Accettare la morte di chi vuoi bene: elaborare il lutto, sopportare il dolore

Articolo di Francesco Pira

Un mio amico sacerdote, psicologo e professore universitario una volta mi disse che per elaborare il lutto ci vuole una grande forza e una grande sostanza. Ma sicuramente ci vuole fede. Friedrich Wilhelm Nietzsche ha scritto che : “vi sono perdite che comunicano all’anima una sublimità, nella quale essa si astiene dal lamento e cammina in silenzio come sotto alti neri cipressi”.

Ma la morte di una persona cara provoca un dolore che non ha confini. E paradossalmente più passano gli anni, più senti il penso della vita. E poi le tante frasi consolatorie e scontate che non sempre ti aiutano a reagire: la morte non ha età o ancora il tempo può lenire le pene. E potrei continuare…

Quando sei attraversato da un grande dolore provi a fare bilanci e cerchi delle risposte che tardano ad arrivare. In questo ultimo periodo la mia vita è stata pervasa da un’enorme sofferenza e ho ritrovato una riflessione di Steve Jobs, cofondatore di Apple Inc. e ne è stato amministratore delegato fino al 24 agosto 2011, morto di tumore al pancreas. Mi ha aiutato a riflettere e a meditare:

“Agli occhi degli altri la mia vita è l’essenza del successo ma a parte il lavoro ho provato poca gioia. Alla fine la mia ricchezza è soltanto una parte della mia vita a cui mi sono abituato. In questo preciso momento malato e sul letto vicino alla morte capisco che tutta la mia ricchezza è insignificante. Puoi assumere qualcuno per guidarti l’auto, puoi assumere gente che ti faccia guadagnare più soldi ma non puoi assumere qualcuno a cui dare la tua malattia. Possiamo avere tante cose ma non possiamo avere una cosa, la VITA quando stai per perderla. Trattati bene e gratifica il prossimo. Più invecchiamo più saggi diventiamo, un orologio che vale 30$ è lo stesso di uno che ne vale 300$, tutti e due segnano il tempo, un’auto che vale 30.000$ o una che ne vale 300.000 hanno lo stesso scopo, ti portano a destinazione, se hai una casa da 300 metri o 3000 se sei solo la solitudine è identica. Quindi alla fine spero che tu capisca che avere veri amici con cui parlare è la vera gioia. Sono 5 le cose che dovresti fare: Non educare i tuoi figli a essere necessariamente ricchi così quando saranno grandi non importerà il prezzo delle cose ma il loro valore. Mangia il tuo cibo come una medicina altrimenti dovrai mangiare le medicine come fossero il tuo cibo. Dai valore alla tua sposa, alla tua famiglia, ai tuoi amici. Trattati bene, gratifica il prossimo. Ama le persone che Dio ti ha mandato.”

La nostra vita scorre velocemente e travolti dalla frenesia dei nostri impegni non siamo più capaci di comprendere quanto importante sia il dono della vita. E lo capisci ancora di più quando realizzi che quella persona che per te era un riferimento certo non c’è più. E tutto ti sembra banale.

Questa separazione mi ha fatto comprendere quanto siamo impotenti davanti alla morte. Non è facile riuscire ad accettare il lutto, perché razionalmente non si comprendono le motivazioni di un evento cosi disarmante. Domande irrisolte che, momento dopo momento, generano paura e timore.

L’assenza fisica ci porta a pensare, in diverse occasioni, di non riuscire a sopravvivere senza la persona che abbiamo perso. Inoltre, essere capaci di riorganizzare la propria vita non è assolutamente semplice, perché la sensazione che ci assale è quella di aver smarrito una parte di noi stessi.

Nielsen, Neergaard, Jensen, Bro e Guldin definiscono “lutto anticipatorio la risposta al dolore che si verifica quando qualcuno fatica a venire a patti sia con la potenziale perdita di una persona cara che con i cambiamenti che derivano dal declino della sua salute”. Questo si verifica soprattutto nei casi di malattia oncologica, dove la diagnosi dimostra il rischio di morte e la possibilità del lutto.

Diversi studi dimostrano come il lutto si distingua in fasi. La prima fase viene definita di “stordimento e confusione”, unita ad incredulità; la seconda fase è caratterizzata da rabbia e ricerca della persona cara; la terza fase viene definita “fase della disperazione”. Credo di averle vissute tutte e tre, percependone la complessità e allo stesso tempo il peso.

Alcune persone possono manifestare dei disturbi che peggiorano il lutto stesso. Ci sono casi in cui si presentano pensieri di tipo depressivo: pochi interessi, scarsa cura di sé stessi, l’incapacità a relazionarsi, disturbi del sonno oppure l’esatto contrario che prevede il sorgere di continui interessi, superando ogni limite, per non pensare a niente. Come se non bastasse si possono sviluppare disturbi legati ad idee fisse o somatizzazioni. Tutto conduce verso un peggioramento dello stato psicologico ed emotivo. Nelle circostanze più gravi la Psicoterapia Cognitivo/Comportamentale può essere utile per affrontare il lutto e la paura della morte.

Cercare di esprimere quello che proviamo dopo una circostanza drammatica ci rende più forti e ci libera dall’angoscia. Chiudersi in sé stessi a riccio non è la soluzione per fronteggiare la morte di una persona cara. Il compianto Franco Battiato ha spiegato che :” vivere non è difficile….potendo poi rinascere….”

Forse perché le persone che amiamo rinascono ogni giorno nei piccoli e nei grandi gesti e in tutto quello che facciamo.

Avendo perso il papà a 13 anni il mio esercizio per tutta la vita è stato quello di pensare sempre lui come avrebbe reagito ad una mia decisione. Poi nella vita ho sempre avuto vicino la persona che ho perso lo scorso 8 settembre aveva 52 anni. Era mio cugino, si chiamava Ugo. Era più che un fratello, una persona straordinaria, unica. E così oggi che lui non c’è ho provato a scrivere del lutto, della vita e della morte. Provo a convivere con il dolore. E ho scritto questo articolo per tutte quelle persone che hanno vissuto o vivono questi momenti terribili. E’ impossibile dimenticare chi ami. Ma è possibile farlo vivere con te, per come si può. E’ giusto pensarlo. Un’illusione? Forse o forse no! Per citare un altro grande cantautore scomparso, Lucio Battisti: “lo scopriremo solo vivendo”.

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