Massaccesi e il ricordo delle sue donne

Articolo di Gordiano Lupi

Laura Gemser (attrice cult di Massaccesi): “Secondo me Aristide è un attore nato, un attore comico, perché ha questa faccia che quando parla ti fa immediatamente venire da ridere. All’epoca non capivo bene l’italiano, ma ogni volta che questo omino buffo mi diceva qualcosa inevitabilmente scoppiavo a  ridere. Con Aristide sono stata veramente bene. Abbiamo continuato a lavorare insieme fino al 1982. Lui mi ricordo mi aveva scelto perché Emanuelle Nera aveva avuto un grande successo. (…) Devo tantissimo alla serie Emanuelle Nera e ad Aristide Massaccesi. Oggi sarebbe impensabile fare film come quelli (…). Lavorare con Aristide era un’avventura. Lui faceva di tutto: il regista, il direttore della fotografia, il produttore e un’attrice molto spesso doveva fare anche da costumista e da sarta. Nell’ultimo periodo della nostra collaborazione facevo la costumista perché avevo dovuto imparare a farla già quando giravo gli altri film. Ognuno doveva essere in grado di fare un po’ di tutto. Però a  pensarci bene era divertente e Aristide mi faceva ridere molto… ridere è importante. Lui aveva sempre addosso un’agitazione tale… era sempre in ansia e si dimenticava puntualmente tutto: la camicia, le scarpe, un casinista come pochi! Un grande professionista ma anche un grande disordinato. Quando si arrabbiava poi non ti dico! (…)

Aristide però si arrabbiava poco, di solito lo faceva sempre con ironia. Le poche volte che si arrabbiava davvero io me ne andavo perché allora era insostenibile: urlava, imprecava e chi più ne ha più ne metta (…). Una cosa che abbiamo in comune io e Aristide è che ci addormentiamo dovunque, abbiamo il sonno facile. A me capitava pure nelle pause tra una ripresa e l’altra. Ma pure lui non era da meno. (da Io Emanuelle di Pulici e Gomarasca, Nocturno book, 1997 – Massaccesi era ancora vivo)

Annie Belle (ha girato con lui Rosso sangue e L’alcova): “Massaccesi era uno che sapeva dirigere gli attori anche in un film dove c’erano pochi soldi, poche cose, un po’ alla facciamo come possiamo. Aristide ha sempre avuto cura degli attori, parlava con gli attori, era una persona sempre presente. Stava lì e ti spiegava esattamente quello che voleva. Poi, era una persona che conosceva il mestiere…molto preparata. Per di più c’era anche la simpatia e quindi era il massimo. Adesso non posso paragonare… perché non c’è paragone possibile… ma è come quando ho lavorato per Ettore Scola e per Marco Vicario: erano delle persone favolose; quando trovi questa gente che ama e capisce il cinema, sia tecnicamente, sia dal punto di vista psicologico, è sempre un grande piacere lavorare. Alla mia epoca non esisteva una vera scuola di cinema in Italia, stile Actor’s studio, quindi se non trovavi il regista giusto era un vero disastro. Io sono sicura che se Aristide, che ha sempre fatto tutto da solo nei suoi film, avesse avuto a disposizione dei mezzi diversi, un copione diverso… tutto diverso, sicuramente sarebbe diventato un grande del cinema. Pensa che anche qui in Francia mi capita spesso di vedere in videoteca vecchi film di Joe D’Amato e penso sempre: Guarda un po’ Aristide fin dove arriva!”. (da 99 Donne di Davide Pulici e Manlio Gomarasca, Media Word, 1999).

Patrizia Gori (ha girato con lui Emanuelle e Françoise – Le sorelline): “Aristide Massaccesi era una persona dolcissima, veramente simpatico. Era un altro che secondo me voleva e aveva le capacità per fare del cinema vero e invece si è trovato preso in quel filone sexy – pornografico. Io gli volevo molto bene, mi piaceva come persona, anche se non c’è mai stato niente tra di noi eravamo grandi amici. Quando dico che è uno che aveva la capacità lo dico perché durante la lavorazione di Emaneulle e Françoise non avevamo veramente niente di niente, tranne qualche campo e una strada, e lui si è creato un film dal nulla che a vederlo è nettamente superiore agli altri film che ho girato in quel periodo. Lui, comunque, anche se forse non lo avrebbe mai ammesso, era uno che voleva fare il cinema.

(da 99 Donne di Davide Pulici e Manlio Gomarasca, Media Word, 1999).

