“Caruso zero in condotta”, un flop totale dal quale Nuti produttore non si riprenderà più

Articolo di Gordiano Lupi

Caruso zero in condotta non è un sequel di Caruso Paskoski. Nuti cita il nome del protagonista (Caruso) del vecchio film di successo e la sua professione (psicanalista), persino il nome del personaggio femminile (Giulia), ma gira un film del tutto diverso, con ambizioni autoriali, per indagare il rapporto padre – figlia. Non è il solito film dove Nuti vive una situazione amorosa complessa con una donna, in questa (purtroppo) ultima pellicola da regista Giulia è una figlia adolescente che un padre premuroso cresce da solo, con l’aiuto di una tata di colore, dopo la morte della moglie. Un evento inatteso sconvolge il rapporto tra genitore affettuoso e figlia modello: la ragazzina entra a far parte di una baby gang (soggiogata da un capetto carismatico che è anche il suo ragazzo) che rapina i supermercati. I carabinieri scoprono il fatto criminoso e mettono in guardia i genitori, per questo Caruso stringe i freni con la figlia, si comporta da padre autoritario e la punisce, proprio come avrebbe fatto suo padre. La professione di Caruso inserisce nel contesto comico una paziente folle e sessuomane come Olga (Dazzi) che di tanto in tanto irrompe nella storia e una suora surreale dai tratti mascolini che vorrebbe diventare Papa (Platinette). Caruso finisce in galera per salvare la figlia dopo la scoperta di una pistola che è servita per compiere un crimine da parte del bambino dominante della gang, ma viene scagionato dalla governante che ha conservato un ritaglio di giornale fondamentale. La trama percorre la vita di uno psicologo in perenne antagonismo con una figlia adolescente che non vuol saperne di farsi domare; nonostante la sua professione – come dice la paziente Olga – Caruso non è preparato a gestire i suoi conflitti anche se cura i problemi psicologici degli altri.

Caruso zero in condotta si sarebbe dovuto intitolare Zero spaccato in condotta, si sceglie di aggiungere il nome Caruso per richiamare il vecchio pubblico di Nuti, anche se l’operazione nostalgia non serve a molto, perché l’incasso globale supera di poco i cinquecento milioni di lire. La critica distrugge il film e il pubblico lo snobba, a mio parere ingiustamente, perché l’ultima opera di Francesco Nuti è intensa e originale. Caruso zero in condotta è opera riuscita da un punto di vista registico, ricca di riprese mai scontate, insolite e non banali, movimenti di macchina avvolgenti, uso di carrello e dolly, piano sequenza e soggettiva, mai a sproposito. La fotografia di Canevari è ben dosata tra il racconto in diretta e le suggestioni in flashback; il montaggio di De Rossi non è consequenziale ma interrompe la narrazione per inserire ricordi e momenti del passato; la colonna sonora di Giovanni Nuti e Riccardo Galardini è straordinaria come sempre, anche se ci sono momenti legati alla musica giovanile, resta indimenticabile Rise and Shine che chiude il film. Francesco Nuti cita se stesso con alcune battute: Il polmone gode (Tutta colpa del Paradiso), Tu sei una pazza! (Io amo Andrea), cavalli di battaglia di un repertorio comico. Alcuni critici vedono in questo atteggiamento un segno di stanchezza, la volontà di fare un mix comico tra passato e presente, un modo furbesco di strizzare l’occhio al vecchio pubblico. Niente di tutto questo, a mio parere, solo firma d’autore, segno di continuità con il passato, in un film che non ha come prima ambizione quella di far ridere. Nuti è cresciuto come autore ma il pubblico (e la critica) non lo capisce. Basta vedere la citazione bergmaniana della domestica che si rivolge alla macchina da presa per spiegare come ha salvato il padrone dalla galera. Basta apprezzare tutta la poesia del ritorno al passato contenuta nei flashback dove Caruso rivede il se stesso bambino che lo rimprovera d’essere stato troppo duro con la figlia e di essersi comportato come faceva il babbo quando lui rubava le ciliegie. Aveva ragione il babbo! Esclama Caruso dopo averci pensato bene, ma nel metaforico e intenso finale, quando abbraccia di nuovo la figlia (ritrova il suo pezzettino di donna), prende per mano Carusino e gli dice: Vieni con me, che almeno tu m’insegni qualcosa. Molto interessante anche l’idea (pure questa bergmaniana) delle donne del passato che tornano per rimproverare Caruso del suo egoismo, per aver usato la figlia come barriera nei loro confronti, come scusa per non prendere impegni. Vedi, adesso Giulia avrebbe bisogno di una madre, dicono in coro. Giulia è figlia mia, non vostra! A Giulia ci penso da solo!, risponde deciso Caruso. Tra le donne del passato Annamaria Malipiero, nella vita reale donna del presente e madre di Ginevra; le altre sono Carlotta Natoli e Patrizia Corti. Tra gli attori di contorno manca Novello Novelli, ma ci sono un divertente Remo Remotti, ilare compagno di cella, e un preside come Antonio Petrocelli. La debuttante Giulia Serafini è bravissima, forse facilitata da uno spontaneo carattere ribelle, peccato che non abbia fatto altro nel cinema. Cecilia Dazzi è brava e folle al punto giusto. Francesco Nuti convince, soltanto me forse, ma lo trovo perfetto nel ruolo di un padre a disagio nel ruolo educativo, innamorato di una figlia che pare non corrisponderlo. Il regista riferisce che l’ispirazione per il film non proviene dal suo rapporto con Ginevra (troppo piccola), ma dall’aver osservato come suo fratello si comporta con la figlia adolescente. “Affronto in maniera leggera un tema importante: il disagio che provano i genitori della mia generazione nel loro rapporto con i figli adolescenti”, dice alla stampa. La musica scandisce certi momenti importanti del film: Rita Pavone simboleggia il ricordo dell’estate del 1972, il tango Amore vuol dir gelosia è il momento in cui il padre esce di galera.

