“C’era una volta il crimine”, conclude un’ideale trilogia goliardica

Articolo di Paolo Quaglia

Al cinema i viaggi nel tempo di Moreno e Giuseppe, questa volte i due amici se la vedranno con gli anni della seconda guerra mondiale. Aiutati da Gianfranco e Lorella, i protagonisti tornano al 1943 per sottrarre ai francesi la Gioconda. Il gruppo, cui si aggiungerà Claudio, un supplente precario, riuscirà a completare la missione. Prima di giungere a casa attraverso il portale spazio temporale non mancheranno avventure, peripezie e riunioni di famiglia inaspettate. Adele, la futura nonna di Moreno, sarà rapita dai nazisti e toccherà ai viaggiatori salvarla prima di tornare a un presente normale.

C’era una volta il crimine di Massimiliano Bruno conclude un’ideale trilogia goliardica che racconta in maniera scanzonata un gruppo di vitelloni in cerca di scopo. Partita con Non ci resta che il crimine, la saga rappresenta un ritorno alla commedia leggera che intrattiene il pubblico senza rinunciare allo sguardo vigile sulla società . Il secondo titolo, Ritorno al crimine, ha introdotto l’elemento viaggi nel tempo in chiave operazione nostalgia mostrando un’Italia del recente passato. C’era una volta… torna al ventennio fascista per rimanere coerente con il Belpaese di cui non rinuncia a citare episodi storici rimasti nell’inconscio collettivo della gente.

Bruno conferma la sua capacità di confezionare prodotti divertenti utilizzando il vecchio stile in maniera riveduta e adattata al cinema odierno. Un progetto ambizioso che ricorda gli A spasso nel tempo di Vanzina, pur con un passo meno comico, riuscendo a mantenere una profonda umanità nei personaggi. I dialoghi costruiti in maniera sapiente garantiscono un ritmo classico e godibile che rende omaggio al cinema italiano degli anni cinquanta. Il film presenta uno schema collaudato e funzionate, qui forse ancora meglio che nel secondo capitolo, cui si aggiungono guest star o iperboli narrative in grado di rendere il prodotto onesto e piacevole. Il cinema di Bruno è divertente e privo di pretese, questo lo rende evocativo e leggermente malinconico, qualità essenziali per ogni commedia.

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