Zora Kerova (ha girato con lui niente meno che Antropophagus): “Quella di aver girato Antropophagus è stata un’esperienza molto piacevole e sono veramente contenta che quel film abbia estimatori in tutto il mondo. L’ho visto una sola volta, perché poi sono tutte cose che mi butto dietro le spalle. Si girava in estate in Grecia, sull’isola di Poros, lo facemmo in un mese circa… l’unico problema fu che siccome stavamo su una nave che era quasi uno yacht e io soffro di mal di mare, quindi stavo molto male. In questo film avevo il ruolo della sorella di Saverio Vallone e recitavamo in inglese con mia grande difficoltà. La scena più difficile fu quella dove il mostro mi taglia la gola e io cado in mezzo ai resti di altri cadaveri con i vermi. Tra l’altro i vermi erano veri (…). Aristide è un po’ da capire come personaggio, anche se poi non ho avuto mai problemi con lui, di nessun genere. (da 99 Donne di Davide Pulici e Manlio Gomarasca, Media Word, 1999).

Jessica Moore aliasLuciana Ottaviani(ha girato con lui La monaca nel peccato, Eleven Days Eleven Nights e Top Model): “Sono entrata nel mondo del cinema per puro caso, tramite Pamela Prati e la sua agenzia che mi fece fare una particina in un film di Aristide Massaccesi (La monaca nelpeccato). Piacqui ad Aristide che qualche mese dopo mi propose di fare Eleven Days Eleven Nights. Ricordo con piacere la mia prima esperienza con Massaccesi perché era il mio primo impatto con la cinematografia, quindi ero elettrizzata e nonostante mi trovassi in un mondo completamente nuovo ero molto a mio agio. Loro mi aiutarono molto. Mi fu facile ambientarmi, perché era tutto un gioco, tutto bello. Mi ricordo che mi chiamavano la campagnola perché avevo i miei pudori, le mie remore, anche se poi mi sentivo molto spigliata alla fine. L’esperienza di Eleven Days Eleven Nights la ricordo ugualmente bene, ero in confidenza con Aristide, non temevo il ruolo che andavo ad affrontare. Poi ero giovanissima, avevo appena diciannove anni ed ero entusiasta solo del fatto che quel film lo giravamo a New Orleans. Non ho interpretato il seguito di Eleven Days Eleven Nights perché io avevo molta fiducia in Aristide e mi lasciavo completamente dirigere da lui. Però mi fece un paio di scherzetti, di montaggi e un paio di riprese che non mi piacquero e lui lo sapeva che non mi piacevano…

(da 99 Donne di Davide Pulici e Manlio Gomarasca, Media Word, 1999).

Jenny Tamburi (con lui ha girato Voglia di guardare): “Con Aristide avevamo un rapporto bellissimo… come se fosse mio padre. Quando facevamo quel film mi diceva sempre di essere più eccitante, più maliziosa. Io ci pensavo un po’, poi lo facevo con molta serenità. Aristide era una persona meravigliosa., gentilissimo, poi era del sagittario come me e quindi legavamo molto. Nel film c’erano molte scene di nudo e anche alcune imbarazzanti sequenze con Lilli Carati. Ma eravamo allenate…”.

(da 99 Donne di Davide Pulici e Manlio Gomarasca, Media Word, 1999).

Monica Zanchi (con lui ha girato Emanuelle e gli ultimi cannibali): “Tra i registi che mi hanno lasciato un ottimo ricordo ci sono: Dino Risi, Pasquale Festa Campanile e senza dubbio Aristide Massaccesi. Era molto dolce e verso di lui ho una grande simpatia; con lui avrei lavorato ancora, avrei fatto molti altri film. Era una persona molto estroversa e simpatica… molto avventuriero: mi affascinava molto questo di lui. Dei registi con cui ho lavorato è la persona che ricordo più piacevolmente.   Aristide era un giocherellone e anche un po’ bambinone”.

(da 99 Donne di Davide Pulici e Manlio Gomarasca, Media Word, 1999).

Donatella Donati (con lui ha passato la vita perché era sua moglie): “Il difetto più grande di Aristide era che si addormentava ovunque e in qualunque momento. Una volta mi ricordo che ci trovavamo a Cannes e io mi ero dovuta assentare un attimo per sbrigare delle faccende. Quando sono tornata in quel bell’ufficio con tutta la moquette verde, non l’ho più trovato. L’ho cercato per tutti i piani dell’edificio e alla fine esausta mi sono data per vinta e sono tornata in ufficio. Lui era lì sdraiato per terra che russava con il suo bel maglione verde completamente mimetizzato nella moquette”.

(da Nocturno cinema bookdella primavera 1997)

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