Aristide Massaccesi, in arte Joe D’Amato

Articolo di Gordiano Lupi

Aristide Massaccesi nasce a Roma il 15 dicembre 1936 e può a ben diritto essere considerato il regista più prolifico di tutta la storia del cinema italiano. Massaccesi viene da una famiglia di persone che lavoravano nel cinema e adesso figlio e nipote ne continuano la tradizione nelle vesti di operatori. Massaccesi è l’essenza stessa dell’artigianato cinematografico: di quasi tutti i suoi film è anche sceneggiatore, direttore della fotografia e spesso anche produttore, in coppia con la moglie Donatella Donati. Nel cinema ha fatto di tutto, cominciando da semplice operatore, passando alla direzione della fotografia, alla regia e alla produzione. E poi non c’è genere che non abbia esperimentato: western, cappa e spada, peplum, decamerotici, kung-fu, guerra, erotico, sexy, hard, mondo movies, fantasy… forse mancano soltanto i musicarelli. In tutti questi film D’Amato porta il suo mestiere e con pochi soldi dà ritmo e spettacolarità a pellicole che si basano su modeste sceneggiature e cast di attori non sempre all’altezza.

Tra la sua ricca dotazione di pseudonimi è noto al grande pubblico con il nomignolo americaneggiante di Joe D’Amato con il quale firma la gran parte dei film della sua lunga carriera. D’Amato non è solo il porno italiano di Rocco Siffredi e le avventure erotiche di Tarzan o di Marco Polo, lavori che in ogni caso nel loro genere hanno una dignità. Anche in tali pellicole Massaccesi non dimentica mai sceneggiatura, soggetto e gusto scenografico. Quando gira un film, sia esso porno, horror o hard core, il rispetto dello spettatore è la prima cosa. Resta uno degli ultimi autori di pellicole hard che conservano un’impalcatura narrativa dignitosa.

Il pubblico dell’horror ricorda Massaccesi per tre film importanti: Buio omega, Antropophagus, Rosso sangue e per essere stato l’interprete italiano del filone splatter. I tre film sopra citati sono tra gli horror più significativi degli anni Settanta – Ottanta e vanno a  inserirsi tra le cose che resteranno, come i lavori di Fulci, Bava, Margheriti, Deodato, Lenzi, Soavi e Argento. D’Amato realizza dei piccoli gioielli con poche lire, nella buona tradizione del cinema italiano di genere, rispettando il gusto per il gotico e spingendolo all’eccesso sino a farlo confluire nello splatter.

La carriera di Massaccesi comincia con la scuola di cinema a Roma e subito dopo si impiega come direttore della fotografia, che resta la sua principale occupazione a cavallo degli anni Cinquanta e Sessanta. Massaccesi mette da parte una grande esperienza prima come aiuto fotografo (è con Jean Renoir ne La carrozza d’oro), poi come direttore della fotografia (la sua vera passione) al servizio di registi come Mario Soldati (È l’amore che mi rovina, 1951) e Mario Mattoli (L’inafferrabile, 1951) e come operatore per registi tipo Carlo Lizzani (L’oro di Roma, 1961), Mario Bava (Ercole al centro della terra, 1961) e Umberto Lenzi (Paranoia, 1970).

La gavetta di Massaccesi è lunga e tocca tutti i generi possibili: dal poliziesco alla commedia passando per lo storico. Solo nel 1972 decide di mettersi dietro la macchina da presa per film di genere western, storico e commediette erotiche di scarso spessore. Pellicole come: Un bounty killer a Trinità, Sollazzevoli storie di mogli gaudenti e mariti penitenti, Fra’ Tazio da Velletri e La rivolta delle gladiatrici. Ma è solo con La morte ha sorriso all’assassino (1973) che comincia a fare sul serio. Non fu però un successo, nonostante la presenza di attori come Klaus Kinsky e Giacomo Rossi Stuart. Per questo motivo D’Amato migra verso altri generi come l’erotico soft, anche perché incontra sulla sua strada la bella indossatrice indonesiana Laura Gemser, interprete ideale per una serie di pellicole che dovevano sfruttare il succeso internazionale del libro “Emmanuelle” della Arsan e delle pellicole francesi con la bionda Silvia Kristel. Sono cinque gli episodi che D’Amato dirige con Laura Gemser in questa serie rinominata “Emanuelle” con una sola emme per evitare la denuncia per plagio. Ne parleremo più avanti perché a nostro giudizio Massaccesi ha dato il meglio di sé nel genere erotico e in quello horror, toccando vette irraggiungibili quando riusciva a contaminare entrambi i generi. Ci sono pellicole interessanti che contaminano il porno soft con l’horror sia nella serie Emanuelle (Emanuelle e gliultimi cannibali e Emanuelle in America), sia fuori (alcuni film fine anni Settanta: Sesso nero, Hard sensation, Porno Holocaust e Le nottierotiche dei morti viventi).

Sesso nero è una pellicola cult: è il primo film porno girato in Italia e proiettato nei neonati circuiti a luci rosse. Siamo nel 1980 e D’Amato aveva già girato alcune scene hard in Emanuelle in America (1976), ma erano semplici inserti che nella versione regolare della pellicola vennero tagliati. Emanuelle in America uscì in versione uncut solo a metà anni Ottanta.

