“I figli non si toccano”, un film minore di Nello Rossati

Articolo di Gordiano Lupi

I figli non si toccano (1978) è un film minore di Nello Rossati che dopo il successo de L’infermiera si prende un paio di anni di pausa prima di tornare a fare cinema. La pellicola è firmata con lo pseudonimo di Nello Ferrarese ed è atipica nella produzione di Rossati, che per una volta abbandona l’erotico e si dedica a un film sulla camorra. I figli non si toccano è una sorta di sceneggiata napoletana che porta alla ribalta un boss buono (Pino Mauro) che cerca di salvare il figlio avuto dalla ex moglie (Anna Melita) rapito da un perfido bandito. Il film è piaciuto a Giovanni Buttafava che parla di ironia popolana e intelligente esempio di trasposizione al cinema della sceneggiata napoletana (Il patologo).

   Nello Rossati torna al dramma erotico sullo stile Bella di giorno moglie di notte e La gatta in calore con Le mani di una donna sola (1979), che si avvale dell’interpretazione soft di Marina Frajese poco prima del lancio nel circuito a luci rosse. La Frajese interpreta una contessa lesbica che ospita nel suo albergo uno scrittore in crisi (Vanni Materassi) e sua moglie (Bibi Cassinelli). La serva (Cristiana Borghi) è l’amante della contessa ma al tempo stesso si diverte a provocare sessualmente i malati di mente di una vicina clinica. La pellicola è molto spinta, alcune scene sono ai limiti dell’hard, soprattutto il rapporto lesbico iniziale tra la Frajese e la Borghi. Assistiamo a una scena di doppia masturbazione che non ha eguali in altri film erotici e che non troviamo mai nella commedia sexy. La Borghi si supera in una nuova sequenza torrida con un matto in camicia di forza, quando resta nuda e si fa praticare un prolungato cunnilingus. In un’altra parte fa l’amore con il matto cavalcandolo dopo avergli afferrato il sesso. Lo scrittore è in crisi perché la moglie non vuole avere rapporti sessuali normali, si fa penetrare solo con un fallo d’avorio e rifiuta il coito vaginale. Tutto perché il marito l’ha costretta ad abortire un figlio che sarebbe nato subnormale. Lo scrittore si fa irretire dalla cameriera, fa l’amore con lei sopra una sedia, ma la moglie si vendica e va a letto con la contessa. Lo scrittore si sblocca e comincia a scrivere un nuovo romanzo che parla della sua vita, dei problemi coniugali e dei matti che ogni giorno vede sulla spiaggia vicina. A un certo punto obbliga la moglie ad avere un rapporto sessuale ed è la medicina giusta per guarirla, come aveva consigliato un amico medico. Il finale è drammatico e a tratti ricorda un thriller orrorifico. La contessa litiga con la serva, la fa cadere dal balcone sui sassi della spiaggia, la crede morta, ma non è così, sarà un matto innamorato di lei a risvegliarla. I malati di mente scappano dall’ospedale, entrano in casa della contessa e in una macabra scena finale le tagliano le mani a colpi d’accetta. Le mani di una donna sola è un buonfilm ricco di sequenze erotiche eccessive e condito di perversa malizia. I dialoghi non sono il massimo, soprattutto quando un medico tenta di spiegare come nascono i bambini subnormali e quando la Frajese e la Cassinelli discettano sulla differenza tra erotismo e pornografia. L’interpretazione degli attori non è così pessima come dicono alcuni critici. Marina Frajese è credibile nelle sequenze omosessuali e in alcune parti di masturbazione. Cristiana Borghi è molto sensuale e maliziosa. Vanni Materassi è un credibile scrittore in crisi. Bibi Cassinelli fa il suo dovere come moglie traumatizzata. La pellicola è ambiziosa, costruita con una sceneggiatura complessa, ma affronta con intelligenza tematiche difficili. I malati di mente sono esseri allucinati che ridono, giocano, si eccitano e si lasciano andare alla violenza come bambini feriti nella loro intimità più profonda. I rapporti erotici tra coppie che si sconvolgono nella quiete di un albergo sul mare sono analizzati bene da Rossati che non lascia niente in superficie.

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