Alain Delon, l’attore che ha fatto della sua vita un poema epico con tutti i crismi

Articolo di Paolo Quaglia

Essere l’uomo più bello di sempre è un grande pregio o un grande peso? L’otto novembre del 1935 nasceva Alain Delon. L’Attore, intrattenitore, polemista e produttore è arrivato a ottantacinque anni di età . Si ha sempre un po’ di timore reverenziale anche nel nominare Alain e i motivi non mancano di certo. Oltre ad essere esteticamente perfetto Delon ha fatto della sua vita un poema epico con tutti i crismi. Pregi, difetti e onestà intellettuale di un professionista che non è mai potuto essere fino in fondo quello che voleva. Hanno lavorato con lui i migliori e i peggiori, lui ha sempre illuminato ogni prodotto semplicemente con la sua presenza. Ci sono stati attori che non hanno avuto bisogno di saper recitare bastava loro apparire. Tante persone si saranno chieste se Delon sia anche un buon attore, la risposta è sotto gli occhi di tutti. Un professionista in grado di coprire ogni generi; facendo ridere, piangere e spesso anche spaventare, nel cinema, si chiama attore totale. Senza andare a ripercorrere ruoli e registi occorre raccontare di come Delon si sia ritirato dall’umanità celluloide molto presto trasformando la sua carriera in un poliziesco lungo quasi quindici anni. Ci sono titoli che superano i classici Gattopardo o Rocco, titoli in cui l’anima inquieta di un uomo troppo solo diventa arte. Eppure la depressione non risparmia nemmeno di Divi e l’attore francese continua la sua lotta periodica con questa problematica e profonda abitudine. Dall’inizio del ventunesimo secolo le apparizioni sullo schermo si sono diradate a favore di lavori teatrali di estrema profondità intellettuale. L’ultima apparizione a Cannes ha raccontato un uomo di grande fascino e forma che potrebbe tornare senza mai essere andato via.

La prima notte di quiete Valerio Zurlini 1972

Essenzialmente un noir dell’anima racconta la storia di un professore vinto dall’esistenza che si rifugia in una cittadina di provincia per dimenticare qualsiasi cosa. Dedito al consumo di alcool e al gioco d’azzardo s’innamora di una sua studentessa identificandola, in maniera annoiata, come un’ancora di salvezza. Chiedendo troppo a se stesso la fine è tristemente nota ma non per forza definitiva. Un film che non può fare a meno di affascinare, per la poesia che racchiude e per l’alone di disillusione che aleggia in tutta la storia. Il professore non è l’unico elemento vinto, lo sono gli studenti, lo sono gli amici di bagordi e lo è la moglie delusa. Zurlini mette in scena un mondo morto che non ha ancora smesso di respirare e lo fa con dialoghi accennati in forma di sentenze e costruendo un’atmosfera da quadro simbolista. Rimini d’inverno è un mondo che fatica a esistere, una perenne attesa del nulla.

Due contro la città Jose Giovanni 1973

Poliziotto in pensione è amico di un ex galeotto poco fortunato. Uscito dalla prigione Gino (Delon) prova a rigare dritto con l’aiuto dell’anziano Germain. Dopo aver rifiutato l’offerta di un colpo, da alcuni amici, Gino viene braccato da un ispettore che lo crede colpevole. Alain Delon e Jean Gabin (due nomi che bastano da soli) in un noir che racconta la cronaca di una deriva annunciata . Trama classica che i due attori recitano in maniera eccellente grazie anche alla sceneggiatura solida e a una regia poco invadente. Un film di sentimenti (buoni e cattivi) che s’inserisce nella collezione dei personaggi irrisolti molto cari a Delon.

Frank Costello faccia d’angelo Jean Pierre Melville 1967

Sicario per un’organizzazione criminale decide di consegnarsi alla polizia dopo aver sistemato tutti i suoi datori di lavoro irrispettosi. Il film è la perfetta sintesi di solitudine e rettitudine , la silenziosa interpretazione del protagonista emoziona e sconcerta qualsiasi spettatore. Alain Delon, quasi muto, regala un personaggio difficilmente dimenticabile. In compagnia di un uccellino Frank Costello vive nella totale solitudine arrivando all’alienazione. Un uomo che ha scelto di non credere in altro che nella “sua” rettitudine e che pagherà in prima persona la sua decisione. Melville regala un capitolo perfetto della sua filmografia, Delon uno dei personaggi più umani.

La mia legge Jean Chapot 1973

Giallo vecchio stile ambientato nel nord della Francia. Il corpo di una giovane donna è ritrovato in mezzo a un bosco. Tutti i sospetti vanno verso una famiglia di contadini i cui figli sono piccoli delinquenti. Al “solito “poliziotto il compito di indagare. L’uomo dovrà scontrarsi con la madre dei ragazzi che non crede assassini i suoi figli. L’ambientazione invernale, con contorno di neve rende questa storia molto suggestiva e godibile. Alain Delon e Simone Signoret duellano a superarsi nel ruolo della madre intransigente e di un poliziotto più umano di quello che appare. Il film gioca in maniera efficace sull’assenza di sentimenti e su pregiudizi atavici della provincia. Un gioiello poco conosciuto che vale la pena di approfondire per ritmo ed eleganza.

Colpo grosso al casinò 1963 Henri Verneuil

Malinconico e anziano rapinatore vuole andare in pensione con un ultimo colpo. L’uomo, appena uscito di prigione, decide di mettersi in società con un giovane alle prime armi. Riusciranno a non farsi arrestare ma, sottratti i soldi, arriveranno gli imprevisti. Primo film recitato da Delon in coppia con il “maestro” Jean Gabin è un prodotto perfetto. Precorre i tempi nel ritmo (la preparazione chirurgica del colpo) e supera l’oggi con una sceneggiatura così bella da non poter essere descritta. Il regista lascia carta bianca ai due attori che recitano in maniera contenuta ed esplosiva allo stesso tempo. Michel Audiard, lo sceneggiatore, incanta con le parole.

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