“La mia ombra è tua”, un film di Eugenio Cappuccio con protagonista Marco Giallini

Articolo di Paolo Quaglia

Salinger in salsa italiana si ritira a vita privata dopo aver scritto il suo libro testamento. Vittorio Vezzosi, ormai sessantenne, vive in campagna nel suo casale privatissimo con l’amico Mamadou a fargli compagnia. Dopo venticinque anni di silenzio una influencer del caso chiede a gran voce il seguito del suo capolavoro. I milioni di adepti dell’intrattenitrice si scatenano facendo capire che il vecchio potrebbe valere ancora quattrini. Viene inviato a carpire i suoi segreti un figlio della generazione Telemaco che non riesce a farsi strada . Il ragazzo, nonostante una laurea, si limita a qualche ripetizione e alla pastasciutta della mamma per vivere. La fidanzata di questo imbranato dai gusti raffinati, lo accusa di essere statico e il ragazzo reagisce come può. Preso al volo il lavoro da finto assistente il professor De Vito proverà a farsi amico l’artista usando l’onestà intellettuale. Dopo la classica maretta iniziale, i due diverranno inseparabili. Un viaggio on the road a Milano sarà il pretesto per conoscersi meglio. Lo scrittore vorrebbe rivedere, dopo trentotto anni, la donna della sua vita e il ragazzo far colpo sulla sua relazione traballante.

La mia ombra è tua è un film di Eugenio Cappuccio con protagonista Marco Giallini. Tratto da un romanzo di Edoardo Nesi narra un confronto tra generazioni e mondi diversi. Se da una parte il vecchio creativo vive in isolamento forzato dedicandosi ai ricordi e alle bisbocce dall’altro Emiliano non riesce a esprimere la sua personalità. L’incontro tra i due protagonisti rivela una società, dove vivere, non è particolarmente facile. Attraverso una sceneggiatura che non rinuncia al sorriso, il film alterna sguardi sul mondo e riflessioni amare sulla cultura social in grado di creare interesse superficiale perfino sulla letteratura. Il risultato è un lavoro normale che regge grazie a Marco Giallini, un attore sempre in grado di alternare sorriso e lacrima variandone le intensità. La parte in cui i due protagonisti discutono su quanto la nostalgia sia necessaria è interessante anche se poco approfondita.

Personaggi accennati per una storia accennata, forse per far capire quanto la profondità non sia una cosa di questo secolo. La mia ombra è un contenitore d’intuizioni che si toccano senza chiudersi mai così come lo è il panorama di oggi. Se il libro di Nesi voleva parlare di superfici cui contrapporre la nostalgia, le scelte del regista sono azzeccate. Senza la pretesa di essere più che qualcosa di gradevole il film intrattiene e, a tratti, riesce anche a comunicare. Si dipinge un mondo che fa dell’accenno il valore, in attesa di consumare altro. La tua ombra è guardabile, carico di buona fede e da rischiare solo per la presenza di Marco Giallini in grado di sorprendere essendo se stesso.

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