I Professori d’altri tempi nel nuovo saggio di Gaetano Cellura

Articolo di Francesco Pira

Leggere i libri di Gaetano Cellura è stato per me sempre un grande arricchimento. Ho sempre amato fin da ragazzo la sua capacità di narrazione. La forza delle cose che riusciva a scrivere: piccole o grandi, poche o tante pagine. E’ davvero bravo. Abbiamo scritto soltanto una piccola cosa insieme: un piccolo libro intitolato “L’Anno di Zeman”. Sono passati tanti anni. Abbiamo provato a raccontare la storia straordinaria di quello che è poi diventato uno dei più grandi allenatori di calcio italiani Zdnek Zeman. A Licata, città di entrambi, ha lasciato il segno. Era l’anno in cui Bettino Craxi era in auge ed aveva pubblicato un libro con il titolo “L’Anno di Craxi”. Noi abbiamo timidamente parafrasato. Abbiamo venduto 4000 copie. Adesso non si trovano più copie di quella piccola pubblicazione. Ma in quelle pagine di lavoro comune avevo scoperto, seppur giovanissimo, la sua grande capacità di scrittura. E’ un grande divoratore di libri. Un intellettuale vero, timido, ma bravo. Non c’è alcun dubbio.

Fatta questa doverosa premessa di contesto proviamo a vedere cosa si è inventato nel suo ultimo lavoro, uscito per i tipi della Nuova Phromos. S’intitola: “Professori d’altri tempi. Letterati e filosofi”.

Prima di dirvi di cosa si tratta esattamente mi piace ricordare che ha già scritto opere di saggistica e narrativa: Scrittori di Sicilia; Licata contemporanea; Rumore di fondo; le pieghe della vita nel sonno; Storia amara del ’43; La bottega di Spinoza; Le ultime foglie cadute; Le stoppie del feudo, La Regina di Maggio e alcune cronache di Licata. Sono saggi, note, romanzi e racconti. Tutti scritti benissimo.

Nell’ultimo lavoro si è impegnato in ritratti e opere di Professori dell’Ottocento e del Novecento che, come lui stesso ha ammesso: “ hanno lasciato, non solo nelle università, tracce significative del loro soggiorno sulla terra. Alcuni hanno dovuto rinunciare alla cattedra per ragioni politiche. Nietzsche, cui piaceva respirare l’aria delle alte cime, vi rinunciò per libera scelta. E anche per il proposito – ambizioso e lungimirante – di rifondare la cultura. Al filosofo che parlava liricamente e a Giacomo Debenedetti sono dedicati i saggi più lunghi del testo”.

Nel Proemio mette le mani avanti: “se qualcuno vorrà rimproverarmi di averne dimenticati altri, sappia dunque che l’ambizione di questo lavoro non è (non era)di scrivere di tutti i professori che ci hanno lasciato opere letterarie e filosofiche. Ma soltanto di quelli incontrati nelle mie letture. Alcuni hanno avuto problemi seri con il mondo accademico. Sono stati cacciati dalle università e perseguitati come il grande Attilio Momigliano. Altri, come Nietzsche, che era docente di filologia, la cattedra l’hanno proprio abbandonata. Per fare filosofia lui aveva bisogno di respirare l’aria pura delle alte cime”.

Del resto di professori e autori molto apprezzati come Giovanni Gentile, Giovanni Macchia, Pietro Citati, Cesare Garboli, Giorgio Manganelli, Federico Caffè aveva già scritto in altri lavori che ho avuto il piacere di leggere.

La raccolta si chiude con un lungo articolo di quella che Gaetano Cellura definisce : “una giovane donna di elevato pensiero e di straordinaria sensibilità, Etty Hillesum, la cui voce viene dalla notte fonda della Seconda Guerra Mondiale. Il suo Diario è un continuo dialogo con Dio, con i pezzetti di Dio riccamente sparsi nella sua poesia in tempi estremi. Con forza d’animo, Etty Hillesum sopportava il dolore della storia. Era quello degli altri a farla maggiormente soffire.

Un libro in cui l’autore scrive di Nietzsche: “spirito libero sino al punto d’inventarne altri di cui cercare la compagnia nei momenti di più tetra solitudine. Rabbrividiva per le piccole sentenze e verità dei dotti del suo tempo, buoni soltanto a contemplare incantati i pensieri pensati da altri”.

O ancora di Giacomo Debenedetti, studioso dell’ermetismo, che tentò tre volte di diventare docente ordinario di letteratura italiana, era di famiglia ebrea e restò sempre un docente incaricato.

Critica letteraria e filosofica nel testo. Scrive di De Sanctis, Bobbio e Steiner.

Un altro testo interessante. Da leggere, per riflettere. O se volete per acquisire un punto di vista. Ma vale la pena.

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