Massaccesi si ricorda soprattutto per aver scritto, diretto, fotografato e prodotto Buio omega (1979), ottimo remake in versione splatter di un vecchio film di Giacomo Guerrini (Il terzo occhio). La musica dei Goblin (freschi di Profondo rosso con Argento) contribuì al successo, ma ricordiamo pure l’interpretazione di attori inquietanti e ben calati nella parte. In questo film Massaccesi si lascia davvero andare e affonda lo sguardo nella carne viva, mostrando intestini smembrati e unghie strappate. “Erano soltanto interiora di maiale” disse D’Amato. Però gli effettacci erano ben realizzati. La fotografia sporca abusava di colori come il giallo e il verde scuro per rendere bene il senso di disgusto e di nausea che raggiunge l’apice nella scena del pasto dopo un massacro. Fu un successo in Italia e all’estero. 

Massaccesi ha dato vita insieme a Luigi Montefiori (in arte George Eastman), attore, sceneggiatore ed ex giocatore di basket dalla stazza gigantesca (più di un metro e novanta) a un prolifico sodalizio. Il primo lavoro importante dei due autori è Antropopahgus (1980), un film indimenticabile, la vera icona del cinema di D’Amato. La pellicola è splatter puro ma con una trama avvincente e una scenografia curata: questa è la vera novità per il genere. Da ricordare: la scena del feto strappato e divorato (era un coniglio spellato annegato nel sangue), gole recise, intestini maciullati, cadaveri decomposti e altre prelibatezze. Inutile dire che nel 1980 fece grande scalpore, dato che il pubblico non era avvezzo a vedere certe cose al cinema. In Inghilterra passarono alcune scene in televisione spacciandolo per uno snuff movie. Al solito anche in Antropophagusl’atmosfera è malsana e macabra, arricchita da effettacci spettacolari. Pochi mesi dopo Luigi Montefiori sceneggia un altro film dove lui stesso interpreta la parte di una specie di mostro immortale che pare la fotocopia splatter di Michael Myers di Halloween. Il film è Rosso sangue(1982)ed è il meno riuscito dei tre horror di D’Amato, pure se è spaventoso al punto giusto per come mostra atrocità e sangue in modo freddo e atroce. La storia è quella di un serial killer prodotto da un esperimento genetico che si aggira per le strade di un paese e fa strage di innocenti. Da ricordare la scena del forno e l’accecamento del mostro che come un novello Polifemo rantola e si dimena cercando di far fuori chi lo ha ucciso.

Massaccesi e Montefiori avevano già girato molte pellicole hard nella Repubblica Dominicana, inventando in Italia il genere e dando vita alla più assurda serie di film pornografici che la storia del nostro cinema ricordi. Tra l’altro le pellicole vennero realizzate con uno stesso gruppo di attori che cambiava parte da un film all’altro. Venivano anche utilizzate scene di un film  per inserirle in una pellicola successiva. Gli hard dominicani vennero girati tutti nello stesso anno e il materiale fu montato successivamente in studio.

Nel campo dell’erotico D’Amato va ricordato anche per alcune pellicole raffinate girate nel corso degli anni Ottanta sulla scia del successo di film d’autore come La chiave. Pellicole come L’alcova, La lussuria e Il piacere sono considerate dai critici tra le migliori prodotte in Italia in campo erotico.

Joe D’Amato termina la carriera girando quasi esclusivamente hard core, genere molto più redditizio. In questo campo il sodalizio con Luca Damiano ha prodotto alcuni lavori di pregio che vengono ancora ricercati dagli amanti del genere.

Ricordiamo Aristide Massaccesi anche ottimo produttore di horror italiano. Insieme a Luigi Montefiori e altri amici apre la casa di produzione Filmirage che lancia registi come Michele Soavi e Claudio Fragasso. Citiamo tra i film prodotti: Deliria (1987) di Michele Soavi, Killing Birds (1987) di Claudio Lattanzi (in realtà pare lo abbia diretto D’Amato o che abbia aiutato molto il giovane regista), La casa 3 (1988) di Umberto Lenzi, La Casa 4 (1989) di Fabrizio Laurenti, DNA – Formula letale (1990) di Luigi Montefiori e La Casa 5 (1990) di Claudio Fragasso, la miniserie Troll (cap. 2 e 3 nel 1990), Le porte del silenzio (1991) di Lucio Fulci.

Massaccesi rientra alla regia horror  con un buon prodotto come Frankenstein 2000Ritorno dalla morte (1992) film poco distribuito e di scarso successo. Il suo ultimo film importante è il thriller erotico La jena (1997).

Massaccesi era gentile e riservato ma sempre pronto alla battuta: pare quasi impossibile che abbia realizzato quei film pornografici così espliciti e gli horror più sanguinolenti mai girati nel nostro paese. Con il passare del tempo si è costruito una grossa fama in tutto il mondo ma non ha mai rinunciato a fare il suo artigianato cinematografico, realizzando anche quindici film ogni anno. Ha sempre lavorato nel cinema di basso costo, imitando i grandi successi: usciva Caligola, lui si precipitava a girare Caligola la storia mai raccontata, aveva successo La chiave lui proponeva L’alcova e Voglia di guardare, era buono l’esito commerciale di Fuga da New York lui girava Bronxlottafinale, e così via. Le sue regie accertate dovrebbero aver superato le duecento, ma è difficile essere precisi. Di sicuro la sua fama è paragonabile a quella che aveva Ed Wood a Hollywood: uno che fa i film in fretta e furia, ma mettendoci sempre un tocco di folle genialità.

Massaccesi è morto improvvisamente a Roma il 23 gennaio 1999 all’età di 63 anni, ovviamente tra l’indifferenza dei media.

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