“Nostalgia”, l’adattamento cinematografico dell’ultimo romanzo di Ermanno Rea

Articolo di Gordiano Lupi

Nostalgia è l’adattamento cinematografico dell’ultimo romanzo di Ermanno Rea (2016), sceneggiato e diretto da Mario Martone, che torna nella sua Napoli dopo due piccoli gioielli come Il sindaco del rione Sanità e Qui rido io. Ancora una volta non fallisce la storia, ché Martone è una garanzia di qualità nel quadro di un asfittico cinema italiano contemporaneo e scrive un film che sembra fatto apposta per piacermi, basato su nostalgia e senso di appartenenza, ritorno a casa e riscoperta delle radici. Ermanno Rea ha scritto molte opere dedicate alla sua Napoli (Mistero napoletano, Napoli ferrovia), è il cantore dei vicoli e di Bagnoli, di una quotidianità partenopea fatta di mancanze e di piccola criminalità, che in Nostalgia (scritto a ottantasei anni, poco prima di morire) ritorna con prepotenza e si fa ancor più consapevole. Martone utilizza al meglio un attore straordinario come Pierfrancesco Favino, interprete assoluto di un film che vive sulla sua recitazione e sulla veridica fotografia degli angoli più riposti di una Napoli popolare. Immedesimazione totale nel personaggio di Felice, un uomo che torna a Napoli dall’Egitto, – dove ha vissuto per 40 anni e ha fatto fortuna -, per accudire l’anziana madre fino alla morte, nel frattempo si innamora della sua città e riscopre il passato di un ragazzino che percorreva i vicoli a bordo di un Gilera. Bellissima l’alternanza tra passato e presente, resa con suggestivi flashback di diverso formato cinematografico e con fotografia anticata; mentre il protagonista ripercorre i luoghi si rivede quindicenne nelle situazioni del passato, rivivendole nel ricordo, con struggente nostalgia. Cinema d’autore che diventa persino thriller nella seconda parte e in un imprevedibile finale (che non rivelo), di sicuro noir, con molta attenzione al problema della camorra e della criminalità organizzata, combattuta da un prete tutto cuore impersonato dal bravo Francesco Di Leva. Molto bene anche Tommaso Ragno, nei panni di Oreste O’ Malommo, il boss amico d’infanzia di Felice, personaggio che non concede niente al sentimentalismo, reale fino in fondo come criminale che vive da recluso un’esistenza violenta e disperata. Il film, in concorso a Cannes, meriterebbe un premio, se non altro per la magistrale interpretazione di Pierfrancesco Favino. Cinema italiano vero, vibrante e problematico, mai consolatorio, come si faceva una volta. Da vedere.

Regia: Mario Martone. Paese di Produzione: Italia, Francia. Anno di Produzione: 2022. Lingua Originale: italiano, napoletano. Genere: Drammatico. Soggetto: Ermanno Rea (romanzo omonimo). Sceneggiatura: Mario Martone, Ippolita Di Majo. Fotografia: Paolo Carnera. Montaggio: Jacopo Quadri. Scenografia: Carmine Guarino. Costumi: Ursula Patzak. Produttori: Luciano Stella, Roberto Sessa, Maria Carolina Terzi, Carlo Stella. Case di Produzione: Picomedia, Mad Entertainment, Rosebud Entertainment Pictures. Distribuzione: Medusa Film. Interpreti: Pierfrancesco Favino (Felice), Francesco Di Leva (Don Luigi Rega), Tommaso Ragno (Oreste), Aurora Quattrocchi (madre di Felice), Sofia Essaidi, Nello Mascia, Emanuele Palumbo (Felice da giovane), Artem (Oreste da giovane), Salvatore Striano (don Giuseppe), Margherita Mazzucco (Nina), Virginia Apicella (Elena).

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