Una economia al servizio della persona umana

Articolo di Redazione

Il giorno 4 novembre 2021 si è svolto nella sede UCID Nazionale (Unione Cristiana Imprenditori e Dirigenti) di Roma una riunione riservata con Bruno Carlos Pinto Basto Bobone, Presidente della Camera del Commercio e dell’Industria del Portogallo e Presidente di UNIAPAC (International Christian Union of Business Executives), un’organizzazione ecumenica con rango internazionale senza scopo di lucro con sede a Parigi, che federa associazioni in tutto il mondo. Al meeting, riservatissimo era presente anche la Sezione UCID Gaeta – sud Pontino, rappresentata dal Presidente della sezione giovani dott. Dario Costanzo e da parte del Direttivo.

La riunione è stata promossa dal Movimento Nazionale Giovani UCID.

Il Presidente Bobone ha condiviso con gli interlocutori la missione di UNIAPAC, ossia la volontà di promuovere tra gli imprenditori la visione e l’attuazione di un’economia al servizio della persona umana. Infatti, UNIAPAC si batte per un’economia libera basata sul rispetto della dignità del lavoratore e sul senso del Bene Comune. Secondo Bruno Bobone, nessuna impresa del mondo può assicurarsi una resistenza e al contempo resilienza nel sistema economico, soprattutto alla luce delle difficoltà emerse ed esacerbate dalla pandemia e dalla crisi che attualmente sta imperversando trasversalmente, senza un’attenzione e un coinvolgimento responsabile delle persone all’interno dei processi aziendali. Ferme restando le responsabilità decisionali che restano in capo al Management ed all’imprenditore, la condivisione degli obiettivi e la compartecipazione dei dipendenti alla società attraverso il senso di appartenenza alla squadra e la condivisione della missione, determinano una spinta propulsiva e diffusiva del maggior profitto e del maggior benessere aziendali. Per tale motivo è necessario che l’imprenditore curi le relazioni con i dipendenti, le favorisca in modo da accrescere il livello umano e professionale, partendo dal presupposto che il vero asset strategico di un’impresa è proprio la sua forza lavoro.

Un lavoratore che sposa l’obiettivo affidatogli, che condivide i valori aziendali, che sente sua l’impresa, non abbandonerà l’imprenditore nel momento di difficoltà. Non si sentirà legato semplicemente dal salario da percepire, motivo per cui può fornire la sua opera da un’altra parte: sente l’appartenenza, comprende di essere parte fondamentale di un tutto. Per tale motivo diventerà asset resiliente in grado di trasformare la criticità in opportunità di crescita o di riconversione, per poter affrontare il momento di difficoltà e riallinearsi alle esigenze della domanda e alle performances attese.

D’altro canto, l’imprenditore attua una rivoluzione culturale in cui il risultato diventa propriamente un output, ovvero la fine di un processo. Il manager non si focalizza su di esso, bensì su tutto il comparto organizzativo, amministrativo, logistico, singoli processi integrati e propedeutici al risultato stesso, coinvolgendo in tutto l’iter decisionale, tutte le figure professionali interne esperte nei relativi settori di competenza. Ciò diventerà il fondamento solido per il conseguimento di quanto pianificato.

Partendo da tale presupposto, al lavoratore spetta un salario dignitoso. Questo non è una mera quantificazione (in effetti va calibrato ed adattato al costo della vita della singola Nazione/Regione/città): non è un valore monetario minimo da erogare. E’ un concetto astratto dal quale partire. Una sorta di aggiunta al reddito disponibile in senso keynesiano che pur non passando per i bilanci aziendali crea esternalità positive. Diffonde benessere, determina un apprezzamento della percezione positiva del lavoro e delle capacità professionali singole del singolo lavoratore, accrescendo i livelli sociali. Una collettività felice determina un miglioramento di tutti i settori strategici di uno Stato con un importante risparmio di costi collettivi.

Il Presidente di UNIAPAC invita l’uditorio scelto alla condivisione di proposte fattive per rendere non utopico quanto affermato, anche alla luce della nuova inversione di tendenza che Economy of Francesco ha determinato nell’ambito delle regole dell’economia mondiale, ponendo l’accento, anche in questo caso sull’eticità dell’impresa e della realizzazione dei profitti e sull’esigenza di una giustizia sociale che parte dalla sostenibilità ambientale ed umana attraverso la riscoperta dell’umanocentricità economica. Tanti gli interventi condivisi dalle sezioni presenti.

La sezione Gaeta Sud Pontino, ricordando il recente 7° World Investment Forum, ha sottolineato l’importanza del capitale umano di una Nazione, vero e proprio fattore di attrazione di investimenti DI e FDI, soprattutto se nutrito da una buona politica di attrazione di talenti da tutto il mondo. Per tale motivo, suggerisce la sezione, è importante poter riconoscere in organismi come UNIAPAC il ruolo di facilitatori nel processo di incontro tra impresa e innovazione, intersezione che avviene solo e soltanto attraverso un mutuo scambio, a livello nazionale ed extranazionale, tra università e istituti di ricerca, anche favorendo politiche snelle nell’attrazione di menti brillanti e talentuose, per permettere quella spinta innovativa e dinamica che può determinare un innalzamento dell’occupazione, soprattutto tra i giovani, e un incremento delle performances dell’economia nazionale. Effettivamente, le parole chiave della ripresa a livello macroeconomico internazionale sono green e innovation. Non si può prescindere dunque da un dialogo costante tra i talenti umani, la ricerca e lo sviluppo e le esigenze delle aziende mature di nutrirsi dell’innovazione spinta. Da qui la necessità di favorire la crescita di start up innovative e giovanili in grado di garantire dinamicità e competitività al sistema economico nazionale e un incremento del benessere diffuso. E, quali realtà operative vivono di condivisione di obiettivi e di valori se non le start up?

Per tale motivo, il Presidente Bobone apprezzando l’intervento della sezione si dice totalmente in accordo con tale strategia, complimentandosi con la sezione stessa per la visione internazionale e l’impulso dato alla riunione. A conclusione della riunione viene consegnato all’illustre ospite, dal Movimento Giovani, il Manifesto dell’impresa etica con il seguente monito: I valori racchiusi nel nostro Manifesto continuano ad essere la nostra linea guida anche alla luce degli obiettivi dell’agenda 2030 e del Pnrr. Parlare di giovani e di futuro non può che essere, oggi, con un processo tecnologico che corre veloce, con il commercio che diventa sempre più transfrontaliero, con lo scambio di competenze ed esperienze formative e professionali che arricchisce ogni Paese, in un’ottica internazionale e ancora meglio glocale. Uniapac è sicuramente un facilitatore per tutti quegli imprenditori e dirigenti cristiani che sentono forte il senso di responsabilità sociale d’impresa accostando al valore dell’etica quello della sostenibilità; da qui la nostra proposta, favorevolmente accolta, di “portare” a Bruxelles la nostra testimonianza per contribuire ai processi decisionali che riguardano il nostro futuro e quello del nostro Paese.

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