“I tuttofare”, lo scorrere della vita quotidiana è la base del racconto

Articolo di Gordiano Lupi

Il titolo ispanico Seis días corrientes (catalano Sis dies corrents) rende bene la storia che racconta Neus Ballús – regista, produttrice e sceneggiatrice catalana, nata nel 1980 a Mollet de Vallés -, perché l’azione si svolge nella settimana di prova del neo assunto Moha, che cerca di integrarsi a Barcellona lavorando e imparando la lingua. La regista pedina neorealisticamente le giornate lavorative di Moha, Valero e Pep, dipendenti di una piccola azienda di impianti idraulici ed elettrici alla periferia di Barcellona. Il marocchino Moha è in prova, se la cava bene con i clienti ed è disponibile con tutti, in futuro dovrà sostituire Pep, che sta per andare in pensione. Valero, dipendente esperto e marito della padrona della ditta, non accetta il ritiro del collega e non è convinto che Moha sia in grado di prenderne il posto. Non solo, è alle prese con una dieta per calare di peso ed è molto stressato, al punto che litiga con tutti e non sopporta le situazioni impreviste che si presentano sul lavoro. Il film, uscito in Spagna a dicembre 2021, è piaciuto molto al Locarno Film Festival, quindi è stato distribuito nei circuiti FICE e in poche sale italiane da settembre 2022, registrando un buon apprezzamento da parte della critica. Quinto lungometraggio di Neus Ballús, autrice interessata a raccontare piccole storie di vita, parlando di problemi reali con il linguaggio tipico della commedia. I tuttofare è una parabola sull’integrazione difficile, un film che s’interroga sulla solitudine umana, mettendo in primo piano un mondo dove non è facile sentirsi sempre a casa propria, perché viviamo gli uni accanto agli altri ma siamo degli estranei. Un film dove sembra accadere poco o niente ma è lo scorrere della vita quotidiana la base del racconto, con le piccole difficoltà e gli screzi sul posto di lavoro, tra colleghi o con i clienti. La regista realizza un ottimo spaccato esistenziale e un’accurata fotografia della periferia di Barcellona, tra palazzi fatiscenti dove vivono poveri e nullatenenti, insieme a villette esclusive dove i più ricchi si permettono il lusso più sfrenato. La voce fuori campo di Moha serve a far riflettere su quel che siamo diventati, dal punto di vista di un uomo che viene da lontano alla disperata ricerca di un futuro. Per niente scontato il finale, soprattutto non banale, come è originale e profonda l’intera pellicola. Da vedere (se ci riuscite).

Regia e Soggetto: Neus Ballús. Sceneggiatura: Neus Ballús, Margarita Melgar.  Fotografia: Judith Vizcar. Montaggio: Neus Ballús, Ariadna Ribas. Musica: René-Marc Bini. Produzione: Distinto Films, El Kinograf, Slot Machine. Distribuzione: Filmax. Lingua: Catalano. Francese, Spagnolo, Arabo (in italiano, sottotitolato). Interpreti: Mohammed Mellali (Moha), Valero Escolar (Valero), Pep Sarrà (Pep), Oriol Cervera (Germà), Paqui Becerra (capo impresa), Alfredo Aloisio (psicanalista).

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