“La ragazza del metrò”, un buon film con tutte le regole del genere, convenzionale quanto si vuole

Articolo di Gordiano Lupi
Un Nino D’Angelo movie – il penultimo del sottogenere – quasi tutto girato in trasferta, perché il biondo cantante si trasferisce a Roma per suonare il piano e cantare in un locale della capitale. Fin da subito il tono è disincantato: “Mettiti la maglia di lana che al nord fa freddo!”, dice la madre preoccupata, affacciandosi al balcone. “Mamma, ma vado a Roma!”, risponde Nino che parte con la chitarra al collo. “Sempre più a nord di Napoli!”, conclude la donna. A Roma, Nino si fa ospitare dall’amico Donato (Davoli), che millanta una vita da playboy mentre va a letto con prostitute retribuite che gli chiedono un sacco di soldi. L’incontro d’amore avviene in metrò, dove Nino resta affascinato da Valentina (Olivieri), vista in lacrime dopo un litigio con il fidanzato. Toni Ucci interpreta un barbone da metropolitana che commenta i dialoghi dei due giovani e i loro incontri con fare disincantato, da uomo che ormai ha visto tutto nella vita e che tira fuori il consiglio giusto o il proverbio adeguato alla situazione. Dopo qualche incomprensione e piccole gelosie sboccia l’amore tra Nino e Valentina, ma secondo il meccanismo della sceneggiata in musica in abito da fotoromanzo servono ostacoli da superare. Valentina è ricchissima, mentre il fidanzato Andrea (Stori) è un malamente a caccia di soldi da restituire alla camorra. Vediamo il rapimento della ragazza sventato da Nino e Donato che mettono in scena l’arrivo della polizia al casolare dove Valentina è rinchiusa, con pistole giocattolo e un buffo marchingegno a base di luci e sirene. Andrea finisce in galera e come sempre l’amore trionfa. La ragazza del metrò è un buon film che rispetta tutte le regole del genere, convenzionale quanto si vuole, fotoromanzo con venature noir – camorristiche, teen movie, sceneggiata arricchita da canzoni neomelodiche, ma un lavoro ben scritto e basato su una solida sceneggiatura. Scandariato mostra buon mestiere, impagina secondo le regole una storia d’amore che presenta persino qualche colpo di scena, limita al necessario la parte musicale, fotografa Roma in tutta la sua bellezza, sia in panoramica generale che nei luoghi più romantici (Villa Borghese, Colosseo …), usa lo zoom quanto basta, inserisce parti onirico – romantiche fotografate con colori flou giallo – ocra e filma diverse passeggiate sul lungotevere e alcune corse mano nella mano, ormai  rituali per il genere. Interpreti di buon livello. Nino D’Angelo mostra maturità di recitazione sia nelle parti romantiche che in quelle comiche, ben sostenuto da una spalla credibile come Ninetto Davoli, attore naturale di scuola pasoliniana. “Che devo fa’? Piacio. Ah, nì!”, è il suo esordio in romanesco da perfetto fanfarone, quando spiega a Nino la regola delle mutande appese (casa occupata, sta facendo l’amore, non si entra). Torna Roberta Olivieri, per la settima e ultima volta nel ruolo di fidanzata di Nino, concludendo la sua breve parentesi da attrice con un trucco e una mise meno sbarazzina del solito, senza capelli biondi, ma con meches da signora. Toni Ucci è straordinario nei panni del barbone, del tutto avulso dall’economia del film, interviene con battute ficcanti e proverbi in romanesco ogni volta che i due ragazzi salgono in metrò. La sua presenza comica è l’idea più originale e geniale di una sceneggiatura abbastanza prevedibile, in ogni caso ben scritta e senza punti morti. Va da sé che come in ogni Nino D’Angelo movie c’è una netta separazione tra buoni e cattivi, non è certo un noir, trionfano i buoni sentimenti dei personaggi positivi, mentre i cattivi sono perfidi oltre misura. Non mancano parti in discoteca, un locale anni Ottanta dove si ballano lenti mentre Nino fa il pianista di piano bar, quindi si prosegue con immancabile disco dance. La colonna sonora sentimentale è composta da Nino D’Angelo con la collaborazione di Enzo Malepasso, arricchita da alcuni brani tratti dall’ultimo LP del biondo cantante (Il cammino dell’amore). Immancabili le frasi e i dialoghi che profumano di Baci Perugina (I sogni aiutano a vivere e a lottare …) che comunque vanno accettate perché stiamo vedendo un fotoromanzo per adolescenti, corretto in sceneggiata musicale con qualche sequenza (molto soft) da camorra movie. La fermata della metropolitana presso la quale sono state girate molte scene è la Fermata Lepanto, in Viale Giulio Cesare a Roma, altre sequenze (iniziali) sono state girate alla fermata Colosseo (fonte Davinotti).

