Europei, Pizzul, la telecronaca della finale e la grande umiltà

Articolo di Francesco Pira

“È stato l’orgoglio che ha trasformato gli angeli in diavoli; è l’umiltà che rende gli uomini uguali agli angeli”. Sant’Agostino ci ha lasciato questa massima che calza a pennello per il personaggio di cui scrivo oggi. Si chiama Bruno Pizzul. Ma andiamo all’episodio buffo delle ultime ore che lo coinvolge. Su Twitter nelle ultime ore è diventato virale l’hashtag #voglioPizzul, con la singolare proposta di un ritorno momentaneo, giusto per la telecronaca della finale degli Europei di domani sera, Italia – Inghilterra, dell’amato giornalista Rai. Ma il Bruno Nazionale con grande umiltà ha spento gli entusiasmi: “Sono cose che si dicono sul momento – ha dichiarato a La Presse il telecronista Rai che per tanti anni ha seguito la Nazionale – ringrazio quelli che hanno fatto questa cosa ma francamente non credo sia nemmeno da prendere in considerazione. Fa piacere, vuol dire che qualcosa di buono abbiamo lasciato nel ricordo della gente”. Tutto è avvenuto per il telecronista ufficiale della Rai, Alberto Rimedio, che ha seguito l’Italia agli Europei è positivo al Covid 19. Ma come non amare Bruno Pizzul. E’ una “storia straordinaria” la sua, di quelle che sarebbero piaciute tanto ad Enzo Biagi, quella dell’ex calciatore Bruno Pizzul, ancora oggi alla veneranda età di 83 anni, uno dei volti più popolari della televisione. Un uomo eccezionale ed un giornalista sportivo di rara bravura, la cui storia abbiamo raccontato, insieme a Matteo Femia, in cento pagine, di un libro, per i tipi di Fausto Lupetti Editore, intitolato “Bruno Pizzul. Una voce Nazionale” uscito nel 2012.

Essere suo amico è un grande privilegio perché esistono pochi professionisti come lui nel mondo del calcio. Un ex calciatore che è diventato un giornalista sportivo, anzi uno dei più importanti telecronisti della Radio Televisione Italiana ed uno dei più conosciuti al mondo. Quando abbiamo pensato di scrivere la biografia su di lui abbiamo dovuto faticare per convincerlo a darci il suo assenso. Non perché non avesse voglia di raccontare la sua vita, di farci conoscere episodi incredibili vissuti sui campi da giocatore o da giornalista, ma perché questo omone così alto e così in gamba non ama essere celebrato. Ha cercato di convincerci a desistere da questa nostra impresa. Alla fine, l’abbiamo preso per stanchezza e ci ha dedicato un bel po’ di ore per narrarci le cose abbiamo scritto. E in quel libro, che ancora oggi in tanti apprezzano, c’è la vita di un italiano vero che da calciatore (ha marcato anche il grande Omar Sivori) prima, e da telecronista dopo, ha girato l’Italia e il mondo. Gli aneddoti, i grandi personaggi che ha conosciuto e incontrato, i suoi valori, un calcio bello da giocare e da raccontare oggi offuscato da terribili ombre e personaggi loschi. Bruno Pizzul ha narrato a milioni di italiani il calcio pulito come soltanto un grande professionista sa fare. E’ partito da Cormons, cittadina al confine con la Slovenia, ed è arrivato dove ogni buon giornalista sportivo sarebbe voluto arrivare.

I suoi ricordi e i suoi scoop giornalistici, i dialoghi con Nicolò Carosio e la sua enorme passione: la Nazionale. Dalle punizioni al Liceo Stellini di Udine perché doveva correre a prendere il treno, alle esperienze da calciatore-studente universitario a Catania, dal falso scoop della sua morte annunciata da Facebook, alle gradite imitazioni in televisione, ed ancora all’amore per il vino. Riccardo Cucchi, popolare voce della Rai, di “Tutto il calcio minuto per minuto” nella prefazione del libro, scritta con il cuore ha affermato: “La calma, la serenità. Sono doti di Bruno che mi hanno sempre fatto riflettere. Il nostro è un mestiere affascinante che rischia, però, di farci sentire troppo al centro del mondo. Non prenderti troppo sul serio, sembrava dirmi Bruno. Me lo ripeto spesso, anche oggi: non prenderti troppo sul serio. Ma le sue telecronache di calcio sprigionavano passione, vera. Quella di chi il calcio l’ha giocato e riesce a raccontarlo con semplicità. Perché il calcio è un gioco semplice. Per questo piace così tanto. E’ comprensibile ed immediato, al di là delle alchimie tattiche che alcuni vorrebbero, oggi, prioritarie su tutto il resto. Da telespettatore ho amato i suoi commenti. Da giovane cronista che voleva imparare, ho preso appunti quando Bruno parlava in Tv. Lui non lo sa, non gliel’ho mai detto”. Bruno Pizzul come calciatore e come giornalista, inviato dalla Rai agli eventi più importanti nel mondo, ha saputo sempre distinguersi per correttezza e umiltà. E già da calciatore aveva dimostrato come lo sport più amato dagli italiani può essere esempio di gesti nobili. Un uomo colto, Pizzul, oltre alla Laurea in Giurisprudenza, ha sempre coltivato oltre alla passione per la scrittura quella per la lettura. La curiosità lo ha sempre spinto a crescere intellettualmente e professionalmente.

E’ stato capace di trasmettere ai giovani l’esperienza conquistata in anni di lavoro in Rai e di confronto serrato con i più grandi telecronisti del mondo, ma anche il giusto equilibrio per affrontare momenti delicati in cui il giornalista deve tirar fuori tutte le sue abilità per fronteggiare situazioni di crisi. Il suo impegno negli anni per il sociale lo rende ancora più amato dagli italiani che lo chiamano a presenziare in manifestazioni in tutto il Paese. Amante del buon vino è stato testimonial naturale del modo di vivere degli italiani. Fortissimo il suo legame con Cormons dove è cresciuto e adesso è tornato a vivere. Attento ai problemi dell’ambiente si muove rigorosamente in bicicletta. Non ha mai guidato e non ha nemmeno la patente. Ama la natura in ogni sua forma e lo manifesta costantemente. Marito e padre esemplare, da alcuni anni si misura in un’altra competizione straordinaria di cui riesce a fare un’ottima telecronaca: il lavoro di nonno. Bruno Pizzul ha undici nipoti. E’ sicuramente l’esempio di un italiano che ha saputo credere nella sua professione e lo ha fatto crescendo giorno dopo giorno grazie al suo lavoro, alla dedizione e alla professionalità. “Tutto molto bello” come diresti tu, tutto quello che hai fatto. Ma la dote più grande è l’umiltà. Come ho scritto e detto più volte rimanere persona quando si è un grande personaggio. Per questo voglio concludere, conoscendo la grande ironia di Bruno, con una battuta di Giulio Andreotti: “l’umiltà è una virtù stupenda, a patto che non la si eserciti nella dichiarazione dei redditi.”

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