per creare Paesi sotto scacco economico? L’Occidente, adesso, è sotto scacco economico ed in preda ad una deriva politico-democratica? Altra considerazione alla quale nessuno, ad oggi, pare mettere attenzione è: quando usciremo dalla pandemia (e non si sa quando), come ne usciremo sotto il profilo economico e dei diritti? Quanto la pandemia ha introdotto sistemi di controllo nella nostra vita quotidiana? La democrazia come ce l’hanno lasciata i nostri padri non sta bene. Fa capolino, sempre più, una dittatura del consenso che viene non solo sostenuta, ma addirittura alimentata dai cittadini. Dobbiamo essere sentinelle attente e caparbie dei diritti, delle libertà e dei doveri dei cittadini e dello Stato.

Foto: ilfaroonline.it

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