“Le mani di una donna sola”, una suggestiva rappresentazione della follia

Articolo di Gordiano Lupi

Nello Rossati (Adria, Rovigo 1942 – Roma, 2009) è un regista che meriterebbe un approfondito studio critico, perché gira alcune pellicole interessanti nell’ambito della commedia sexy e dell’erotismo puro. Frequenta l’Accademia Nazionale di Arte Drammatica e comincia a lavorare in teatro prima come aiuto regista di Albertazzi, Zeffirelli, Squarzina e Patroni Griffi, successivamente come attore e regista di opere interpretate da Salvo Randone e Nando Gazzolo. Scopre il cinema nel 1971, prima come sceneggiatore (Il giorno del giudizio e Acquasanta Joe) e infine come regista per girare un erotico a basso costo (Bella di giorno, moglie di notte) che riscuote grande successo. Il successo del film lo convince a ritentare nel 1972 con una sorta di remake intitolato La gatta in calore che vede protagonista sempre la Czemerys nei panni di una moglie insoddisfatta, affiancata da Silvano Tranquilli come marito noioso e prevedibile. Nello Rossati – che il pubblico medio conosce solo per ottime commedie sexy come L’infermiera (1974) e La nipote (1975) – torna al dramma erotico con Le mani di una donna sola (1979), che si avvale dell’interpretazione soft di Marina Frajese (Lotar) poco prima del lancio nel circuito a luci rosse. La Frajese interpreta una contessa lesbica che ospita nel suo albergo uno scrittore in crisi (Vanni Materassi) e sua moglie (Bibi Cassinelli). La disinibita serva (Cristiana Borghi) è l’amante della contessa e si diverte a provocare sessualmente i malati di mente di una vicina clinica. La pellicola è molto spinta, alcune scene sono ai limiti dell’hard, soprattutto il rapporto saffico iniziale tra Frajese e Borghi. Assistiamo a una scena di doppia masturbazione che non ha eguali in altri film erotici e che non troviamo mai nella commedia sexy. La Borghi si supera in una nuova sequenza torrida con un matto in camicia di forza, quando resta nuda e si fa praticare un prolungato cunnilingus. In un’altra sequenza fa l’amore con il malato di mente cavalcandolo dopo avergli afferrato il sesso. Lo scrittore è in crisi perché la moglie non vuole avere rapporti sessuali normali, si fa penetrare solo con un fallo d’avorio e rifiuta il coito vaginale. Tutto questo per un vecchio trauma subito quando il marito la costrinse ad abortire un figlio che sarebbe nato subnormale, con la conseguenza di non poter più partorire. Lo scrittore si fa irretire dalla cameriera, fa l’amore con lei sopra una sedia, ma la moglie, dopo la confessione del tradimento (come in una brutta trama di una brutta commedia, dirà), si vendica e si fa convincere ad avere un rapporto saffico con la contessa. Lo scrittore si sblocca, comincia a scrivere un nuovo romanzo che parla della sua vita, dei problemi coniugali e dei matti che ogni giorno vede sulla vicina spiaggia. A un certo punto obbliga la moglie ad avere un rapporto sessuale ed è la medicina giusta per guarirla, come aveva consigliato un amico medico. Il finale è drammatico e a tratti ricorda un thriller orrorifico. La contessa litiga con la serva, la fa cadere dal balcone sui sassi della spiaggia, la crede morta, ma non è così, sarà un matto innamorato di lei a risvegliarla. I malati di mente fuggiti dall’ospedale, entrano in casa della contessa e in una macabra scena finale le tagliano le mani a colpi d’accetta. Non ci sono morti, ma la donna viene costretta a vivere senza mani per tutta la vita, proprio quelle mani che davano piacere e che avrebbero dovuto essere il sogno erotico di Sara per tutta la vita. Lo scrittore può tornare in Inghilterra con la moglie guarita e con i personaggi del nuovo romanzo che hanno risolto tutti i loro dubbi. Le mani di una donna solaè un buonfilm, ricco di sequenze erotiche eccessive e condito di perversa malizia. Purtroppo l’abbiamo rivisto in televisione, sulla satellitare Cielo che ha il grande limite – imposto dalle legge che impedisce la trasmissione di film vietati ai minori di anni 18 – di mandare in onda le pellicole erotiche con pesanti tagli che snaturano il senso del lavoro del regista. I dialoghi non sono il massimo, soprattutto quando un medico tenta di spiegare come nascono i bambini subnormali e quando Frajese e Cassinelli discettano sulla differenza tra erotismo e pornografia. L’interpretazione degli attori non è così pessima come dicono alcuni critici. Marina Frajese è credibile nelle sequenze omosessuali e in alcune parti di masturbazione. Cristiana Borghi è molto sensuale e maliziosa. Vanni Materassi è un buon scrittore in crisi. Bibi Cassinelli fa il suo dovere come moglie traumatizzata. Ottima la fotografia marina di Mancori, che alterna luminosi esterni a cupi interni claustrofobici. Il montaggio di Bertuccioli è sin troppo compassato, ma esalta il cinema d’autore di Rossati (soggettista e sceneggiatore) che indugia sui volti e sulle espressioni facciali, soprattutto dei personaggi femminili e dei malati di mente. Tecnica di regia compiuta con molte soggettive, uso della suspense, zoom come usanza dei tempi, campi e controcampi adeguati e discrete panoramiche che immortalano mare e scogliere. Colonna sonora intensa, sia per la canzone Mani, scritta per il film, cantata da Marcello Burri, che per l’accompagnamento musicale del diligente Mimì Uva, capace di creare la giusta tensione erotica e di accentuare le parti macabre. La pellicola è ambiziosa, costruita con una sceneggiatura complessa che affronta con garbo tematiche difficili. I malati di mente sono esseri allucinati che ridono, giocano, si eccitano e si lasciano andare alla violenza come bambini feriti nella loro intimità più profonda. Una suggestiva rappresentazione della follia (la donna disegnata con le pietre, quindi distrutta; il cieco che suona l’armonica e il suo sguardo spento; il ragazzo innamorato e allucinato, costretto nella camicia di forza) che cede il passo a un thriller ansiogeno in un convulso finale condito di perverso erotismo. I rapporti tra coppie, che si modificano nella quiete irreale di un residence marino, sono ben analizzati da Rossati che non lascia niente di non detto, tenta sempre di volare alto, e non lascia niente in superficie. Ultimo film interessante di Rossati, girato quasi in contemporanea con la commedia horror – trash Io zombo, tu zombi, lei zomba e con l’altrettanto riuscito dramma erotico Una donna di notte. Tutti da rivedere.

Lingua Originale: Italiano. Paese di Produzione: Italia, 1979. Genere: Erotico, Thriller. Regia: Nello Rossati. Soggetto e Sceneggiatura: Nello Rossati. Produttori: Armando Bertuccioli, Francesco Bertuccioli. Casa di Produzione: Supercine srl. Montaggio: Francesco Bertuccioli. Fotografia: Sandro Mancori. Effetti Speciali: Franco Galiano. Musiche: Mimì Uva. Scenografia: Toni Rossati. Costumi: Loredana Palmini, Patricia Merluzzi. Trucco: Carlo Sindici. Interpreti: Vanni Materassi (Thomas McLagen), Marina Frajese (contessa Eugenia Fabiani), Bibi Cassinelli (Sara McLagen), Cristiana Borghi (cameriera Fosca), Edoardo Spada (medico Oscar), Sergio Antonica.

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