La critica. Marco Giusti (Stracult): “Non male. Secondo incontro Scandariato – D’Angelo dopo Quel ragazzo della curva sud (curva B, Giusti, curva B!, nda). Nino, giovane compositore arrivato a Roma da Napoli divide casa e letto con Ninetto Davoli, sboccato playboy di periferia che se ha qualche conquista avvisa il coinquilino sbandierando un paio di mutande rosse (non sono rosse ma blu, Giusti!, nda) alla finestra. E Nino ama Valentina. Come è logico. L’ha conosciuta sul metrò. Lei è molto ricca, quindi gli nasconde la verità, visto che sa che lui è un pezzente. Ma la storia potrebbe funzionare lo stesso. Solo che c’è un ex fidanzato stronzo che trama, bramoso del denaro di lei. Prima svela a Nino la verità (quando mai, Giusti?, nda), poi la rapisce per averne almeno un riscatto. Vendetta. Possibile che esistesse, nel 1988, ancora un pubblico per storie così antiche, coi rapporti di classe? E dove si mettono in scena dei rapporti uomo – donna anni Cinquanta, con lei che non cede fino al matrimonio e l’amico romano che va a letto solo con le mignotte. Raro esempio di film preistorico, sopravvissuto alle mille mutazioni del nostro cinema e della nostra società, una volta in tv non ci si accorge nemmeno più della sua in fondo spassosa, adorabile vecchiezza”. Pino Farinotti (una stella): “Un ragazzo incontra una ragazza. L’inizio è tale e quale ai dieci precedenti film di D’Angelo. Tranne che per il luogo dell’incontro (una fermata della metropolitana). Il seguito è tale e quale: l’amore divampa, ma trova opposizione dai rispettivi entourage. Alla fine i buoni sentimenti trionfano”. Bravo Farinotti che commenta senza vedere, al punto da non sapere che l’incontro avviene non a una fermata ma in un vagone del metrò, durante un viaggio, per chiudere in bellezza quando parla di opposizione dei rispettivi entourage, cosa del tutto inventata. Paolo Mereghetti (due stelle): “Nino è un pianista compositore che cerca fortuna a Roma, sul metrò incontra Val, naturalmente se ne innamora, senza sapere che è ricchissima e che l’ex fidanzato è disposto anche a chiedere l’aiuto di un gangster per non perdere il patrimonio della ragazza. Ingenua e improbabile favola dallo scontato lieto fine, in cui l’amore è più forte delle differenze di classe (e il piccolo fascino del film sta proprio nel fatto che nessuno sembra preoccuparsi di tanto anacronismo). Divertenti gli intermezzi comici affidati a Ninetto Davoli, l’amico coatto che ospita Nino a casa sua e vuole far credere che non c’è donna che sappia resistergli. E il metodo fai-da-te con cui i due fingono l’arrivo della polizia per liberare Val rapita è da antologia”. I giudizi del Davinotti on line ondeggiano dal mediocre, ma con un suo perché, allo scarso, ma qual cosina da salvare c’è,passando per un benevolo non male, dopo tutto. Un solo commento: “Anche nei tardi anni Ottanta, il film sentimentale della storica coppia D’Angelo – Olivieri segue la sua formula consueta, unendo senza sorprese amore, amicizia, canzone napoletana, noir e commedia; a essere valorizzato è soprattutto quest’ultimo aspetto, attraverso l’allegra romanità di Davoli, simpatico spaccone che si vanta persino di aver soffiato la donna a Cobra (il personaggio dell’omonimo film interpretato da Stallone, nda) e dalla filosofia sottoproletaria di Ucci, vagabondo sul metrò. L’infame della situazione è reso con sguardo avido, viscido e irridente da Bruno Stori”.

Regia: Romeno Scandariato. Soggetto: Francesco Calabrese, Romando Scandariato. Sceneggiatura: Francesco Calabrese, Romando Scandariato, Nino D’Angelo. Fotografia: Eugenio Bentivoglio. Montaggio: Carlo Broglio. Assistente al Montaggio: Maria Antonietta Tota, Luigi Prezioso. Aiuto Regista: Aldo Florio. Musiche: Nino D’Angelo, Enzo Malepasso (edizioni musicali Biondo). Canzoni di Nino D’Angelo: Cuore (Nino D’Angelo – Pasquale Colonna), Mezza canzone (Nino D’Angelo), Il cammino dell’amore (Nino D’Angelo, F. Percopo), E ti scriverò (Nino D’Angelo), Per sempre tua (Nino D’Angelo), Caldo d’inverno (Nino D’Angelo), Fantasia (Nino D’Angelo)sono tratte da LP Il cammino dell’amore, Dischi Ricordi, Milano. Direttore di Produzione: Giuliano Piermarioli. Ispettore di Produzione: Enzo Berri. Costumi: Antonella Mancuso. Scenografia: Franco Calabrese. Segretaria di Edizione: Marisa Merci. Produttore: Francesco Calabrese. Casa di Produzione: Mindy Film. Distribuzione: Titanus. Operatore alla Macchina: Carlo Aquari. Aiuto Operatore: Luigi Andrei. Aiuto Costumista: Luca Cimino. Aiuto Scenografo: Roberta Tomasetti. Truccatore: Pietro Tenoglio. Parrucchiere: Giuseppe de Angelis. Sarta: Anna Cirilli. Fonico: Fabio Ancillai. Microfonista: Orecchio Lello. Ispettori di Produzione: Paolo Innocenzi, Marco Tomasetti. Attrezzista: Francesco Raffa. Macchine da Presa: Ciak Italia. Foto di Scena: Egidio Poggi. Pellicola: Kodak. Tecnico Colore: Giacomo Volpi. Trasporti: Tranquilli. Titoli e Truke: Aldo Mafera. Effetti Speciali Sonori: C. e G. Movie and Sound. Teatri di Posa – Colore – Suono: Cinecittà. Durata: 94’. Genere: Commedia Musicale Sentimentale. Interpreti: Nino D’Angelo (Nino), Roberta Olivieri (Valentina), Ninetto Davoli (Donato), Toni Ucci (clochard del metrò), Bruno Stori (Andrea), Rick Battaglia (Walter), Gabriella Di Luzio, Mino Sferra (primo complice di Andrea), Vinicio Diamanti (gestore locale), Rossana Gavinel, Omero Capanna (secondo complice di Andrea).

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