“La notte più lunga dell’anno”, una pellicola notturna ambientata in provincia

Articolo di Gordiano Lupi

Simone Aleandri è un regista di documentari, sceneggiatore e scrittore, dotato di una tecnica sopraffina che sfoggia a piene mani in questa pellicola notturna, ambientata in provincia, a Potenza, scenario ideale per storie di ordinaria disperazione. Fuori concorso al Torino Film Festival, il film tesse le file di una trama esistenziale durante la notte più lunga dell’anno, poco prima di Natale, tra il 21 e il 22 dicembre, solstizio d’inverno, con l’azione scandita dalle trasmissioni televisive, da L’eredità a Ballando con le stelle, fino al notturno culturale di Marzullo e alle tristi sequenze di guerra ad Aleppo. Tutto comincia in un distributore di benzina, dove ci sono un gestore e un cane, così come – in modo circolare e proustiano – tutto finisce, anche se la bestia fedele non risponderà più al suo richiamo. La vicenda narra di un politico in fuga che non sa come scampare alla vergogna di un arresto, una cubista in crisi d’identità che vorrebbe dare una svolta alla sua vita, un vecchio padre (Haber) innamorato della pesca che sta per morire, un ragazzo innamorato della vecchia insegnante, tre ventenni falliti in cerca di emzoioni. Sergio il benzinaio, come confessa alla cubista disperata, non vive ma osserva la vita che scorre dalla piazzola del suo impianto, anche se è sempre pronto ad aiutare tutti, unico personaggio positivo di un film cupo e angosciante. La pellicola è girata quasi integralmente a Potenza, città perfetta per dipingere lo squallore di una provincia depressa, lontana dai luoghi dove scorre la vera vita. Altre location marginali sono Avigliano, Tito e Vaglio Basilicata, ma il centro storico del capoluogo lucano e la sua periferia notturna, ben fotografata e immortalata con luci livide, la fanno da padrone. Il discorso sulla noia di vivere in provincia, dove s’invecchia facendo sempre la solita vita, viene fuori con prepotenza, senza dimenticare i giochi sporchi della politica (un tempo democristiana), la ripetitiva vita matrimoniale, gli squallidi locali da ballo della periferia e le brevi avventure erotiche, vere o sognate. Interpreti convincenti, pure se Ambra Angiolini nel ruolo della cubista non è molto credibile e Anna Ammirati come professoressa cinquantenne che seduce un ragazzino ancor meno. Tecnica di regia matura per un film ben girato, una riuscita opera prima, con alcuni problemi di sceneggiatura, incongruenze e piccoli difetti a livello di credibilità. Simone Aleandri con questa storia di vita quotidiana dimostra di avere le doti necessarie per far bene. Lo aspettiamo al varco della prossima pellicola.

Lingua Originale: Italiano. Paese di Produzione: Italia. Anno di Produzione: 2021. Durata: 91’. Genere: Drammatico. Regia: Simone Aleandri. Soggetto: Andrea Di Consoli. Sceneggiatura: Simone Aleandri, Andrea Di Consoli, Cristina Borsatti. Fotografia: Vincenzo Carpineta. Montaggio: Alessio Doglione. Musiche: Antonio Deodati. Scenografia: Antonio Romano. Costumi: Beatrice Giannini. Produttore: Sandro Bartolozzi. Case di Produzione: Clipper Media, Rai Cinema. Distribuzione Italia: Vision Distribution. Interpreti: Mimmo Mignemi (Sergio), Ambra Angiolini (Luce), Luigi Fedele (Johnny), Francesco Di Napoli (Damiano), Michele Eburnea (Enzo), Nicolò Galasso (Pepè), Massimo Popolizio (Francesco), Alessandro Haber (padre di Luce), Anna Ammirati (Isabella), Antonio Petrocelli (marito di Isabella), Aglaia Mora (Felicia), Pascal Zullino (Carmine), Matteo Carlomagno (Filippo Cerverizzo), Fabio Pompili (disc-jockey), Pietro Sarubbi (autista disc-jockey), Massimo De Francovich (presidente).

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