“L’ombra del giorno”, un film che affronta il tema del fascismo, delle leggi razziali e della seconda guerra mondiale

Articolo di Gordiano Lupi

Giuseppe Piccioni non è un regista commerciale, gira pochi film, di solito tutti riusciti e sentiti come storie urgenti da raccontare, cose come Il grande Blek (1987), Fuori dal mondo (1998), Giulia non esce la sera (2009) che lasciano il segno nella cinematografia italiana. L’ombra del giorno non è da meno, girato ad Ascoli Piceno come Il grande Blek, realizza un’efficace ricostruzione della vita ai tempi del periodo fascista raccontando un’intensa storia d’amore ambientata in uno spaccato teatrale. L’azione si svolge nel 1938, protagonista Luciano (Scamarcio), reduce di guerra claudicante alla gamba destra, simpatizzante fascista, amico del gerarca Osvaldo (Musella) e padrone di un ristorante. Un giorno Anna (Porcaroli) entra nella monotona vita di Luciano, modificandola integralmente, perché la ragazza – assunta in cucina, poi cameriera di sala – ha modi garbati e affascinanti, prende in mano la gestione del locale e si guadagna la simpatria di tutti. Inevitabile che sbocci l’amore tra padrone e cameriera, anche se nella vita della donna c’è un doppio segreto che si rivela con l’arrivo ad Ascoli di un marito in fuga dalla persecuzione fascista. Non racconto altro sulla trama per non rovinare il piacere di vedere uno dei più riusciti film italiani degli ultimi anni. Riccardo Scamarcio è il produttore con la sua Lebowski srl, insieme a Rai Cinema, prima deciso a girare a Roma, poi convinto ad accettare Ascoli (il comune insieme alla Regione Marche sostiene il film) dal regista Piccioni, nativo della città picena. La scelta è oltremodo felice, perché il caffè Maletti che si affaccia su piazza del Popolo non potrebbe essere location migliore, così come le strade di Ascoli (via delle Stelle, per una sequenza in bicicletta, uno dei rari esterni) garantiscono una splendida conservazione del tempo passato. Tra le sequenze più riuscite un esterno girato nel giardino d’una città deserta, una giornata di festa passata insieme da Luciano e Anna, mentre tutti sono ad ascoltare la cronaca della visita di Hitler a Roma, che ricorda Una giornata particolare di Ettore Scola. Il finale, intenso e commovente, non è da meno, girato alla foce del Tronto, sul mare di San Benedetto, con il gesto eclatante e simbolico di Luciano che cambierà il corso della sua vita. Tutte le parti oniriche, viste o soltanto immaginate dalla vetrina del ristorante, che si svolgono sulla piazza antistante, sono puro cinema visionario alla Bergman. Il film affronta il tema del fascismo, delle leggi razziali, della seconda guerra mondiale, con leggerezza e passione, narrando una storia scritta mille volte ma con stile originale, confermando quanto non sia basilare quel che si racconta ma come lo si racconta. Pellicola di due ore e dieci minuti (il montaggio iniziale superava le tre ore) che non provoca alcuna fatica nello spettatore, coinvolto nell’azione da una sceneggiatura senza punti morti, ricca di tensione, opera di Annick Emdin e Gualtiero Rosella, in collaborazione con il regista. Fotografia anticata, dai toni ocra (D’Attanasio), colonna sonora suadente e ricercata (Braga) con canzoni e sonorità anni Trenta, montaggio compassato (Calabria), scenografie curate a dovere (Angelini). Piccioni sfoggia una tecnica di regia magistrale, un vero peccato che un regista tanto ispirato abbia girato in carriera soltanto una decina di film, come è altrettanto vero che le sue opere sono tutte indimenticabili. Riccardo Scamarcio è un attore che con il passare del tempo migliora, come il buon vino, in questa pellicola ci regala una delle sue interpretazioni più riuscite, costruendo un personaggio complesso fatto di silenzi, sguardi, poche parole e tanto cuore, nascosto sotto una rude scorza. Benedetta Porcaroli (compagna di Scamarcio nella vita) non è da meno, perché il ruolo di Anna non è facile, una donna misteriosa dalla doppia identità che deve nascondere il suo amore, contesa tra due uomini. Lino Musella è un perfetto gerarca fascista, con quel volto da cattivo, che sfoggia arroganza e potere nella cittadina marchigiana. Valeria Bilello è brava nei panni della ex moglie di Luciano, cantante e attrice di regime, anche se viene impiegata solo per una sequenza a tavola, dove mostra tutto il suo orrore per la guerra. Vincenzo Nemolato, napoletano di nascita, recita in dialetto ascolano il ruolo del simpatico cuoco che non vuole andare in guerra e che Luciano cerca di proteggere. Il film è dedicato al grande Antonio Salines, morto poco dopo la fine delle riprese, che interpreta un vecchio professore di diritto antifascista, commensale del ristorante di Luciano. L’ombra del giorno è una pellicola teatrale che racconta una piccola storia e lo fa così bene da ricordare quel grande cinema italiano dimenticato che ci fa piacere di tanto in tanto ritrovare.

Regia: Giuseppe Piccioni. Sceneggiatura: Annick Emdin, Gualtiero Rosella, Giuseppe Piccioni. Fotografia: Michele D’Attanasio. Montaggio: Esmeralda Calabria. Musiche: Michele Braga. Scenografia: Isabella Angelini. Costumi: Bettina Pontiggia. Anno: 2022. Durata: 125’. Genere: Drammatico, Sentimentale. Produttore: Riccardo Scamarcio. Case di Produzione: Lebowski srl, Rai Cinema. Distribuzione (Italia): 01 Distribution. Interporeti: Riccardo Scamarcio (Luciano), Benedetta Porcaroli (Anna), Valeria Bilello (Amelia), Lino Musella (Osvaldo), Sandra Ceccarelli (madre di Corrado), Vincenzo Nemolato (Giovanni), Antonio Salines (il professore), Wael Sersoub (Emilé)

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