Caruso zero in condotta è un flop totale dal quale Nuti produttore non si riprenderà più. Girato tra Toscana (Viareggio, Lido di Camaiore, Forte dei Marmi, Pietrasanta, Seravezza, Alpi Apuane), e Roma (Olgiata, Carcere di Regina Coeli, esterni), a partire dal 28 agosto del 2000. Prima nazionale al Cinema Vittoria di Castiglione dei Pepoli (BO), il 9 marzo 2001, uscito in 133 città contemporaneamente, con un battage pubblicitario inutile, vista la resa economica. Distribuito all’estero, solo in alcuni paesi dell’Est Europa, tra questi Russia e Bulgaria.

Regia: Francesco Nuti. Soggetto e Sceneggiatura: Carla Giulia Casalini, Ugo Chiti, Francesco Nuti. Fotografia: Tano Canevari. Montaggio: Ugo De Rossi. Effetti Speciali: Tiberio Angeloni. Musiche: Giovanni Nuti, Riccardo Galardini. Produttori: Francesco Nuti, Andrea Girombelli, Massimo Roviglioni, Case di Produzione: FrancescAndrea, Filmone: Collaborazione Produzione: Medusa Film, Tele Più. Distribuzione (Italia); Medusa Film. Genere: Commedia. Durata: 84’ (metri 2.484). Interpreti: Francesco Nuti (Caruso), Cecilia Dazzi (Olga), Giulia Serafini (Giulia), Elisabette Lohandjola Apamato Cafua (Mary), Lorenzo De Angelis (Diego), Massimo Salvianti (capitano), Antonio Petrocelli (preside), Remo Remotti (Stefano), Carlotta Natoli, Anna Maria Malipiero, Patrizia Corti (le donne del passato), Francesco Gabriele (contadino), Mario Patanè (magistrato), Platinette (alias Mario Coruzzi – paziente suora), Andrea Costa, Andrea Scerbo, Matteo Stilo (i ragazzi della baby gang), Marianna Valentina Cava, Anna Caterina Galoppo, Elena Presti, Stefano Ballotti.

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