“I riti sessuali del diavolo” e le atmosfere inquietanti e morbose di José Ramón Larráz

Articolo di Gordiano Lupi

José Ramón Larráz (Barcellona, 1929) è un regista spagnolo che lavora molto in Inghilterra e spesso firma le sue opere con pseudonimi e abbreviativi: Joseph Braunstein, Joseph L. Bronstein, José L. Gil, J.R. Larrath, Joseph Larraz, José R. Larraz e José Larraz. In Italia lo ricordiamo come disegnatore di fumetti, soprattutto per l’Uomo Mascherato dei Fratelli Spada. José Ramón Larraz è uno dei principali esponenti della sexploitation spagnola e realizza una serie di pellicole horror di buon valore. I suoi film presentano un’atmosfera inquietante e morbosa, sono girati in interni claustrofobici e presentano espliciti riferimenti erotici. Si tratta di pellicole a forti tinte che coniugano orrore ed erotismo ossessivo, girate con perizia e montate in modo da eliminare i tempi morti. In Italia ricordiamo La morte incerta (1973), con una grande Rosalba Neri nel ruolo dell’amante vendicativa, ma Larraz gira molti film a base di sesso e violenza e non tutti sono ad alti livelli. Basti pensare al modesto L’ombra dell’assassino (1973) e allo slasher La danza del diavolo (1990). Ossessione carnale (noto anche come Vampyres) (1974) è uno dei suoi horror morbosi più convincenti, realizzato in Inghilterra come molti altri film, racconta di due vampire lesbiche e vendicative. Ossessione carnale è girato in economia, ma è un buon film dell’orrore, pieno di simbolismi e note psicanalitiche, soprattutto ben fotografato. Una caratteristica di Larraz è quella di creare interni cupi e angoscianti, ben valorizzati da un’ottima fotografia e da una musica ossessiva. Il noto critico italiano Paolo Mereghetti cita soltanto questo film di Larraz nel monumentale Dizionario, ma lo fa per stroncarlo senza appello e per dire che tutto è lento, macchinoso e prevedibile. Il capolavoro riconosciuto del regista spagnolo è Symptoms l’incubo dei sensi (1974), presentato a Cannes, ma difficilmente reperibile. Un horror sofisticato, girato nella campagna inglese, ben recitato da Angela Pleasence (figlia di Donald) e da Lorna Heilbron, nella parte di due morbose amiche dedite all’omicidio. Ricordiamo alcuni film erotici conditi da situazioni esplicite come Malizia erotica (1979), interpretato da Gabriele Tinti, Laura Gemser e Barbara Rey, Lady Lucifera (1979) – uscito in Spagna come Polvos mágicos – interpretato dalla sensuale Carmen Villani, Sodomia – La visita del vicino (1978) e Perversion Flash (1976)

  I riti sessuali del diavolo (Los ritos sexuales del diablo, 1982) è un ottimo horror d’atmosfera, cupo e angosciante che in Italia non è mai uscito. Per vederlo abbiamo cercato la versione inglese sottotitolata in spagnolo. José Ramón Larraz scrive, sceneggia e dirige una storia demoniaca a base di presenze sataniche e sette segrete che adorano il diavolo. Firma la pellicola con lo pseudonimo anglofono di Joseph Braunstein, così come molti tecnici e attori vengono presentati con falsi nomi britannici nei titoli di testa. In questo periodo è più facile vendere sul mercato internazionale un prodotto che si presenta con regista e interpreti statunitensi. Non è soltanto una moda italiana. La fotografia di Juan Mariné è molto scura e contribuisce a creare un clima di mistero e di angoscia claustrofobica, mentre il montaggio serrato di Harold Wallmann non dà respiro allo spettatore. Le musiche della spagnola CAM sottolineano una situazione di terrore crescente e palpabile. Bravi gli interpreti, un’affascinante Vanesa Hidalgo (si fa chiamare Vanesa Ashley) nei panni della protagonista Carol, ma anche la sensuale Helga Liné, come perfida Fiona, e Mauro Ribera nei panni di Robert. Completano il cast: Christopher Bright, Alfred Lucchetti, Jeffrey Healey, Lucille Jameson, Paul Kendall, John McGrat, Fred Pulver, Martin Ren, Betty Webster, Carmen Carrión e Rose Wren.

