“Dead for a dollar”, l’ultimo lavoro come regista di Walter Hill

Articolo di Paolo Quaglia

Bounty Killer viene ingaggiato da un riccone di turno per riportargli la moglie a casa. Il palcoscenico è il Nuovo Messico di fine 800 e l’uomo dovrà vedersela con un soldato afroamericano che ha rapito la signora. Arrivato a destinazione però Max Bourlund, il cacciatore di taglie, scopre che la moglie dell’affarista è scappata. La donna non amava più il marito e ha visto nel soldato un’opportunità. Le scelte per l’uomo saranno due ed entrambe pericolose perché Max si scoprirà braccato da un nemico voglioso di vendetta. La missione dovrebbe essere prioritaria ma portare la donna con sé vorrebbe dire rallentare la fuga in attesa dell’invitabile resa dei conti. Dead for a dollar è l’ultimo lavoro come regista di Walter Hill.

L’autore più libero di sempre torna al western utilizzando lo stile asciutto e reale da sempre suo tratto distintivo. Il film è un classico del passato adattato e riproposto in un’epoca che poco conta sul selvaggio west per imparare la vita. Una trama da copione intrisa di malinconia e disillusione accompagna lo spettatore in puro universo Hill. Sceneggiato dallo stesso Hill Dead torna a parlare di violenza creando atmosfere dure e cariche di fascino allo stesso tempo. La figura del cacciatore s’ispira al cinema anni 50, dove l’onore si scontrava con la vendetta privando ogni fine di un vincitore.

Nel film si abbandonano i sentimenti e ogni personaggio appare un irrisolto capace di usare violenza per colmare le proprie derive. In scena va una vicenda senza eroi che affidano ai loro sensi il destino pagandone prezzo. Borlond è un nichilista che non riesce ad abbandonare del tutto i suoi residui di emozioni come richiederebbe la legge del west. Ottima interpretazione di Waltz che riesce a creare quel giusto mix di caratteristiche proprie del protagonista. Paura, ansia, disincanto e un briciolo di bontà sono le leggi che permettevano di sopravvivere in quel tempo e Dead ne fa mostra nei particolari. Un west che ricorda il cinema di Boetticher, dove le storie erano solo pretesti per parlare d’individui e tempo. Il cinema western non è altro che l’epica di persone costrette a plasmarsi per sopravvivere e il regista mostra con maestria tutto.

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