Omaggio a Vincenzo Bellini

Articolo di Pietro Salvatore Reina

Il 3 novembre dell’anno 1801 nasce a Catania Vincenzo Bellini, uno dei compositori più importanti e famosi dell’Ottocento.

Bellini nasce in un appartamento del Palazzo Gravina Cruyllas che sorge all’angolo tra Piazza san Francesco d’Assisi e via Vittorio Emanuele II.

È figlio e nipote d’arte. Il nonno di Vincenzo Bellini, Vincenzo Tobia Nicola Bellini, è un famoso compositore di musica sacra.

Fin da piccolo Vincenzo Bellini ama ascoltare il suono dell’organo che il caro nonno produce muovendo le dita sulla tastiera guardata e traguardata da un piccolo Vincenzo Bellini con acceso desiderio e grande passione e attenzione. Come si acquisisce dall’ampia bibliografia belliniana il compositore catanese apprende a imparare i suoni delle strade, delle piazze di Catania – incastonate da novene, canti del popolo, ecc. – proprio dal nonno. Suoni e colori, «adagi» e note che riverserà nelle sue opere.

Vincenzo Bellini diventa noto a soli venticinque anni, nel 1826, con l’opera «Bianca e Fernando» rappresentata al Teatro San Carlo di Napoli. Alla fine degli anni Venti dell’Ottocento si trasferisce a Milano dove compone «La sonnambula» e «Norma».

La sua maturità artistica coincide con il trasferimento nella capitale francese dove Bellini entra in contatto con alcuni dei più grandi compositori d’Europa, tra cui Fryderyk F. Chopin. Vincenzo Bellini muore a Parigi a soli trentatré anni. La scorsa primavera lo scrittore e amico Luigi La Rosa (https://www.edizpiemme.it/autori/luigi-la-rosa) ha scritto e pubblicato per Piemme il romanzo Nel furor delle tempeste nelle cui pagine racconta, con maestria, l’umanità di un genio. Dalle pagine di questo romanzo emerge la tempra, la volontà, la sofferenza, le passioni, le delusioni di uno tra i più grandi intelletti, non solo musicalmente parlando, dell’Ottocento. Il «ritratto di un uomo» che ha fatto della propria vita un’«opera d’arte». Un uomo che si è lasciato accarezzare dai suoni e dalle tempeste della vita trasportandole, in modo sublime, sul pentagramma e negli orecchi e cuori di ogni Uomo. Un compositore che ci insegna come l’Arte rinnova e trasforma la nostra esistenza e ci ri-vela il «segno» e/o la «nota» che dobbiamo lasciare nel nostro cammino esistenziale in questo mondo.

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