Poesia, lirica internazionale in lingua originale e tradotta

Articolo di Gordiano Lupi

Poesia è rimasta la sola rivista letteraria italiana che ricevo stampata nella cassetta della posta, tutto il resto è passato sul web, persino Il Foglio Letterario, che ho inventato nel 1999 e stampo di tanto in tanto, come free press. Poesia da tre anni ha cambiato pelle, è diventata un libro, un bimestrale che pubblica lirica internazionale in lingua originale e tradotta, insieme a piccole opere d’arte a colori, anche se la storica versione mensile da edicola non era da disprezzare. Tutti i numeri sono piccoli gioielli da conservare, tra riscoperte di classici, autori giovani, traduzioni di scrittori poco noti al pubblico, insomma, per chi ama la poesia una vera miniera di informazioni e di cose piacevoli da leggere. In questo numero si parla di Raoul Schrott, una figura importante della letteratura tedesca contemporanea, autore erudito che racconta in versi le professioni in un libro per noi inedito che meriterebbe una versione italiana, quasi un odierno Spoon River, con parroci, operai, sub e conducenti d’autobus. Traduzione dal tedesco e commento di Federico Italiano. Non meno interessante A. E. Stallings, un’anglosassone che personalizza i miti classici, tradotta da Carla Buranello, presentando la sua visione di Ade, Persefone, Apollo, Medea, Euridice e Le Muse. Silvio Ramat invita a rileggere in poche pagine il grande Diego Valeri (1887 – 1976) e la sua lirica pascoliana pubblicando liriche che profumano di ricordi liceali, tra mattine d’inverno, preghiere autunnali, tramonti sul Garda e una cucitrice innamorata che odora di mughetto. William Shakespeare e i suoi Sonetti matrimoniali sono tradotti (benissimo!) da Massimiliano Palmese per ricordare il passare del tempo, lo sfiorire della bellezza e il solo modo per restare immortali: mettere al mondo dei figli. (Faccio la guerra al tempo per tuo amore / e più ti strappa, più ripianto il fiore). Non manca uno spazio dedicato alla poesia dialettale con Raffaello Baldini, scomparso nel 2005, che Daniele Piccini approfondisce, spiega e riproduce, citando liriche tratte dalla nuova edizione Einaudi. Milo De Angelis presenta un poeta di trent’anni, come sempre, questa volta tocca a Andrea Donaera con i suoi Esercizi di negromanzia, che si trovano in forma completa nel quaderno di poesia italiana edito da Marcos y Marcos. Interessante lo spagnolo Francisco Brines, premio Cervantes 2020, elegiaco e intenso, tradotto da Gabriele Morelli, così come non va dimenticata la cinese d’avanguardia Yin Xiaoyuan, che scrive in inglese, tradotta da Fabio Scotto. A mio parere l’autrice più interessante della rivista, una vera e propria scoperta, è Egana Dzabbarova, che si definisce donna non russa, infatti è nativa dell’Azerbajan, anche se insegna russo agli stranieri. Poesia civile e di vita quotidiana, esistenziale, racconti di omosessualità e diversità in una terra ostile che non ama musulmani che vorrebbero integrarsi. Inedita in Italia, purtroppo: Il mio corpo appartiene a tutti, tranne che a me, / ed era evidente anche allora, / quando durante l’adolescenza tutti mi dicevano / che la cosa più importante per una donna è la sua innocenza, / il buon nome della sua famiglia / quello senza cui nessuno la sposerà … Traduzione di Paolo Galvagni. Terminiamo la lettura della rivista con la bolognese Francesca Ricchi, romana d’adozione, e la calma necessità del dolore, una lirica intensa, mai lagnosa o autopunitiva. Disegni e dipinti sono di Arianna Vairo.

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