“Tiramisù”, novantacinque minuti di presunta commedia

Articolo di Gordiano Lupi

Esordio alla regia per Fabio De Luigi che replica sé stesso all’infinito, qualunque ruolo interpreti, anche se questa volta avrebbe l’occasione di scrivere e dirigere un film, la spreca facendo il lavoro che chiunque avrebbe saputo fare con identico (modesto) risultato. Novantacinque minuti di presunta commedia, così la spacciano i produttori, in realtà farsa stucchevole, infarcita di situazioni comiche da dimenticare, con personaggi stereotipati e mediocri battute. La trama vede Antonio (De Luigi) sposato con Aurora (Puccini), informatore farmaceutico fallito, tormentato da un cognato stilista come Franco (Duro), divorziato ma con una figlia molto intelligente. Il nostro imbranato protagonista ha come amico Marco (Farina), barista idealista amante della buona musica, ma per merito delle doti culinarie della moglie (fa un tiramisù che conquista!) riesce a imporsi nel lavoro. A un certo punto Aurora si accorge che il marito non solo la tradisce ma si sta approfittando di lei, quindi lo pianta in asso e rimette tutto in discussione, per giungere a un finale aperto, ancor più assurdo della farsa, perché si modifica repentinamente un soggetto comico in commedia seriosa. Tutto molto mal fatto, a dire il vero, soggetto ai minimi termini, battute degne di Zelig, sceneggiatura che si arrampica tra citazioni del medico della mutua e mancata originalità, fotografia (Masiero) da cinema italiano contemporaneo, con pregevole ambientazione (sprecata) sul Lago di Bracciano (Trevignano Romano) e nel Castello Ruspoli (Vignanello). Tra le gag peggiori citiamo il pizzaiolo acrobata e la moglie che non capisce mai gli ordini, per tacere De Luigi in bicicletta, convinto dal vecchio medico Galbiati (Franco) a espiare le sue colpe. Abbastanza indecenti le parti in cui Antonio fa valere un’incredibile mancanza di cultura (mentre la moglie è professoressa) dimostrando di non conoscere Mantegna, rispondendo al cellulare durante il cinema d’autore e abbandonando la sala mentre un pianista (Messini) suona motivi di Jacques Brel. Interpreti a livello del film e delle battute che sono costretti a recitare, con Vittoria Puccini da salvare, in un grigiore generale dove naufraga soprattutto il regista – sceneggiature di un simile film. Interessanti i nostalgici camei di Pippo Franco e Orso Maria Guerrini, mentre Bebo Storti si adegua al povero contesto. Non contento di questo capolavoro, De Luigi e i suoi produttori ci riprovano con Tre di troppo (2022), pellicola già in distribuzione, che mi propongo di non vedere.

Regia: Fabio De Luigi. Soggetto e Sceneggiatura: Fabio De Luigi. Fotografia: Federico Masiero. Montaggio: Claudio Di mauro. Effetti Speciali: Effetti Digitali Italiani. Genere: Commedia (?). Durata: 95’. Paese di Produzione: Italia, 2016. Produttore: Maurizio Totti. Casa di Produzione: Medusa Film, Colorado Film. Distribuzione (Italia, dove altrimenti?): Medusa. Interpreti: Fabio De Luigi (Antonio Moscati), Vittoria Puccini (Aurora), Angelo Duro (Franco), Alberto Farina (Marco), Giulia Bevilacqua (Stefania), Bebo Storti (capo di Antonio), Nicola Pistoia (capo di Antonio alla Medicix), Orso Maria Guerrini (presidente), Pippo Franco (pediatra Galbiati), Giovanni Esposito (medico), Maria Di Biase (moglie del pizzaiolo), Corrado Nuzzo (pizzaiolo), Teresa Pier gentili (suor Maria), Niccolò Senni (Cosimo); Bob Messini (pianista).

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