Il virus, la comunicazione e politica nel libro di Domenico Bonaventura

Articolo di Francesco Pira

Come scriveva Robert Frost, il poeta che piaceva tanto al Presidente J.F. Kennedy: “metà della popolazione mondiale è composta da persone che hanno qualcosa da dire ma non possono. L’altra metà da persone che non hanno niente da dire e continuano a parlare”. E partendo da questa contraddizione è importante comprendere il rapporto tra “Virus, comunicazione e politica”. Ci ha pensato con un suo interessantissimo libro Domenico Bonaventura intitolato proprio così per i tipi di Aracne. Il volume è stato arricchito dalla prefazione di Massimo Arcangeli.

Domenico Bonaventura (Avellino, 1984), è un giornalista e comunicatore. Vive e lavora tra Lacedonia, in Alta Irpinia, dov’è cresciuto, e Roma. Italiano e meridionale fiero e critico, con una passione rovente per il calcio, la politica e le parole. Ha collaborato per nove anni con «Il Mattino» di Napoli. Scrive per diverse testate (Restoalsud.it, Eurocomunicazione.com). Cura un blog su «Il Riformista» ed è fondatore di Velocitamedia.it. Ha lavorato come consulente per la comunicazione per istituzioni, manifestazioni culturali, enti museali e campagne elettorali. Nel 2013 ha pubblicato “Parole e crisi politica” (Ilmiolibro.it).

Dopo aver letto il testo ho iniziato a ricordare una citazione di Carolyn Warner, politica americana e sovraintendente della pubblica istruzione: “Anni fa le fiabe iniziavano con “C’era una volta…”. Oggi sappiamo che iniziano tutte con “Se sarò eletto…”. In fondo di questo si tratta: promesse e chimere, per conquistare nuovi elettori, al tempo del Covid 19.

Bonaventura si è occupato della comunicazione politica di sei leader nel periodo che va dalla dichiarazione dello stato d’emergenza (31 gennaio 2020) alla fine del lockdown (4 maggio 2020). L’autore, giornalista e consulente per la comunicazione politico-elettorale, analizza questi 93 giorni scegliendo di porre al centro dell’attenzione sei leader politici: Conte, Renzi, Salvini, De Luca, Berlusconi, Meloni. Ha deciso di indagare le strategie e le tecniche di comunicazione, la loro presenza più o meno incalzante nei social, le uscite sulla stampa, le presenze in tv, il racconto di sé stessi per arrivare ai cittadini. Gli effetti che hanno suscitato in termini di consenso personale e di consenso al partito.

Un periodo difficilissimo che ha sconvolto la vita degli uomini, i mezzi di comunicazione e purtroppo la politica, apparsa impreparata. Il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che ha avvertito, fin dal primo momento, la presenza pressante di Renzi. Non sono mancati Matteo Salvini, Silvio Berlusconi, Giorgia Meloni e Vincenzo De Luca, Presidente della regione Campania, che grazie alle sue dirette social ha conquistato la scena ed è stato apprezzato per il suo modo di comunicare. I video su YouTube, e sui social, dedicati a De Luca sono tutt’oggi moltissimi e, seppur ricchi di satira, hanno conquistato consensi da tutta Italia e la sua fama ha incantato gli USA. Un uomo simile ad un fiume in piena, incontenibile e incontrollabile, con un numero di visualizzazioni che soverchiano quelli di Trump, come afferma giustamente l’autore.

Un lavoro importante quello di Bonaventura che si connota di valore storico e sociologico. Tra le righe ho rivissuto quei fenomeni che ho descritto in diverse occasioni e che hanno interessato i miei lavori di ricerca. In Italia, nella prima fase della pandemia, abbiamo assistito a continui cambi di rotta. Giorni e mesi in cui il dibattito tra i politici è diventato un incessante corsa alle soluzioni. Tutti soluzionisti, peccato che non siano riusciti a far fronte comune. Infatti, l’autore attraverso diverse sfumature trasmette l’assenza della coesione di intenti. L’aspetto che è emerso è quello della “vetrinizzazione” politica, dove bisognava ottenere “like” su Facebook o “cuoricini” su Instagram. Apparire e ancora apparire, senza sosta e senza freni. L’effetto che si è ottenuto è stato quello della crisi dell’autorevolezza degli esperti, compresi i politici, che avrebbero dovuto rappresentare “quella luce in fondo al tunnel” che tutti ci aspettavamo ma, ahimè, così non è stato.

Dibattiti e talk show, ospitate televisive e dirette social, dove si consumavano duelli all’interno del mondo politico. Ovviamente, queste verità lapalissiane hanno gravato sull’opinione pubblica sempre più confusa ed errante. La comunicazione istituzionale non è riuscita a dare le risposte necessarie alla popolazione. In un momento del genere quello che non è mancato sono le Fake news, fenomeno di cui mi occupo e che combatto da diversi anni. In una fase così complessa, e profondamente vacillante, era scontato che le Fake news si diffondessero senza precedenti, generando nuove paure tra gli internauti e soprattutto tra gli utenti dei social network. Non sono mancati nemmeno i leoni da tastiera, pronti ad insultare i vari politici e a condividere notizie false pur di screditare il Presidente del Consiglio.

Due sono le fasi che abbiamo attraversato: la prima ha visto il proliferare dell’ infodemia, cioè la facilità a credere in qualunque cosa e la seconda fase si è spostata sulla psicodemia, con le persone che hanno cominciato ad avere paura, attacchi di panico, difficoltà a dormire. I risultati dei primi provvedimenti del governo hanno acuito l’incertezza nella popolazione. Il timore per la propria salute, il lavoro.

Bonaventura ci fa rivivere quei momenti e aiuta i lettori a toccare con mano gli istanti più critici dal Dopoguerra ad oggi. Una crisi sociale e democratica che ha mostrato diverse falle nel sistema politico e Bonaventura, con abilità e bravura, riesce a farle emergere una per una.

L’autore padroneggia la tecnica di scrittura e, capitolo per capitolo, sa essere coinvolgente e interessante. Le sue parole e le sue descrizioni sono fruibili a tutti e, credetemi, quando si affrontano temi politici non è semplice farsi comprendere e apprezzare. Io ammiro Domenico, perché ha avuto il coraggio di intraprendere sentieri irti e spinosi senza cadere nei luoghi comuni. Originale e autentico in ogni sua analisi concettuale, grazie ad un buon uso di figure retoriche.

L’autore avvalendosi dei contributi di Francesco Di Costanzo (presidente di PA Social), Livio Gigliuto (vicepresidente di Istituto Piepoli) e Michele Zizza (Phd in Strategic Communication – Coris La Sapienza), di un’intervista ad Alessio Postiglione (portavoce del sottosegretario al Mibact) e dei dati di Data Media Hub, offre un quadro completo dei cambiamenti che il mondo della comunicazione politica vive in questi 93 giorni tormentati e caotici.

Non voglio farne un mistero, ma sono legato a Domenico da amicizia e affetto. Con piacere ho recensito questo lavoro e gli auguro di avere un enorme successo. Prima di concludere questa recensione desidero lanciare, insieme a lui, un messaggio: non serve apparire è necessario essere poiché, come scriveva Pier Paolo Pasolini, “seri bisogna esserlo, non dirlo, e magari neanche sembrarlo! Seri si è o non si è”. Forse, dico forse, una parvenza di serietà, noi italiani, ce la meritiamo.

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