Dichiarazione della Sen.ce Marinella Pacifico sulla crisi e nuovi equilibri nel Sahel

Articolo di Redazione

Le ultime crisi geopolitiche nelle sfere di interesse europeo e dell’alleanza Atlantica, per la dinamica intrapresa, necessitano di costante aggiornamento nelle risposte diplomatiche, senza mai sovrapporre risposte di strategia militare. Rincorrere le dichiarazioni degli organismi militari, seppur qualificati, non aiuta i percorsi che 70 anni fa l’umanità ha inteso creare attraverso organismi internazionali per risolvere le controversie. Anche perché in assenza di una costante presenza di politica estera le tensioni si aggravano. Lo testimonia la Libia che, seppur con la totale militarizzazione del Paese, rappresenta la sistematica disintegrazione e il disfacimento politico – istituzionale. Ricomporre le fazioni, da parte di chi la crisi l’ha originata con una inutile e grave avventura militare, ha prodotto una guerra civile che di fatto oggi vede due presidenti contendersi la leadership e tre aeree di interesse geopolitico (Tripolitania, Cirenaica e Fezzan) che dividono quel Paese con inevitabili tensioni. La medesima catastrofica situazione si ripete in Mali, ove di fatto le operazioni belliche guidate prima dalla Francia ed ora dall’Italia, non hanno prodotto significativi risultati nella lotta al terrorismo ma hanno messo in discussione gli storici rapporti con la Francia, la cui storia colonizzatrice non viene più tollerata dalla popolazione locale.

La credibilità della politica estera UE passa attraverso una minuziosa attenzione alla guida delle missioni militari. E, a tal proposito, nel 2020 in sede di presentazione del programma delle missioni militari in parlamento in qualità di relatore, avanzai delle perplessità circa l’invio dei nostri militari nel Sahel. Oggi, alla luce delle notizie che ci arrivano dal Mali, mi sembra doveroso chiedere al Ministro della Difesa ed al Ministro degli Esteri di rivedere la nostra presenza in quell’area, visto il mutato assetto politico e il nuovo assetto organico del Paese africano con la Russia e, ribadisco, soprattutto per il fallimento nella lotta al terrorismo, motivo per il quale si autorizzò la missione. Acclarati i rapporti ostili delle forze occidentali con la popolazione locale, sarebbe opportuno da parte del Governo rivedere la missione stessa o indicare, qualora ci fossero, le ragioni della permanenza.

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