La democrazia occidentale è sicura nelle mani di Erdogan?

Articolo di Massimo Rossi

Leggo e rileggo una notizia non più recentissima che mi ha colpito profondamente come persona e come occidentale che crede nella democrazia e nella uguaglianza di tutte le persone; e quindi nella libertà. La deriva della guerra in Ucraina che, ormai, non riempie più i TG ed i giornali, pieni zeppi di proposte politiche (più o meno sensate) relative alle imminenti elezioni, è stata lasciata a se stessa (o almeno pare a me). Si è mobilitato per trovare una via di transito alle navi cariche di grano ed altri beni primari di consumo un soggetto che tutto ha meno che il profilo democratico: Erdogan, Presidente della Repubblica di Turchia.

Il Presidente turco “mediatore” tra Ucraina e Russia sul problema non secondario (rispetto alla disputa sul gas) del blocco del grano e delle altre materie prime, di cui, soprattutto, i paesi della fascia del nord Africa hanno una impellente necessità. La funzione del dittatore turco (perché tale è) sarebbe quella di mediatore tra i due belligeranti con una evidente duplice finalità: 1) acquisire prestigio internazionale (che non guasta mai); 2) fare la parte dell’asso piglia tutto nella “prossima” ricostruzione in Ucraina con le imprese edili. Queste sono le finalità di Erdogan che ha abolito i diritti delle donne e disapplicato la Convenzione di Istanbul (sottoscritta dagli Stati aderenti, ironia della sorte, proprio in Turchia).

Erdogan che ha (da sempre) combattuto i curdi e tutte le minoranze, colui il quale ha bloccato ed ucciso i siriani in fuga dal loro paese martoriato da un altro dittatore, quale Assad II. Questo è il soggetto politico che a nome della diplomazia internazionale si interfaccia con altri due soggetti non proprio democratici: Putin e Zelensky. La totale assenza della diplomazia europea che all’inizio ha fatto la sua doverosa “comparsata” in terra Ucraina è preoccupante quanto la cupidigia e la violenza del tiranno Putin. La mancanza dell’Europa nel tessere la tela di un cessate il fuoco è molto grave e significativa e non è giustificata dalla applicazione delle sanzioni alla Russia, giuste e sacrosante.

Lasciare nelle mani di Erdogan tutto questo, a parere di chi scrive, è grave e pericoloso, soprattutto, in prospettiva futura degli equilibri nell’Europa e nella NATO. L’Europa, così facendo, legittima, poi, una pretesa in termini di visibilità e di peso diplomatico della Turchia, o meglio di Erdogan (non bisogna mai fare confusione tra il popolo ed il dittatore). Posto che questa situazione è del tutto evidente ed oggettiva occorre chiedersi il motivo di tutto ciò. Sicuramente la diplomazia europea non esiste e l’Unione Europea è solo un sistema economico nemmeno tanto efficiente. Questo è un punto nodale ed essenziale del problema. Siccome i Paesi europei hanno necessità energetiche ed economiche diverse è difficile poter rappresentare tutti.

Alle misure applicate dall’Europa di sanzioni alla Russia, la stessa ha risposto chiudendo i rubinetti del GAS. Molti paesi hanno cercato fonti ed approvvigionamenti alternativi, ma non è così facile in poco tempo, meglio unirsi e fare fronte unico, ma in Europa questo pare pura utopia. La guerra economica, al momento, l’ha vinta la Russia che ha messo in crisi il sistema economico europeo e con esso anche gli equilibri politici. Tutto ciò, ha messo a nudo due realtà non più discutibili: 1) la totale disunione politica dell’Europa; 2) l’egemonia delle fonti di energia in un sistema capitalistico globale.

Ormai, nessuna “super potenza” può essere definita tale, per via della completa e complessa rete di rapporti e di risvolti economici che sussistono tra i paesi. Il metodo autarchico in un mondo globalizzato è del tutto perdente. In un mondo globalizzato e nel quale le relazioni economiche sono del tutto intersecate l’unica via per non implodere è la pace tra i popoli. La pace non è solo un principio umano nel quale la popolazione prospera e progredisce, ma è uno stato essenziale per poter non essere spazzati via dalla bolla economica recessiva che, se questo stato di cose permane, sarà l’unico esito possibile della crisi.

La pace delle armi e la” pace” dei profitti in modo assoluto. Se per la seconda è più complessa, la prima deve esserci. In tutta questa situazione viene un ulteriore dubbio e cioè che Putin non volesse solo attaccare l’Ucraina, ponendo in essere una guerra di occupazione in violazione palese dei principi di diritto internazionale, ma attendere la reazione dell’Europa con le sanzioni per metterla in ginocchio con la chiusura delle fonti energetiche di cui dispone e di cui l’Europa non può fare a meno. Una Europa debole economicamente fa comodo a Putin, alla Cina ed agli USA ( i grandi assenti di questa guerra).

Verrebbe quasi da pensare che l’Europa, con la sterile applicazione delle sanzioni, abbia fatto il gioco di Putin che voleva un motivo per mettere in ginocchio le democrazie europee. L’Europa è stata ingenua? Non crediamo che sia stata ingenua, ha solo fatto quello che nella sua “debolezza” poteva fare, ma che non era, ovviamente, sufficiente. Ora, come una forza politica inesistente, si affida ad Erdogan che, molto probabilmente, vorrà far la “parte” del democratico per sedere al tavolo dei “grandi” della Terra. La realtà è solo una: o si fa una Europa federata con un sistema politico unico e, quindi, una forza unica nello scacchiere internazionale o l’Europa è destinata ad offrire il fianco ad ogni dittatore che, con la forza, provi a scardinare il sistema.

Quanto sta accadendo in Ucraina è l’esempio di come l’Europa non riesca a sviluppare alcun progetto politico unitario, nemmeno di fronte ad un “pericolo”, quale quello di Putin che è un dittatore noto a tutti da anni, ma che è stato omaggiato e ricevuto in tutti i Paesi come un grande statista (per primo, proprio il nostro). Costui è solo un capo egemone di uno stato fondato sullo sfruttamento capitalistico in mano, per lo più, ad ambienti malavitosi e mafiosi. Anche in Russia – ed era noto – i diritti civili venivano (e vengono) negati. Tutto questo da anni e nella indifferenza di tutti i Paesi democratici. Ciò comporta che un Putin così aveva preso credito nei consessi europei a tal punto da essere considerato e temuto; ora è solo temuto. Un errore che somiglia, sinistramente, a quello fatto con Hitler a Monaco nel 1938 (tra il 29 ed il 30 settembre) e che, adesso, l’Europa non può permettersi. Putin può ridurre sul lastrico l’Europa (o molti paesi europei e non) e questo è un dato di fatto.

L’unica via d’uscita da questa situazione è una coesione economica europea con scambio energetico all’interno dell’Unione ed una ripresa seria del ruolo diplomatico delle democrazie occidentali. Una volta che Putin si renderà conto che gli sforzi di affossare con le ristrettezze energetiche le democrazie europee sono caduti nel nulla si appresterà a far tacere le armi. Occorre preparare un tavolo per la pace in brevissimo tempo, l’inverno è alle porte ed ogni minuto è essenziale. L’Europa e le democrazie europee potrebbero veramente rafforzarsi affrontando una prova del genere, a patto che lo facciano unite e in accordo.

Related Articles