“Una famiglia mostruosa”, un film divertente e con un cast eccellente

Articolo di Paolo Quaglia

Una famiglia Adams in salsa italiana si nasconde dal resto del mondo per consolidare le perplessità del ventunesimo secolo, vivendo serenamente le diversità. Ci sono un vampiro, una strega e uno zombie che assieme ai due figli freaks passano le giornate stando attenti a non sembrare eccessivamente mostruosi. Accompagnano una serie di personaggi strani che si manifestano nella loro dimora.

La parodia nel cinema comico è sempre stata patrimonio Usa, in Italia difficilmente si è proposto il genere. Una famiglia mostruosa di Volfango De Biasi riscopre quelle atmosfere tanto care agli americani negli anni cinquanta, dove Gianni e Pinotto, tra gli altri , si scontravano con Vampiri e uomini lupo per intrattenere il pubblico in sala. Era da Fracchia contro Dracula che nel Belpaese non si tentava un’operazione di mélange tra comico e paura. Nel film di De Biasi appaiono un numero di personaggi molto spassosi, che incrociano la loro atipicità con quegli equivoci degni della tradizione.

Il film è divertente e ben recitato da un gruppo eterogeneo di specialisti. Massimo Ghini e Lucia Ocone sono una coppia (lui vampiro e lei strega) assolutamente funzionante, in grado di guidare intuizioni classiche e rendere un’atmosfera particolare, il palcoscenico ideale. Non importa quanto si possa essere strani, oggi, le peculiarità di ogni individuo hanno alzato l’asticella del normale. Il regista gioca con personalità assolutamente riconoscibili e le inserisce in una situazione di assoluto spasso.

Il conte Vladimir (Ghini) parla come un intellettuale con tanto di erre moscia mentre la moglie (Lucia Ocone) fa sfoggio di malignità creando quella situazione di teatralità in grado intrattenere le famiglie. La particolarità del film sta nella varietà di personaggi e nelle battute che si alternano . Da Pippo Franco a Lillo (parenti della strega) sono tutti impegnati a creare una sorta di rivista necessaria per un periodo natalizio. Un film che arriva nei presupposti e che si lascia guardare perché portatore, nonostante la variante horror, di una classicità cui gli italiani sono abituati.

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