“Polvos mágicos”, un prodotto ibrido che strappa pochi sorrisi

Articolo di Gordiano Lupi

José Ramón Larraz è un ottimo regista horror, abile nel contaminare pellicole angoscianti e claustrofobiche di torbido erotismo, ma non è l’autore più adatto per realizzare un film comico.

Polvos mágicos (1980), noto in Italia come Lady Lucifera ma quasi introvabile, rappresenta un’eccezione alla sua vasta filmografia. La storia è scritta da Mauro Ivaldi che esporta la moglie Carmen Villani in Spagna per un ciclo di film commissionati dalla televisione iberica. I restanti lavori sono firmati da Ivaldi: Los lios de Estefania (1983), La casada divertida (1983) e Una spia enamorada (1983). Si tratta di commedie classiche mai uscite in Italia, la serie dovrebbe continuare sino ad arrivare a dieci, poi Ivaldi viene chiamato a Los Angeles per girare il primo film americano. Purtroppo la sua morte improvvisa infrange molti sogni e la carriera artistica di Carmen Villani si interrompe. La Villani confessa a Manlio Gomarasca e Davide Pulici che la intervistano per il volume 99 Donne che odia veder pubblicati i fotogrammi erotici dei suoi film, sono immagini da vedere in movimento, collegate al resto della pellicola, fuori dal contesto possono risultare volgari. Il film che più ama è questa pellicola uscita solo in Spagna, che riscuote buoni consensi di pubblico, soprattutto per la presenza del popolare Alfredo Landa.

Polvos mágicos o Lady Lucifera, ho dovuto vederla nella versione originale spagnola, ma è stata una vera delusione. Il tono del film è comico, vorrebbe essere la storia esilarante di una famiglia di diavoli, ma resta un prodotto ibrido che strappa pochi sorrisi. Alfredo Landa (Arturo) è l’interprete principale e il bravo attore spagnolo salva spesso la situazione, ma ha come spalla un modesto Vincenzo Crocitti (Paco) nel ruolo più importante della sua carriera. Carmen Villani (Sulfurina) si spoglia poco o niente, la pellicola non presenta il minimo tasso erotico, se escludiamo qualche accenno lesbico e un paio di rapide nudità, per altro mai integrali. Il resto del cast è buono, soprattutto Elisa Montés (Alterta), ma se la cavano pure Carmen de Lirio, José Maria Caffarel, Carlos Lucena, Eduardo Fajardo, Assumpta Serna, Maria Vico, Trini Alonso e José Nieto. Il problema è la storia, del tutto fuori dalle corde di José Ramón Larraz, magari adatta per Mauro Ivaldi, ma in ogni caso poco solida e mal strutturata. Si tratta di un horror comico sostenuto dalla verve di Alfredo Landa e dagli sguardi stralunati di Vincenzo Crocitti che parte da una situazione surreale. Carmen Villani è Sulfurina, figlia di un diavolo, destinata a restare per sempre giovane solo se sacrificherà a Satana i suoi mariti. Crocitti e Landa giungono al castello di Sulfurina e si rendono subito conto che qualcosa non va perché ci sono candele nere, teschi che parlano, camere con vista sul cimitero e bare che contengono cadaveri. Crocitti è il finto fidanzato conosciuto a un funerale, ma la Villani vorrebbe sposare Landa, anche se non disdegna attenzioni saffiche e si fa sollazzare da un nano. Niente di troppo spinto, però. Le parti erotiche sono corrette in versione comica e Larraz deve frenare la propensione per il torbido. La commedia è tutta girata in interni, prosegue con cene a base di gatti, mandragola, rospi e altre prelibatezze, si vedono caproni e simboli horror trattati con ironia. Ci sono persino un fantasma gay nascosto nell’armadio che gira per il castello con un cappio al collo e un nano infoiato che si nasconde sotto le gonne delle ragazze. Larraz utilizza il mestiere di autore horror per realizzare una parodia del genere e in questo può essere considerato un anticipatore di pellicole come Scream (1996) di Wes Craven. Vediamo una bambola che si muove e piange, un teschio che batte i denti e ricompare alla porta pure se lo gettano dalla finestra, un diavolo che puzza di zolfo e vive in una bara. Il servitore Leandro è una sorta di Frankenstein che corre dietro a ogni gonnella e si eccita quando porta fuori una donna. Risulta interessante come buon momento horror la scena della donna impiccata che penzola dal soffitto. Ottima anche la morte del servitore ripetutamente accoltellato in una scena da slasher ironico, anche se il sangue che sgorga dal collo è molto verosimile. Un omicidio a colpi di martello riporta in primo piano situazioni horror ma ancora una volta messe in parodia e recitate in tono farsesco. Torna l’erotismo quando il nano prepara Carmen Villani alla notte del sabba e le spalma un satanico unguento su tutto il corpo, ma si poteva fare di meglio. José RamónLarraz confeziona una parodia del sabba satanico che successivamente realizzerà in forma horror – erotica ne I riti sessuali del diavolo (1982). Vediamo i partecipanti bere pozioni magiche, baciare il sedere a un gatto e accendere candele nere mentre le campane chiamano a raccolta. Il regista usa molto mestiere horror per trucchi e colpi di scena, ma anche per le atmosfere del sabba, i momenti cupi e le uccisioni sanguinose. Landa e Crocitti si rendono conto che il castello è popolato da stregoni, trovano un libro che potrebbe risolvere il mistero e interpretano stanche gag come quella della bara che precipita per le scale. Lo spumante che bagna tutti e spruzza il liquido per aria è un’altra trovata vecchia come il mondo che non fa ridere nessuno. Alla fine il libro magico libera tutti dalla maledizione e Carmen Villani può sposare Alfredo Landa, ma il patto satanico si è rotto e la donna si trasforma in uno scheletro. Molto buono l’effetto horror – comico con la Villani che accenna uno strip e subito dopo restano sul letto un cranio consumato e una ciocca di capelli biondi. Landa stringe un patto con il diavolo e resta giovane in eterno, per la meraviglia di Crocitti che quarant’anni dopo lo rivede in piena forma.  

Polvos mágicos è una pochade lenta e prevedibile, poco erotica, sostenuta da una regia piatta e svogliata che si adegua a un soggetto carente. La comicità da farsa e la parodia non fanno per José Ramón Larraz, molto più a suo agio con soggetti erotico – morbosi.

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