“L’amore ai tempi del colera”, un lavoro che non invecchia con il tempo

Articolo di Gordiano Lupi

Non è facile adattare al cinema dei grandi romanzi, capolavori conclamati come L’amore ai tempi del colera, ma il regista britannico Mike Newell ci riesce alla perfezione, con accurata ricerca storica, costumi d’epoca e scenografie sontuose. La produzione statunitense si nota dai capitali impiegati senza risparmio per realizzare grande cinema con abbondanza di comparse e location ricercate nei luoghi dell’azione romanzesca. La storia, universalmente nota, racconta un amore che dura tutta una vita tra il poeta Florentino e  la bella Fermina, che va in sposa a un medico e ritrova il suo amore eterno in età anziana, quando il marito muore. Florentino corona il sogno d’amore dopo 51 anni, 9 mesi e 4 giorni, dal 1879 ai primi anni Trenta, dopo aver fatto esperienze (quasi sempre senz’amore) con un’infinita varietà di donne. García Marquez ha apprezzato il film, soprattutto la scelta di Javier Bardem per interpretare Florentino in età adulta, mentre è stato meno entusiasta su Giovanna Mezzogiorno nei panni di Fermina, perché ringiovanita e invecchiata per ricoprire ogni età della protagonista. Unax Ugalde è Florentino giovane, se la cava bene, per un terzo della pellicola, che migliora sensibilmente quando il personaggio passa nelle esperte mani di Bardem. Sceneggiatura senza pecche, scritta da Ronald Harwood, che rispetta il soggetto di García Marquez e sviluppa le sottotrame più importanti alla narrazione per immagini. Fotografia del brasiliano Affonso Enrique Beato, che ritaglia inquadrature luminose dell’America Latina, grandi spazi fluviali e spaccati di città popolose. Tecnica di regia matura, con inquadrature mai scontate e suggestive panoramiche, molti flashback per il tempo dei ricordi, con la storia che parte quasi dalla fine, per raccontare quel che sta in mezzo, quindi tornare proustianamente al finale, per chiudere i fili rimasti in sospeso. Il film dura ben 139 minuti ma la sceneggiatura è così ben scritta che non stanca, non mostra mai segni di debolezza, lo spettatore parteggia per i protagonisti, s’immedesima nelle pene d’amore di Florentino, così come nei crucci di un’insoddisfatta Fermina, che quasi alla fine della vita ritrova il vero amore, che da giovane aveva inaspettatamente rifiutato. Molto ben realizzata la parte relativa al contagio da colera, il regista inquadra i morti ammucchiati per strada e fa notare le differenze sociali anche di fronte a un’epidemia. Musiche suggestive e suadenti del brasiliano Antonio Pinto, con la partecipazione di Shakira, che Marquez vedeva bene nei panni di Fermina, ma la produzione è riuscita a scritturarla solo per la colonna sonora. Un film che si rivede volentieri a distanza di alcuni anni, un lavoro che non invecchia con il tempo, se mai possibile migliora.

Regia: Mike Newell. Soggetto: Gabriel García Marquez (romanzo omonimo). Sceneggiatura: Ronald Harwood. Fotografia: Alfonso Beato. Montaggio: Mick Audsley. Scenografia: Wolf Kroeger. Musiche: Antonio Pinto, Shakira. Produttore: Scott Steindorff. Casa di Produzione: New Life Cinema, Stone Village Production.  Distribuzione: 01 Distribution. Titolo Originale: Love in the Time of Cholera. Paese di Produzione: Stati Uniti d’America, 2007. Durata: 139’. Genere: Drammatico, Sentimentale. Interpreti: Javier Bardem (Florentino Ariza adulto), Giovanna Mezzogiorno (Fermina Daza), Benjamin Bratt (dr. Juvenal Urbino), John Leguizamo (Lorenzo Daza), Catalina Sandino Moreno (Hildebranda Sanchez), Fernanda Montenegro (Tránsito Ariza), Héctor Elizondo (Don Leo), Liev Schreiber (Lotario Thugut), Ana Claudia Talancón (Olimpia Zuleta), Unax Ugalde (Florentino Ariza da giovane), Angie Cepeda (vedova Nazareth), Laura Harring (Sara Noriega), Juan Ángel (Marco Aurelio), Liliana González (moglie di Marco Aurelio), Salvatore Basile (sindaco).

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