“Alla vita”, un film che parla di religione, analizzandone rinunce e piaceri

Articolo di Paolo Quaglia

Proprietario di una masseria in Salento riceve ogni anno una delegazione di religiosi presso la sua azienda agricola. Gli uomini, di fede ebraica, hanno il compito di acquistare dei cedri per poterli utilizzare in una cerimonia. Gli alberi devono essere perfetti ed Elio, il proprietario, porta avanti con estrema precisione il compito ereditato dal padre. Nella delegazione c’è Esther, una ragazzina combattuta tra la fede e il desiderio di essere se stessa. L’incontro con Elio le darà modo di riflettere su una scelta importante scoprendo quanto una vita ortodossa possa essere non del tutto libera. Anche l’Agricoltore ha scelto di dedicarsi al lavoro che fu del padre perdendo la sua famiglia e la sua carriera, il confronto di due anime migliorerà la consapevolezza di entrambi.

Alla vita è un film che parla di religione e lo fa analizzandone rinunce e piaceri. Un pretesto che diventa la descrizione di un mondo spirituale in cui la scelta può essere molto difficile. Riccardo Scamarcio nel ruolo del protagonista è un uomo che ha scelto di elevare la professione paterna a valore assoluto. Per continuare la tradizione di famiglia Elio ha rinunciato al suo lavoro nell’arte e al suo matrimonio nascondendosi dalla vita.

La presenza di Esther ricorda all’agricoltore quanto i precetti che una vita ortodossa porta in dote possano allontanare dalla fede e decide di aiutare la giovane a capire quel bisogno di evasione insito anche in lui. Da Ateo Elio si rifugia solo nell’amore per la terra e per i suoi frutti vivendo un’esistenza nascosta da cui è difficile un ritorno. Stephane Freiss dirige un film introspettivo regalando, attraverso una storia semplice, una riflessione sul concetto di libero arbitrio. Utilizzando una variante religiosa, il film vuole contrapporre l’ortodossia della vita alla certezza di votarsi ai dogmi. La rigidità di regole è più forte del desiderio di esporsi, lo sanno bene entrambi i protagonisti che dialogano sulle reciproche perplessità . Un cinema morale che va oltre la morale e presenta due storie, differenti per età, che sembrano la medesima. Esther è un Elio che non ha ancora deciso e la sua dimensione, dopo quell’incontro, sarà più consapevole. Elio è ben nascosto e troppo legato a un personaggio che ha fatto del libero arbitrio una menzogna convenzionale. Vicende direttamente dal lato oscuro oscuri raccontate con profonda onestà.

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