“La famosa invasione degli orsi in Sicilia”, puro cinema di genere, tra luci, effetti speciali magici e circensi

Articolo di Gordiano Lupi

Un romanzo per ragazzi di Dino Buzzati, uscito a puntate sul Corriere dei Piccoli nel 1945, edito da Mondadori (in Francia da Gallimard) e mai portato al cinema, animato da un artista come Lorenzo Mattotti, più celebrato in Francia che in Italia, conquista Cannes ma si arena nelle secche di una deficitaria distribuzione. In provincia si vede solo grazie alle sale Fice e ai circoli culturali come il Piccolo (ma grande) Cineclub Tirreno di Follonica, luoghi da custodire per chi ama il cinema e non si accontenta dei prodotti pubblicizzati in Mollicavisione. La vicenda è narrata da due cantastorie siciliani (un uomo e una bambina) a un vecchio orso dentro una caverna, ma quando termina il racconto umano abbiamo la versione del popolo degli orsi sul finale della storia, pure se resta il dubbio di un piccolo segreto. Leonzio, il re degli orsi, vuole ritrovare Tonio, il figlio perduto, e al tempo stesso cercare cibo per il suo popolo che vive nelle montagne gelate. La sua idea sarebbe quella di andare a vivere in città, in mezzo agli uomini, per condividere il cibo, ma l’invasione degli orsi scatena una guerra per via della diffidenza umana e dell’incapacità di accettare il diverso. Personaggi ben fatti, raccontati oltre gli stereotipi, che fanno appassionare grandi e piccini, con il risultato di schierarci dalla parte degli orsi quando Leonzio viene acclamato re della nuova società mista. Purtroppo, con il passare del tempo, alcuni orsi prendono gli stessi difetti degli uomini, diventano cattivi, prepotenti e ambiziosi. Tutta la prima parte che vede protagonista il cantastorie è un’invenzione di Mattotti, così come il personaggio della piccola Almerina è un modo di rendere omaggio alla moglie di Buzzati, usando il suo nome. La storia è ricca di valori universali che vanno dall’amor filiale e paterno fino al contrasto tra vecchie e nuove generazioni. Il racconto serve a stigmatizzare pure l’influenza delle cattive abitudini sui soggetti puri (gli orsi) che a contatto con i difetti altrui si trasformano, diventano persino ladri e assetati di potere. Ottima la colonna sonora del francese Aubry, così come sono transalpini la maggior parte dei tecnici. Animazione tradizionale, dalle tipiche caratteristiche europee, con personaggi stilizzati con tratti geometrici che ricalcano lo stile fumettistico di Mattotti. Colori vivaci e accesi, fotografia pastello, montaggio rapido, sceneggiatura curata, senza punti morti. Un cartone animato spettacolare, puro cinema di genere, tra luci, effetti speciali magici e circensi ma con un messaggio morale piuttosto forte. Da vedere, se ci riuscite, viste le carenze distributive.

Regia: Lorenzo Mattotti. Soggetto: Dino Buzzati. Sceneggiatura. Jean-Luc Fromental, Thomas Bidegain. Lorenzo Mattotti. Musiche. René Aubry. Voci: Toni Servillo (Leonzio), Antonio Albanese (Gedeone), Linda Caridi (Almerina), Maurizio Lombardi (De Ambrosis), Corrado Invernizzi (Il Granduca), Alberto Boubaker Malanchino (Tonio), Beppe Chierici (teofilo), Roberto Ciufoli (Babbone), Nicola Rignanese (Troll), Andrea Camilleri (Vecchio Orso), Corrado Guzzanti (Salnistro). Genere: Animazione. Durata. 82’. Paesi di Produzione: Italia, Francia. Case di Produzione: Prima Linea Production, Rai Cinema. Titolo originale: La fameuse invasion des ours en Sicile. Distribuzione: Bim.

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