Troppe teorie del complotto…complice la pandemia

Articolo di Francesco Pira

“L’umanità non sopporta il pensiero che il mondo sia nato per caso, per sbaglio, solo perché quattro atomi scriteriati si sono tamponati sull’autostrada bagnata. E allora occorre trovare un complotto cosmico, Dio, gli angeli o i diavoli”.

Aveva ragione a scrivere questo Umberto Eco. Le teorie del complotto sono in crescita esponenziale: complice il terribile virus Covid 19.

La pandemia ha mostrato, il fenomeno delle fake news e delle teorie complottistiche, in tutta la sua gravità, in un altalenante ciclo di informazioni spesso contraddittorie che hanno pesato enormemente nell’opinione pubblica, generando una pericolosa situazione di infodemia, con una quantità eccessiva di informazioni circolanti che hanno reso difficile alle persone comprendere ciò che stava accadendo e individuare fonti affidabili. Dalla infodemia siamo passati alla psicodemia, con le persone che hanno cominciato ad avere paura, attacchi di panico.

Oltretutto, nelle ultime settimane è circolata la notizia che Telegram ha bloccato un profilo no vax, perché ha voluto dimostrare che esistono dei limiti che non possono essere superati. I social hanno cercato di arginare la diffusione di bufale pericolose, prendendo posizioni abbastanza nette.

Il complottismo è sempre esistito, ma oggi sono cambiati i metodi e in qualche modo è possibile spalmare ancora meglio queste teorie complottistiche. Purtroppo, si punta molto sull’ignoranza delle persone e su un aspetto che non è da trascurare ossia una crisi profonda di autorevolezza degli esperti.

Si, perché assistiamo ad una trasformazione profonda della società, al progressivo indebolimento delle istituzioni, alla perdita di ruolo di rappresentanza come corpi intermedi dei partiti politici, osserviamo come vi sia ormai una completa mediatizzazione dei processi di costruzione dell’opinione pubblica.

Questa crisi ha generato un’inflazione sia di esperti che di notizie, dando spazio alle fake news e ai complottismi. Infatti, siamo passati da un periodo in cui pensavamo che la grande soluzione fosse il giornalismo partecipativo, dove tutti che possono parlare di tutto e invece ci siamo resi conto che le fake news hanno inchiodato il giornalismo partecipativo ad un fallimento.

Qualche settimana fa ho rilasciato un’intervista a Radio Fantastica, durante la trasmissione Fanta Magazine condotta dal bravo Francesco Ruggeri, e mi è stato chiesto se coloro che complottano sono da ritenersi tutti pazzi. Ho risposto che secondo me quello che conta è il rispetto e la considerazione delle idee degli altri, valori fondamentali oggigiorno, e vanno valutate le situazioni attraverso report concreti e tangibili.

Ci sono dei dati che sono oggettivi e indiscutibili. Ricordo un astronauta che alla radio raccontava che si era confrontato con un complottista, uno di quelli che appartiene alla categoria “terrapiattisti”, e cercava di spiegargli che se la terra fosse piatta saremmo tutti annegati. A molti sembrerà assurdo, però capita di imbattersi in simili conversazioni.

Come se non bastasse mi è capitato che in un’occasione in cui ero presente con un altro astronauta tutti noi eravamo quasi inchinati di fronte alla grandezza di quest’ uomo, che era andato sulla luna e ci raccontava con dovizia di particolari ogni esperimento e ogni sacrificio, ma c’è stato chi ha alzato la mano e ha detto che il suo racconto era inventato e creato a Hollywood.

L’idea che è passata che “uno vale uno”, diffusa negli ultimi anni, dove che tutti possiamo parlare di tutto serve solo a svilire le competenze. La chiave di tutto sta nell’esprimere il proprio parere quando si hanno le conoscenze e le competenze per poterlo fare.

Esiste un fenomeno ricorrente in rete che si chiama pregiudizio di conferma ovvero noi andiamo a cercare online la conferma di quello che già pensiamo. Non vogliamo documentarci, ma desideriamo trovare la conferma alle nostre idee. Il pregiudizio di conferma agevola tutti i complottismi. Abbiamo vissuto, e stiamo vivendo, un periodo di “ismi” complottismi, egoismi, cattivismi e tutti questi “ismi” non ci aiutano ad avere una società migliore sopratutto a non trasmettere un’idea di società migliore ai nostri figli. Io sono un ottimista, odio tutti gli “ismi” e sono convinto che riusciremo ad invertire la rotta. Dipende esclusivamente da noi. Dietro le industrie delle fake news e delle teorie complottistiche si muovono grandi interessi.

Per quanto riguarda il futuro è difficile fare previsioni, perché la pandemia che ci ha travolti, e soprattutto sconvolti, ci ha trovati impreparati e sprovvisti di soluzioni.

In effetti, il parallelismo con la guerra ha un fondamento, poiché abbiamo combattuto una guerra contro un virus sconosciuto e non eravamo pronti a fronteggiarlo. Adesso, ci aspetta l’era post Covid con un ritorno alla normalità che non sarà la normalità di un tempo.

Purtroppo, queste sono le nuove guerre a cui ci dobbiamo abituare e lo dice anche il Presidente degli Stati Uniti d’America, Joe Biden.

Ecco, perché è molto difficile fare previsioni. Certamente, si poteva offrire al cittadino una comunicazione migliore e lo si poteva mettere a proprio agio per non lasciare spazi di manovra a chi, con argomentazioni molto discutibili, affermava poi la propria opinione urlando più forte. Sicuramente, è mancata una comunicazione chiara e precisa da parte delle istituzioni che, in diverse occasioni, sono rimaste a guardare ciò che stava accadendo senza spendersi per la popolazione. Un risultato pagato a caro prezzo in termini di confusione e caos generale. Speriamo che in futuro ci sia una migliore strategia di comunicazione per supportare la gente. Inoltre, servirebbe equilibrare il momento, precisando che qualcuno vale qualcosa in più di uno e ha il diritto di parlare e di pronunciarsi su specifici ambiti.

Ricordo una frase di un grande scrittore americano che diceva: “Fino a quando il mio voto vale quanto quello del barbone ubriaco, che è seduto sulla panchina sotto casa mia, io non vado a votare”. Probabilmente, questa è un’ esagerazione, ma è vero che tutti parlano di tutto a tutti e il sistema del “many to many”, diffuso sulla rete e senza una giusta preparazione, e principalmente senza esperienza, è davvero un fenomeno molto pericoloso.

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