“Dune”, la perfezione stilistica in una trama esile

Articolo di Paolo Quaglia

In un futuro dove l’ordine è garantito dall’impero stellare di turno il duca Leto Atreides si trasferisce su Dune con la famiglia al seguito. Oltre a governare il pianeta, il nobile ha il compito di controllare l’estrazione di una preziosa spezia. Cercando un posto tranquillo per vivere Leto si troverà immischiato in una guerra con le altre forze della galassia e gli indigeni del pianeta. Il giovane Paul Atreides sarà costretto a vivere questa serie di precarie situazioni.

Adattamento del libro di Frank Herbert il Dune di Villeneuve è un rifacimento molto fedele alle pagine dello scrittore e ai dialoghi del suo omonimo predecessore su pellicola. Nel 1984 il Dune di David Lynch era stato rivisto e corretto per accelerarne il ritmo ottenendo un risultato poco lusinghiero. Nel film del 2021 Villeneuve, forte del suo potere di contrattazione, ha la possibilità di prendere la trama da un lato molto più personale esaltandone l’intimismo.

Tradurre un romanzo per la sua interezza è un potente alleato che permette di non tralasciare alcun dettaglio e curare gli aspetti psicologici di tutti i personaggi. Non solo il giovane Paul ma anche il padre e la madre e gli acerrimi nemici Harkonnen vengono dal regista affrontati con profondo stile narrativo. Il risultato è un lavoro molto attento all’estetica, la stessa estetica con cui Villeneuve costruisce le inquadrature . Immagini, quelle di Dune, che parlano da sole elevando la fantascienza a qualcosa di spirituale dove poter trovare, parlando del futuro, profonde assonanze con il presente.

Una spettacolarità fatta di eccessi, a volte troppo solenni (la durata) di cui il regista sembra farsi carico attraverso la scelta di lavorare sui sensi del pubblico. Grande mestiere nell’usare effetti visivi e nel caricare di magniloquenza la scena, forse per andare a sopperire alla noia che sembra accompagnare tutta la vicenda. In realtà in Dune non succede nulla che non si sia visto in qualche film di fantascienza preso a caso, ma la sua perfezione stilistica aiuta a nascondere una trama, sebbene funzionale, molto esile. Un parallelo tra lo sfruttamento del popolo di Arrakis e l’occidente post colonialista dei giorni nostri potrebbe starci ma è meglio non pensarci.

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