Il Festival della donna che vorrei…

Articolo di Merelinda Staita

Quest’anno, per la Giornata della Donna, ho pensato di dare libero spazio alla mia fantasia. Invece di una semplice festa della donna annotata sul calendario e ricordata a me, come a tutte le altre donne, perché non immaginare un Festival da celebrare in due giorni, il pomeriggio del 7 e tutta la giornata dell’8 marzo?

Aspettando che qualcuno ne abbia i mezzi organizzativi, e la voglia per realizzarlo, vi propongo di immaginarlo così come io l’ho concepito con inventiva e, perché no, utopia. La città in cui vorrei ambientare il mio Festival è Catania per la sua bellezza e magnificenza. Un luogo in cui arte e cultura si coniugano perfettamente. Come in ogni Kermesse servirebbe un manifesto per pubblicizzare l’evento. Nel mio manifesto ideale inserirei cinque simboli della femminilità o che meglio rappresentano, a mio parere, l’essere donna nella storia dell’umanità.

Il primo simbolo: il quadro La lettrice – 1776, di Jean-Honoré Fragonard, dove ci si sofferma sull’attitudine alla riflessione e alla considerazione dei problemi, dei personali valori e delle particolari aspirazioni che ogni donna ha nella sua vita, grazie alla predisposizione ad imparare, studiare e capire il mondo che la circonda. Il secondo simbolo: il quadro La passeggiata – 1875, di Claude Monet, dove il pittore raffigura sua moglie, Camille Doncieux, e il figlio Jean. Un simbolo molteplice di maternità e di libertà in tutte le dimensioni della natura, una natura piacevole e infinita, come una giornata di giugno in aperta campagna.

Il terzo simbolo: il quadro Il Ritratto dell’Armada – 1588, attribuito, secondo diversi critici, a George Gower. Questo quadro raffigura Elisabetta I che con la sua intelligenza politica, intraprendenza e carattere, è riuscita a governare per un lungo periodo. La sua epoca, denominata età elisabettiana, fu anche un periodo di straordinaria fioritura artistica e culturale. Coinvolta a più riprese nei conflitti religiosi della sua epoca, uscì vittoriosa dalla guerra contro la Spagna. Infatti, l’opera ricorda il ritorno della flotta inglese dopo la vittoria sugli spagnoli.

Il quarto simbolo: l’immagine di una donna astronauta. Dall’inizio dell’ avventura spaziale 65 sono state le donne, nel mondo, che hanno affrontato la sfida del volo spaziale, alcune delle quali hanno pagato con la vita il loro entusiasmo per questo sogno. Questi rischi non hanno fatto desistere le donne dal percorrere il loro cammino attraverso le stelle verso i confini del cosmo.

L’ultimo simbolo, che vedrei in posizione centrale della mia locandina ideale, è l’icona mondiale di tutti i tempi come simbolo di femminilità: la Gioconda, nota anche come Monna lisa, di Leonardo da Vinci, dipinta nel 1504. Un’opera che sembra voler sottintendere tutti i significati dei quadri che ha attorno, la riflessione, la libera naturalità di essere donna e madre, la capacità di guidare le persone, gli eventi, addirittura il corso della storia con determinazione, ed infine, il coraggio di rischiare per un desiderio di avventura oltre l’ignoto. Ebbene sì, sembra volerci dire Monna lisa, con il suo impercettibile sorriso: “noi donne siamo tutto questo” La prerogativa, tutta femminile, di essere consapevoli di tutte queste qualità e di mostrarle con un piccolo silenzioso impercettibile sguardo di soddisfazione. Un dipinto che ha tolto il sonno a decine e decine di critici d’arte, nella speranza di intravvederne il significato nascosto.

Ideato il manifesto inserirei nel programma, della mia rassegna inventata, una serie di eventi che dovrebbero svolgersi in diversi padiglioni, collocati a ridosso del centro storico, e un concerto finale. La gente potrebbe decidere in quale padiglione recarsi in base ai propri desideri e alle proprie aspettative e poi godersi il concerto.

Padiglione A: proiezione la sera del 7 marzo, fino al tardo pomeriggio dell’8 marzo, dei film tratti dai romanzi di Jane Austen, scrittrice britannica, figura di spicco della narrativa neoclassica, e una delle autrici più famose e conosciute del panorama letterario del Regno Unito e mondiale. L’unica, a mio avviso, che ha saputo meglio rappresentare le difficoltà, ma anche le speranze e l’umore delle donne del suo tempo, per ogni ceto sociale.

Northanger Abbey – 1803/1818

Ragione e sentimento – 1811

Orgoglio e pregiudizio – 1813

Mensfield Park – 1814

Emma – 1815

Persuasione – 1818

Padiglione B: esposizione dei quadri (stampe) di Artemisia Gentileschi, famosa pittrice italiana di scuola caravaggesca. Sceglierei Artemisia per la sua storia personale e per il suo innato talento.

Padiglione C: l’ascolto, la mattina dell’8 marzo, dei versi in greco antico della poetessa Saffo, alternate da una traduzione e analisi del testo letto. Invece, il pomeriggio dell’8 marzo la lettura di uno dei racconti da Le Mille e una notte, che ha per protagonista Sherazade, la fanciulla che fronteggiò la crudeltà del sultano prorogando la propria esecuzione raccontandogli le numerose fiabe note oggi a tutti.

Padiglione D: rappresentazione teatrale de “La Locandiera” di Goldoni esempio di astuzia, e capacità di manipolazione e persuasione esemplari, che il drammaturgo veneto ha attribuito alla singolare protagonista femminile, Mirandolina.

Padiglione E: dedicato alla vendita di libri scritti da donne come: Jane Austen, le sorelle Bronte, Louisa May Alcott, Lucy Maud Montgomery (autrice della saga di romanzi che hanno per protagonista Anna dai capelli rossi), Virginia Woolf e, ovviamente, le poesie di Saffo. Non mancherebbero altri testi della narrativa, e della poesia, nazionale e internazionale come quelli di: Alda Merini, Matilde Serao, Elsa Morante, Dacia Maraini, Sibilla Aleramo, Natalia Ginzburg, Doring Lessing, J. K Rowling e tantissime altre. Tanti, tantissimi libri per immergersi in mondi sconosciuti.

Dulcis in fundo, la sera dell’8 marzo, uno straordinario concerto in piazza Duomo per ascoltare famose canzoni con temi incentrati sulle qualità e peculiarità femminili. Le canzoni potrebbero essere queste:

Girls want have fun di Cindy Lauper

The same thing di Belinda Carlisle

Women of Irland (antica canzone gaelica con lunga parte strumentale in apertura)

Supergirl di Miss Papaya

Spero che questo Festival della Donna, così come ho voluto immaginarlo, sia riuscito a coinvolgervi. Ovviamente, è frutto della mia fantasia e magari voi lettori avreste inserito altri artisti, musicisti e letterati. Volutamente ho incluso quelle opere che, secondo me, sono più idonee per immedesimarsi nelle questioni che da sempre hanno animato le rivendicazioni femminili.

Così come sosteneva Rita Levi Montalcini: “Le donne hanno sempre dovuto lottare doppiamente. Hanno sempre dovuto portare due pesi, quello privato e quello sociale. Le donne sono la colonna vertebrale delle società”. Niente di più vero, perché tante sono state le battaglie che le donne hanno sostenuto con forza e coraggio e, oggi, vanno ricordate con rispetto.

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