   I riti sessuali del diavolo fa vivere allo spettatore ottantaquattro minuti di incubo infernale, ma comincia all’insegna della sexploitation perché Larraz descrive con dovizia di particolari e tecnica da film hard un sensuale rapporto erotico. L’orrore è in agguato. La ragazzina che fa l’amore con un uomo maturo porta al colo un simbolo diabolico e grazie a un rapido cambio di scena vediamo una mano trafiggere con uno spillone un pupazzo vudù. L’uomo muore colto da infarto ma fa in tempo a pronunciare il nome di Fiona. A ucciderlo è stata la moglie. Scorrono i titoli di testa e il mistero si fa ancora più fitto. Carol, sorella del defunto, giunge in Inghilterra accompagnata dal suo uomo (Robert) per partecipare alla successione ereditaria, viene accolta dalla vedova durante una notte di tempesta e ospitata nella casa dove si è consumato il delitto. I segni demoniaci compaiono subito e sono il leitmotiv di una pellicola che si fa sempre più interessante e ricca di colpi di scena. Vediamo candele nere, quadri diabolici, raffigurazioni di caproni cornuti e segni della presenza di Satana. Larraz insiste con stile eccentrico e gira sequenze erotiche esplicite, come se fossimo in un film porno con la trama. Da notare anche una pennellata di voyeurismo quando Fiona osserva da un foro nella parete un prolungato rapporto tra Carol e Robert e si abbandona alla masturbazione. Una tecnica sopraffina consente di alternare sesso a masturbazione utilizzando efficaci dissolvenze. Le parti oniriche sono un’altra caratteristica che definisce lo stile del regista spagnolo e ne vediamo un esempio con il sogno di Carol immersa in un delirio senza fine. La ragazza è vestita soltanto di un sensuale completo intimo, il fratello morto la segue, fa l’amore con lei e alla fine anche Fiona la bacia. Inutile dire che la parte erotica è realistica, ai limiti del porno, l’incesto è credibile, così come il bacio saffico prolungato e morboso. La tensione è molto alta, Carol si risveglia, scende spaventata in cucina, vede un uomo alla finestra e alla fine conosce un prete malefico che è il vero capo della setta, colui che organizza i sabba demoniaci. Una bella parte di cinema fantastico si svolge al cimitero dove la voce del fratello si leva lugubre dalla tomba per intimare: “Carol vattene di qui e non tornare!”.  La setta satanica tenta di appropriarsi di Carol e la cameriera ruba una collana di sua proprietà per utilizzarla nel sabba. Molto interessanti alcune sequenze lesbiche tra la cameriera e la ragazzina che aveva contribuito a far uccidere il marito. Il rapporto tra la ragazza e un caprone nero che rappresenta il demonio è un vero capolavoro di erotismo malsano. Larraz riesce a rendere credibile una penetrazione animalesca filmando la donna a gambe larghe mentre accarezza il caprone e lo invita a possederla. Una goccia del suo sangue cade sulla collana di Carol e riesce a farle provare una sensazione di dolore. Fiona si occupa di Robert, gli mostra erbe diaboliche, la mandragola, la digitale purpurea, lo porta a letto con sé e finisce per inserirlo nella setta demoniaca. Le parti erotiche sono ancora una volta molto curate, approfondite e descritte con dovizia di particolari degna del miglior cinema hard. Una nuova messa satanica diretta dal sinistro prete prevede lo sbattezzo di Robert che abbandona il crocefisso, un rapporto tra Fiona e il sacerdote, ma pure sequenze di amori saffici. Carol viene portata al limite della pazzia, drogata con le erbe di Fiona, assiste ai riti satanici e non viene creduta dal compagno che ormai è un nemico. Carol sente odore di zolfo sul corpo di Robert, si rende conto che non indossa il crocefisso e comprende di essere rimasta sola a lottare contro il diavolo. Un nuovo rapporto sessuale tra Carol e Robert mostra i cambiamenti di un uomo ormai preda del demonio, perché sodomizza la compagna senza nessuna dolcezza e sfoggia uno sguardo satanico. Il regista aumenta la dose di erotismo malsano mostrando con dovizia di particolari prima la relazione tra Robert e Fiona, quindi le perversioni della cameriera che scopa con un giovane amante sotto gli occhi del marito. La pellicola subisce una busca accelerazione quando il marito della cameriera decide di non stare più al gioco e confessa tutto a Carol. L’uomo viene catturato dalla setta, denudato, fatto inginocchiare e infine ucciso in modo orribile durante una satanica esecuzione. Il regista è bravo a filmare una parte trucida con una spada affilata che penetra l’ano dell’uomo e gli fa vomitare sangue dalla bocca. Puro stile da sexploitation allaJoe D’Amato, che farà anche di meglio in Eva nera (1976)e in Caligola… la storia mai raccontata (1982), ai danni del povero Gabriele Tinti. Nel primo film ricordiamo Laura Gemser che infila un serpente nell’ano dell’uomo, mentre nel secondo citiamo la sequenza dei senatori impalati per il sedere: i ferri entrano dal retto ed escono dal petto in un eccesso gore notevole. Larraz prepara lo spettatore a uno sconvolgente finale che vede un sabba in piena regola con protagonista la povera Carol. Un erotismo torbido a base di carezze saffiche conduce a un’esplicita iniziazione demoniaca della ragazza, eccitata da profonde carezze lesbiche. Rintocchi di campane, preghiere, sequenze saffiche, corvi gracchianti, invocazioni al demonio anticipano un rapporto amoroso tra Carol e il prete che rappresenta Satana. Il regista sorprende con un inaspettato doppio finale durante il quale sembra che sia stato tutto un sogno di Carol. Il film pare ricominciare dal risveglio della ragazza che rivive sequenze simili al suo incubo, vede il prete con cui ha avuto un rapporto satanico, trova la casa di Fiona al buio, compaiono candele nere e la cognata offre erbe curative. La pellicola termina con una palpabile sensazione di storia che si ripete, di incubo senza fine e di orrore inevitabile. Lo sguardo impaurito di Carol sottolinea l’atmosfera di terrore e la presenza demoniaca.  

