“La fiera delle illusioni – Nightmare Alley”, l’ultimo lavoro di Guillermo Del Toro

Articolo di Paolo Quaglia

Negli anni 40 del novecento i luna park erano ambienti dove le personalità s’incrociavano al mistero di ambienti e atmosfere. Stanton Carlise, oltre ad essere un abile giostraio riesce a manipolare le persone. Esperto di occultismo, l’uomo affascina le menti di ricchi ingenui convincendoli di poter parlare con loro defunti. Il suo talento lo porta a utilizzare la retorica per trarre vantaggi personali che lo condurranno in una spirale di avidità e distruzione. Carlise è a capo di una vera e propria organizzazione fatta di psicologi e mentalisti in grado di curare ogni aspetto delle truffe ma l’ingordigia comune sarà causa di danni inaspettati.

Tratto da un romanzo del 1946 La fiera delle illusioni è l’ultimo lavoro di Guillermo Del Toro in arrivo nelle sale. Il regista confeziona un film che sembra venire da lontano e rispecchiare quegli stilemi propri del cinema classico. Una scenografia eccentrica accompagna la serie di personaggi che il regista propone tratti direttamente dalle ambientazioni proprie dei parchi divertimenti. L’uomo forzuto, la veggente e tute le figure freaks che si sono abituate a immaginare tra tunnel dell’orrore e zucchero filato sono presenti ne La fiera. Un film in grado di evocare tempi lontani parlando d’istinti intramontabili quali avidità e rivalsa.

Dopo La forma dell’acqua il regista conferma il suo stile rilanciandolo attraverso un cast di tutto rispetto dove gli attori sono perfettamente inseriti nei loro ruoli. Bradley Cooper incarna un uomo deluso dalla vita il cui cinismo è ormai predominante, Cate Blachett è perfetta nel ruolo della psicologa priva di scrupoli che aiuta Stanton a guadagnarsi un nome. Nella prima parte del film va in scena la vita di quest’organizzazione all’interno del luna park, con le sue atmosfere rarefatte e le sue regole atipicamente ferree.

Un’ora e mezza dove il regista introduce lo scenario quasi da melodramma psicologico nel quale i personaggi ruotano accompagna alla seconda parte del film. Il momento dove i protagonisti decidono di estendere le loro attività al mondo assume toni molto più scuri e libera quel sentore di finitezza che regala alla vicenda contorni e un finale inaspettato. Ennesimo lavoro interessante per Del Toro che continua a raccontare storie inusuali ma cariche di metafore riscontrabili nel mondo reale. Menzione obbligata per una fotografia in grado di portare sulle giostre le menti del pubblico.

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