“Giuro che ti amo”, un campionario di buoni sentimenti partenopei

Articolo di Gordiano Lupi

Giuro che ti amo è un film importante per due motivi: prima regia di Nino D’Angelo – in realtà solo per i titoli di testa, visto che è ormai appurato come il vero regista sia Piero Regnoli – e ultimo film di Bombolo, malato e dimagrito, reduce da un attacco di meningite acuta che pochi mesi prima lo aveva portato al coma. Bombolo farà un’ultima apparizione al Salone Margherita con il Bagaglino, morirà il 21 agosto del 1987, per arresto cardiaco, a soli 56 anni. Bombolo Core de Roma, come recita l’epitaffio sulla sua tomba, riesce comunque a portare una ventata di buonumore anche nell’ultimo ruolo, a fianco di Nino D’Angelo.

Vediamo in sintesi la storia. Nino Esposito (D’Angelo) torna a Procida dopo essere stato in prigione per furto aggravato, riceve in dono (interessato) una paranza dal boss Don Vito (Battaglia), si prende cura del piccolo Masaniello (Vivio), orfano di padre e abbandonato dalla madre, ritrova la sua Maruzzella (Olivieri), figlia del capo sindacato dei pescatori (Tinti). Il ragazzo tenta di rifarsi una vita, ma deve combattere un destino avverso: Maruzzella non si fida del suo amore, il bambino viene sottratto alle sue cure e inserito in un collegio, il boss vorrebbe fargli sabotare i pescatori che ostacolano i suoi loschi traffici … Tutto finirà bene, come regola di un Nino D’Angelo movie, con i cattivi sconfitti, un nuovo peschereccio in regalo per le nozze con Maruzzella e il bambino affidato legalmente. E vissero felici e contenti …

Il film gode di una straordinaria ambientazione insulare tra le scogliere e i vicoli di Procida, fotografata in tutto il suo splendore incontaminato da un diligente Giancarlo Ferrando. Ottima la colonna sonora del maestro Chiaravalle, coadiuvato da Nino D’Angelo, che canta meno canzoni del solito: Io moro pe’ te (quando torna a Procida e vuole riconquistare Maruzzella), Dialogo (serenata telefonica per scusarsi di aver mancato un appuntamento), Amore e pensiero (correndo tra le braccia della sua bella) e Fra 50 anni (nel finale e sui titoli di coda). Soggetto e sceneggiatura sono più curati rispetto alla media dei film del casco d’oro, si torna allo schema della sceneggiata napoletana, con il personaggio del boss (’o malamente) che funge da elemento perturbatore di una storia d’amore e sentimento. Non solo sceneggiata, comunque, perché il film contamina il musicarello e il sentimentale, a tratti persino il lacrimamovie, vista la presenza di un bambino sottrattoal padre putativo che rischia la vita fuggendo dal collegio. Giuro che ti amo è anche un teen movie, con venature da fotoromanzo, una storia d’amore per adolescenti capace di raccontare sia il rapporto tra i sessi negli anni Ottanta che una sorta di amor filiale. Certo, i buoni sentimenti sono persino eccessivi (il carabiniere tutto cuore interpretato da La Rosa) e la storia non ha profondità con personaggi troppo buoni o troppo cattivi, privi di uno spessore realistico. Siamo in una favola per adolescenti, il realismo non è contemplato, visto il tipo di film si perdonano certe mancanze. Abbiamo una parte noir (molto soft) con Nino che libera Masaniello e manda il peschereccio a esplodere contro l’imbarcazione del boss, una lunga parte romantica e alcuni intermezzi comici. Bombolo è il mattatore della commedia, nonostante il precario stato di salute, prende schiaffoni a non finire, ripete più volte la gag del cerco un posto per andare a pisciare, si veste in modo improbabile per fare il nostromo della paranza, esibisce il suo campionario di smorfie a metà strada tra il riso e il pianto. Giuro che ti amo diventa persino commedia scolastica, quando Nino entra in classe, siede accanto a Maruzzella, la bacia davanti al professore e ai compagni, quindi scrive Ti amo sulla lavagna. Immancabili i ralenti con le corse mano nella mano alla sua bella sul lungomare, tra le barche dei pescatori e per i vicoli di Procida. Gabriele Tinti è il padre di Maruzzella, un ruolo anonimo, da poche battute, troppo poco per un buon attore come era il compagno di Laura Gemser. Roberta Olivieri è il solito volto da fotoromanzo, da brava ragazza, perfetto per i film con Nino D’Angelo, incapace di recitare in altri ruoli. Molte inquadrature di Regnoli la fotografano in sorridenti primi piani con alle spalle il mare di Procida e le scogliere. Ricordiamo un accenno di discoteca anni Ottanta con una breve parte ambientata a bordo di una nave night dove vediamo anche il cantante napoletano Billi. Una bottiglia di ChivasRegal compare per un istante tra le mani di Don Vito, come sponsor indiretto dell’operazione. Film girato a Procida, ma in alcune sequenze si vede Napoli, mentre l’istituto dove viene rinchiuso Masaniello è l’ex Casa di Riposo di Casal Boccone a Roma (fonte il Davinotti). Flop al botteghino dopo i successi firmati Laurenti, forse perché i tempi cambiano e il genere mostra ormai la corda …

