“Doctor Sleep”, una storia ispirata al romanzo omonimo, sequel di Shinig

Articolo di Gordiano Lupi

Stephen King non ha grande fortuna con le sceneggiature tratte dai suoi romanzi, a parte poche eccezioni (Shining, Misery, IT, La zona morta …), pure in questo caso il sequel di Shining sconcerta non poco, per eccessiva lunghezza, trama ridondante, soluzioni di montaggio non condivisibili, colonna sonora cupa ed eccessi macabri.  La storia è ispirata al romanzo omonimo, sequel di Shinig, che narra le avventure di Dan Torrence, figlio di Jack, dotato di luccicanza, capace di vedere quello che altri non vedono e di entrare in contatto con persone dotate dio identico potere. Flanagan, purtroppo non è Kubrick, il meglio che sa fare è riprendere intere sequenze di Shining a mo’ di citazione e inserirle nel contesto del suo lavoro; non è molto, ma è la sola cosa memorabile di un film dimenticabile. Rivediamo l’albergo malefico, la porta sfondata dai colpi d’ascia, i morti che sorgono dalla vasca da bagno, il bambino con la bicicletta percorrere corridoi silenziosi, il barista servire bevande e ricordare il passato. Dan ha problemi di dipendenza da alcol, frequenta una comunità di recupero, conosce una ragazzina che potrebbe salvare il mondo e lotta contro una comunità di macabri assassini che sopravvivono aspirando l’effluvio vitale dei bambini dotati di poteri. Flanagan è appassionato di horror, di sicuro è un cinefilo colto e preparato, ma ignora l’arte della sintesi e non ha il dono della suspense, due elementi fondamentali  per fare cinema di genere. Sono davvero troppi 153’ (180’ nella versione uncut) di un simile film, dal finale dilatato all’inverosimile, con i tempi di una fiction televisiva a puntate che pare non arrivare mai al dunque, pur se del tutto prevedibile. Il regista vuol imprimere alla pellicola tutto il suo stile, perché cura sceneggiatura e montaggio, imponendo come un marchio d’autore sia la lentezza compassata dei tempi che le sequenze scritte in modo ampolloso e didascalico. Molte citazioni salvano il prodotto finale che gode di una discreta recitazione ma è segnato da una colona sonora cupa e fastidiosa, oltre che da troppe sequenze macabre difficilmente sopportabili. Consigliato soltanto agli appassionati di horror viscerale.

Regia: Mike Flanagan. Soggetto: Stephen King (romanzo omonimo). Sceneggiatura: Mike Flanagan. Fotografia: Michael Fimognari. Montaggio: Mike Flanagan. Musiche: The Newton Brothers. Scenografia: Maher Ahmad, Elizabeth Boller. Produttori: Jon Berg, Trevor Macy. Produttori Esecutivi: Akiva Goldsman, Roy Lee, Scott Lumpkin, Kevin McCormack. Case di Produzione: Intrepid Pictures, VErtigo Entertainment. Distribuzione (Italia): Warner Bros. Entertainment. Lingua Originale: Inglese. Paese di Produzione: Stati Uniti d’America, 2019. Durata: 153’ (180’ director’s cut). Genere: Horror. Interpreti: Ewan McGregor (Danny Torrance), Rebecca Ferguson (Rose Cilindro), Kyliegh Curran (Abra Stone), Carl Lumbly (Dick Hallorann), Cliff Curtis (Billy Freeman), Zahn McClarnon (Crow Daddy), Bruce Greenwood (Dottor John Dalton), Jacob Tremblay (Bradley Trevor), Emily Alyn Lind (Snakebite Andi), Carel Struycken (Nonno Flick), Jocelin Donahue (Lucy), Alex Essoe (Wendy Torrance), Henry Thomas (Jack Torrance).

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