Quanta voglia di Pace mentre loro fanno la guerra

Articolo di Francesco Pira

Soltanto la costruzione di un percorso di comunicazione e ascolto consentirà il superamento della questione “normalità versus anormalità” per dare vita ad un nuovo concetto di cittadinanza, o meglio di Umanità.

Ormai da mesi stiamo vivendo il dramma della guerra. Un conflitto alle porte dell’Europa tra la Russia e l’Ucraina. Ogni giorno riceviamo le immagini di questo dramma umanitario e non riusciamo a stare tranquilli, perché sappiamo che non è poi cosi lontano da noi e sappiamo anche che abbiamo di fronte un futuro incerto.

Il mondo continua a chiedere la pace ed è stanco di soffrire. La pandemia ha messo a dura prova le nostre vite e adesso dobbiamo fare i conti con qualcosa di inaspettato e drammatico.

Recentemente Papa Francesco, in occasione del trentaseiesimo incontro internazionale e interreligioso organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio, ha lanciato un nuovo appello: “Non siamo neutrali ma schierati per la pace… I governanti facciano tutto quello che è in loro potere per salvare la pace…Il grido della pace esprime il dolore e l’orrore della guerra, madre di tutte le povertà”.

Il discorso del Pontefice, dal Colosseo, è iniziato con queste parole: “Oggi la pace è gravemente violata, ferita, calpestata: e questo in Europa, cioè nel continente che nel secolo scorso ha vissuto le tragedie delle due guerre mondiali. Siamo nella terza”. Uno scenario terribile in cui si parla dell’uso di armi atomiche e tutti ci sentiamo sempre più minacciati e spaventati.

Il Professor Maksym Stopin e il professor Francesco Pira durante una lezione su Guerra in Ucraina e media all’Università di Messina

Le associazioni stanno organizzando numerose manifestazioni e diversi incontri di sensibilizzazione. Il Lions Club Agrigento Valle dei Templi, che ho l’onore di presiedere, il 29 ottobre ha celebrato la la 4^ Charter Night.

Un’occasione per ribadire quanto sia grave questo momento storico e per richiamare l’importanza di alcuni valori fondamentali. Un momento che è servito a mettere punti fermi non solo attraverso gesti di solidarietà, che contraddistinguono i Lions, ma anche veicolando messaggi incisivi a favore della pace.

Purtroppo, come sosteneva Maria Montessori, molto spesso “Tutti parlano di pace ma nessuno educa alla pace. A questo mondo, si educa per la competizione, e la competizione è l’inizio di ogni guerra. Quando si educherà per la cooperazione e per offrirci l’un l’altro solidarietà, quel giorno si starà educando per la pace”.

Professor Francesco Pira

La famiglia, la scuola, l’università, le associazioni, le parrocchie e tutti gli educatori dovrebbero educare costantemente le nuove generazioni alla pace.

Ci sono tanti docenti che cercano di trasmettere ai propri studenti il valore della pace, della solidarietà e dell’amore tra i popoli.

Ho invitato ad una mia lezione nel corso di Teoria e Tecniche del Linguaggio Giornalistico all’università di Messina, un docente straordinario. Ho avuto il piacere di confrontarmi con Maksym Stopin, Visiting Professor presso l’ateneo di Messina. Look casual e sorriso aperto, il professore di Mariupol, ha subito stabilito con noi un’intesa speciale. Giusto il tempo delle presentazioni e ha iniziato il suo speech, diventato presto un ricco scambio tra docenti e studenti.

Titolare della cattedra di filologia inglese presso l’Università Statale di Mariupol, ha iniziato la sua lezione con una domanda letta in un canale di informazione: “Perché non dovreste interrompere la guerra?”. E ha aggiunto: “Cosa dovremmo fare? Rinunciare alla nostra libertà? Essere schiavi? Per cosa?”.

Dopo questi interrogativi, che hanno scosso le coscienze dei presenti, ha continuato il suo racconto dicendoci che nel Febbraio 2022 Mariupol è stata distrutta. “La situazione è terribile. Centinaia di migliaia di persone, vivono senza luce, gas e acqua, e la cosa più triste, senza mezzi di comunicazione indipendenti. Ognuno ha le proprie ragioni per rimanere lì. Per alcuni però, restare non è una scelta, ma l’unica possibilità: l’unico modo di scappare sarebbe arrivare in Europa passando per la Russia, che ha già chiuso metà dei collegamenti”.

“Brainwashing” è il termine che ha usato per definire la condizione di coloro ai quali, a Mariupol, viene giornalmente fatto il “lavaggio del cervello”, per convincerli che il loro, è ancora il migliore dei mondi possibili (nonostante le bombe sopra la testa). Ha concluso con il racconto della mattina del 24 febbraio, in cui, svegliato dalle bombe, dopo un attimo di confusione, si è messo subito in salvo con cane e gatto sotto braccio. Ha vissuto nel seminterrato per tre settimane, senza acqua, senza elettricità e senza cibo. Qualche volta è riuscito ad incontrare i vicini per confrontarsi con loro. Qualcuno usciva e, se riusciva a tornare, raccontava agli altri gli orrori visti.

Professor Francesco Pira

La speranza del professore di Mariupol è che i mass media possano aiutare a vincere questa guerra: “lottare contro la propaganda è un lavoro coraggioso”. La propaganda rimane la protagonista di questa guerra ed io mi sono occupato, in diverse occasioni, della comunicazione politica della Russa e dell’Ucraina. Naturalmente, le persone sono confuse e destabilizzate dall’assoluta disinformazione. Una battaglia ricca di fake news che continuano a diffondere intolleranza e crudeltà, eliminando quel che resta dell’altruismo e sottolineando l’assoluta assenza del rispetto per la vita umana. I morti sono numeri e non importa se siano donne, bambini e uomini. Nessuno conosce le loro storie e probabilmente non le conoscerà mai.

Soltanto la costruzione di un percorso di comunicazione e ascolto consentirà il superamento della questione “normalità versus anormalità” per dare vita ad un nuovo concetto di cittadinanza, o meglio di Umanità.

Quella che Edgar Morin definisce come “Comunità di destino che deve lavorare affinché la specie umana si sviluppi in Umanità, ossia coscienza comune e in solidarietà planetaria del genere umano”. In fondo perseguire la pace significa salvare la specie umana quella che “continua la sua avventura sotto la minaccia dell’autodistruzione”.

Morin, nell’opera I sette saperi necessari all’educazione del futuro, ci ricorda che: “Non abbiamo le chiavi che aprono le porte di un avvenire migliore. Non conosciamo strade già tracciate. Ma possiamo individuare le nostre finalità: perseguire l’ominizzazione nell’umanizzazione in virtù dell’accesso alla cittadinanza terrestre in una comunità planetaria”.

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