La critica. Marco Giusti (Stracult): “Esordio nella regia di Nino D’Angelo (ormai sappiamo che non è vero, nda) con un musicarello di qualche ambizione e la presenza di Bombolo. Ma, per molti, è anche il suo de profundis. Privo del solido Mariano Laurenti non riuscirà in breve a tornare al successo”. Alberto Castellano: “I suoi prodotti recenti, sciatti e sgangherati, sembrano aver smarrito definitivamente l’ingenuo ma efficace impatto emotivo della formula canoro – sentimentale e la linearità e la scioltezza narrativa che Laurenti garantiva. Se prima Nino poteva rivendicare l’appartenenza a un’estetica del kitsch, derivante dall’abile spregiudicata manipolazione di materiali bassi, oggi il fenomeno D’Angelo appare privo d’interesse e di prospettive”. Pino Farinotti (una stella): “Un campionario di buoni sentimenti partenopei in un film dove D’Angelo è soggettista, regista (non è vero!, nda) e interprete, nonché cantante. Nino Esposito, mariuolo napoletano, riceve in regalo da Don Vito, boss della camorra, una paranza. Con questa Nino dovrebbe tagliare le reti ai pescatori per creare una zona di libero accesso ai loschi traffici del boss. Ma Nino, innamorato della figlia del sindacalista dei pescatori, sgomina i camorristi, guadagnandosi una barca nuova e la ragazza”. Paolo Mereghetti (una stella e mezzo): “Malfermo esordio alla regia per D’Angelo (abbiamo chiarito che il vero regista è Regnoli!, nda) sulle corde del suo cinema di sempre, mix di sceneggiata napoletana classica e fotoromanzo. Buoni sentimenti, rifiuto della predestinazione, orgoglio anticamorrista e siparietti comici inframmezzati da canzoni: c’era tutto, ma la fattura approssimativa del film, uscito fuori tempo massimo nel momento di totale declino del genere, non ne fece un successo paragonabile ai precedenti. E ci vollero quattordici anni prima che D’Angelo girasse Aitanic (vero debutto alla regia!, nda)”. Il Davinotti on line non fa chiarezza sul regista, accetta la vulgata della prima regia di D’Angelo che giudica debole, aggiungendo che la confezione è sciatta e mancano molto il pathos e l’allegria del miglior D’Angelo. Bocciatura totale: “Solo un paio di intermezzi canori (compresa una esilarante serenata via telefono), una recitazione complessiva ai limiti dell’improvvisazione, tanta sciatteria e un D’Angelo che da solo, pur se concentrato e commovente, non può certo salvare il suo film”.

Regia: Nino D’Angelo (in realtà Piero Regnoli). Soggetto: Francesco Calabrese, Nino D’Angelo. Sceneggiatura: Francesco Calabrese. Nino D’Angelo, Piero Regnoli. Fotografia: Giancarlo Ferrando. Montaggio: Carlo Broglio. Scenografia: Francesco Calabrese. Musiche: Nino D’Angelo, Franco Chiaravalle. Arrangiamenti e Direzione Musicale: Franco Chiaravalle. Edizioni Musicali: Gesa (Milano). Ispettore di Produzione: Enzo Berri. Direttore di Produzione: Armando Morandi. Aiuto Regista: Filiberto Fiaschi. Ispettore di Produzione: Crescenzo Napoleone. Segretario di Produzione: Giovanni Garbetta. Assistenti al Montaggio: Sandro Broglio, Luigi Tota. Segretaria di Edizione: Maria Luisa Merci. Operatore alla Macchina: Bruno Cascio. Assistenti Operatore: Alessandro Capuccio, Luigi Conversi. Fotografo di Scena: Giovanni Caramanico. Fonico: Antonio Vittorio Forrest. Costumista: Luciana Morosetti. Truccatore: Gianni Ranieri. Parrucchiere: Vincenzo Caliendo. Capo Squadra Elettricisti: Armando Moreschini. Capo Squadra Macchinisti: Matteo Giordano. Attrezzista: Giovanni Rinaldi. Sarta: Maria Spigarelli. Macchine da Presa: Ciack Italia. Negativi: Fujicolor. Foto di Scena: Studio 27. Tecnico del Colore: Giacomo Volpi. Mixage: Fausto Ancillai. Titoli Effetti Ottici: Moviecam 2000. Colore e Studi: Cinecittà. Partecipazione Speciale: cantante Billi. Produttore: Francesco Calabrese. Canzoni di Nino D’Angelo: Io moro pe’ te, Dialogo, Amore e pensiero, Fra 50 anni. Casa di Produzione: Gloria Cinematografica srl (Roma). Distribuzione: Titanus. Interpreti: Nino D’Angelo (Nino Esposito), Roberta Olivieri (Maruzzella), Bombolo (Franco Lechner), Marco Vivio (Masaniello), Gabriele Tinti (Salvatore), Tommaso Palladino (Il Mancino), Gabriella Di Luzio (Regina), Vittorio La Rosa (Il Maresciallo), Silvana Carucci, Stefania Ventura, Olga Gardenia, Rick Battaglia (Don Vito). Doppiatori: Aldo Bufi Landi (Don Vito), Luigi Petricci (il professore e il chitarrista). (Giuro che ti amo è firmato da Nino D’Angelo per volontà del produttore Francesco Calabrese e per motivi di noleggio/distribuzione, in realtà diretto da Piero Regnoli).

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