Piombino in una notte di luglio

Articolo di Gordiano Lupi

Piombino in una notte di luglio come da tempo non la vedevi. Piombino in lotta. Piombino unita. Piombino fascio di bandiere e volto proteso alla luna. Piombino fiera, come sempre. Piombino indomita. Pare una litania di Caproni ma è la nostra storia. Perché noi piccoli uomini facciamo la storia. Nessuno si senta escluso. Piombino in piazza grida quel che non vuole, anche se non è la Piombino d’un tempo è una Piombino inclusiva, voci latinoamericane e dialetti ucraini, toscano declinato al rumeno e al senegalese, volti di giovani e vecchi, bandiere rosse e fiamme tricolori, stendardi verdi e sigle sindacali, persone comuni con piatti e stoviglie per far caciara. Telefonini accesi, torce che illuminano il futuro, rischiarano una calda notte di luglio, sogni e speranze; persino la ruota sembra bella stasera, persino i discorsi politici hanno un altro sapore. Piazza Bovio e le tamerici salmastre, il suo mare, l’Isola d’Elba in canale, la folla sudata che canta, un oratore che perde la voce. Tutto è troppo bello stasera, la fatica non si sente, alla sete penseremo più tardi, persino l’arsura in gola, il dolore ai piedi, il male alle ossa, tutto si stempera nel sentirsi parte d’una lotta antica che ritorna alla memoria. Perché in piazza Bovio stasera si celebra il vecchio scontro tra popolo e potere, anche se c’è chi non ha capito e non partecipa, si astiene dal prender posizione, perdendo l’occasione della vita. E quando senti un vecchio operaio ricordare le lotte contro il padrone ti viene il nodo alla gola, lui è con le lacrime agli occhi, commosso a vedere la folla, dice che gli è sembrato di tornare indietro nel tempo, di rivivere gli anni Sessanta. Ecco, stasera, per un attimo abbiamo visto quella locomotiva, come una cosa viva, lanciata bomba contro l’ingiustizia. Era una locomotiva di uomini, vociante e festosa, scagliata contro il potere. Era la fiaccola dell’anarchia che attraversava corso Italia e raggiungeva piazza Bovio. Per dire al potere: Piombino non si tocca. Piombino è nostra. Piombino ha già dato. Piombino vuol vivere il futuro. Fate bene attenzione, perché il popolo è come Dio, quando s’incazza prende a schiaffi il potere. E gli schiaffi di Dio (e del popolo) appiccicano al muro. Tutti.

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