   La pellicola ricorda molto Rosemary’s Baby (1968) di Roman Polanski, capolavoro inimitabile e capostipite di tutta una serie di pellicole sul demonio e i suoi accoliti. Larraz non riesce a realizzare un realismo descrittivo così efficace, ma rende bene un clima di angoscia surreale che diventa sempre più palpabile, scena dopo scena. Il film è girato quasi completamente in interni, con sporadici momenti nella campagna inglese, ma la qualità dell’opera non risulta diminuita. 

   José Ramón Larraz è un regista che presenta analogie con l’italiano Aristide Massaccesi (in arte Joe D’Amato), perché sa fondere trame orrorifiche ed erotismo morboso, oltre a realizzare la soggettiva dello spettatore che si immedesima in molte situazioni voyeuristiche. Joe D’Amato ha realizzato pellicole memorabili della sexploitation italianacome Porno Holocaust (1979), Orgasmo nero – Vudù Baby (1978 – 80), Antropophagus (1980) e Le notti erotiche dei morti viventi (1980). La commistione horror – sesso rende Larraz un grande terrorista dei generi e rappresenta lo stile di un autore interessante e ingiustamente trascurato dalla critica colta. Le pellicole di Larraz sfidano gli strali della censura ma sono coraggiosi esperimenti di un cinema che ricorda i fumetti neri degli anni Settanta.

   Alcune sequenze de I riti sessuali del diavolo presentano analogie con lo stile di Renato Polselli, apprezzato in buoni film come Riti, magie nere e segrete orge nel Trecento (1973) e Oscenità (1973 – 79), lavori a metà strada tra horror, erotismo esplicito e racconto psicanalitico. Polselli, come Larraz, passa guai con la censura, perché inserisce sequenze erotiche ai limiti dell’hard e cerca di trasgredire usando il cinema per affermare un discorso sociale.  

   José Ramón Larraz è un buon autore che meriterebbe uno studio approfondito e una giusta rivalutazione nell’ambito dei registi della sexploitation europea.

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