“Uscire da Matrix”, il labirinto apparente di Claudio Cherubini

Articolo di Gordiano Lupi

Amiamo tutti, chi più e chi meno, la comodità. Ergo, quando siamo costretti o semplicemente se ci viene chiesto di abbandonare la cosiddetta e celebre comfort zone storciamo il naso e la bocca. E poi vogliamo pure rispondere seccamente di no, sentendoci talora persino offesi per tale richiesta. Ma scherziamo?

Perché dobbiamo farlo? E brutalmente poi ci chiediamo pure che vantaggi possiamo trarre da ciò. Siamo- insomma- sotto sotto tutti dei gran abitudinari e pensare, anche solo minimamente, di stravolgere la nostra quotidianità, per non parlare poi della nostra stessa vita! No, non ci pensiamo nemmeno. Non ne abbiamo voglia e ne abbiamo una gran paura. Farlo sarebbe- in sostanza- come buttarsi nel vuoto senza un paracadute. Ma agendo così non ci rendiamo conto che non solo non riusciamo a conoscere sul serio il mondo che ci circonda, che è davvero molto vasto e nasconde non solo tante brutture ma anche infinite bellezze, così come il nostro interiore che-se vogliamo- potrebbe rivelarsi ancora più affascinante, oltre che complesso. E se non ci conosciamo sul serio, come possiamo sapere che cosa vogliamo dalla nostra esistenza e da noi stessi? E se non ci capiamo davvero, non siamo in grado di rispettarci e di amarci nel profondo, non solo con la mente ma anche con il cuore e con l’anima. Come possiamo-dunque- illuderci, perché di assoluta e mera illusione, di rispettare e amare gli altri? Cherubini ci invita, tra le pagine della sua seconda opera, decisamente ben scritta, su queste tematiche che prendiamo un po’ troppo sotto gamba. nascondendoci dietro al fatto che siamo sempre troppo indaffarati e di corsa per poterlo fare. Ma anche questa è una scusa per non guardarci dentro e per non lottare per chi siamo. Lungimirante.

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